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Contro ogni pronostico? No: i numeri avevano già scelto il Bologna

Bologna-Inter (1-0): una rovesciata di Orsolini decide il match. Ma cosa raccontano i dati? Una vittoria costruita nei dettagli.

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I giocatori del Bologna riuniti prima della sfida con l'Inter (© Damiano Fiorentini)

Ci sono partite che si decidono sui centimetri, altre sull’inerzia. E poi ci sono quelle che si decidono su un margine più sottile: la fedeltà ai propri numeri. Bologna-Inter è stata una partita di statistiche mascherate, di segni premonitori nascosti nei dati, di una matematica che ha danzato sul filo dell’improbabile. È successo al minuto 94, con la rovesciata di Riccardo Orsolini — un gesto tecnico che ha avuto il sapore dell’impronta perfetta di chi, tra i numeri, si è fatto largo a colpi di lucidità e coraggio.

Bologna-Inter: la relatività dei numeri

Perché se è vero che il possesso palla (52% per l’Inter) ha sorriso di pochissimo ai nerazzurri, è altrettanto vero che ha raccontato poco dell’andamento reale del match. L’Inter ha tenuto il pallone, ma non ha mai avuto il controllo. Il Bologna, con il suo 48%, ha interpretato il possesso come arma di verticalità. E ogni volta che ha accelerato, ha generato pericolo: lo dimostrano le 3 grandi occasioni create, a fronte di un preoccupante zero da parte della capolista. Zero, sì. Come a dire che i numeri, a volte, sanno essere verità.

Il dato che più racconta la partita è proprio questo: l’Inter ha tirato solo una volta in porta. Una. In novantaquattro minuti. E questo mentre il Bologna chiude con 12 tiri totali, 9 dei quali dentro l’area, e 3 nello specchio. L’Inter ha avuto più passaggi (381 contro 340), ma meno verticalità. Ha fatto più lanci lunghi, ma con meno precisione (51% contro il 54% del Bologna nei contrasti a terra, ad esempio). E ha perso il dominio del territorio offensivo, come indicano i soli 15 tocchi in area avversaria rispetto ai 24 dei rossoblù.

La lettura magistrale del Bologna

Ma il vero capolavoro del Bologna è stato l’equilibrio. La capacità di leggere le zone calde, dove l’Inter ha avuto la minor concentrazione di gioco, e di affondare il colpo proprio lì, nel momento più vulnerabile. Un dato su tutti: 3 falli subiti dal Bologna in zona d’attacco contro uno solo dell’Inter. Non solo pressione, ma pressione nel posto giusto. E poi i 3 dribbling riusciti su 11 tentati, il 46% di successo nei cross (contro il misero 18% nerazzurro), i 50 passaggi effettuati in zona d’attacco con una precisione del 71%: tutti piccoli tasselli che spiegano come una squadra apparentemente inferiore sulla carta, sia riuscita a scardinare le certezze della prima della classe.

Bologna-Inter: il coraggio e la coesione che ripaga una squadra

Persino le parate raccontano una storia in contrasto: Ravaglia, è stato decisivo una volta, con una grande parata e 0.17 “goal evitati”. Sommer, dall’altra parte, ha compiuto due interventi, ma è caduto proprio quando serviva l’ultimo riflesso, sul tiro meno probabile.

Nel calcio spesso si dice che le partite bloccate si vincono con i dettagli. Ma stavolta i dettagli erano numeri. E il Bologna li ha letti meglio. Li ha interpretati, li ha domati e poi li ha concretizzati con una rovesciata che non è solo un colpo di genio, ma la perfetta conclusione di una partita preparata con intelligenza e determinazione.

L’Inter esce dal Dall’Ara con 21 falli commessi, 3 cartellini gialli, 3 fuorigioco e uno zero tondo tondo alla voce “grandi occasioni create”. Il Bologna esce con i numeri dalla sua parte e il quarto posto in tasca. Ma soprattutto con la sensazione di essere, finalmente, una squadra da vertice.

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