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I campioni sanno anche perdere, o no?

Bologna-Inter e una polemica partita dal secondo uno dopo il triplice fischio: abbiamo scoperto che i campioni sono umani

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Riccardo Orsolini (© Bologna FC 1909)
Riccardo Orsolini (© Bologna FC 1909)

Il calcio corre veloce, ma ciò che non si porta dietro alla stessa velocità sono le parole. E di parole, da domenica sera, dopo il triplice fischio di Bologna-Inter, ce ne sono state davvero tante. Di esaltazione, certo, da parte di chi era realmente felice per la vittoria Rossoblù. Di soddisfazione, da chi da questa vittoria ha tratto indirettamente vantaggio. Ma anche di lamentele, fin troppe.

Il calcio è così, e lo insegnano sin da bambini: si vince e si perde, alla stessa maniera. Certo, non è così facile, quando sei a quel livello: ma proprio perché si è arrivati in cima, ci si aspetta che le polemiche si azzerino. O, perlomeno, che non siano i diretti interessati ad alimentarle.

Una rimessa laterale ha deciso Bologna-Inter?

La domanda del sottotitolo è lecita, perché è stato lo stesso Simone Inzaghi (e non una persona casuale, quindi) a porre la questione: non come domanda, ma come affermazione. «C’è stato l’episodio della rimessa: nel finale di partita i ragazzi erano nervosi perché la palla esce nella mia area tecnica e viene rimessa dall’era tecnica del Bologna. Non poteva essere battuta 12 metri avanti». Vero, ma con un errore alla base: semplicemente, lo fanno tutti. E tutti, vuol dire tutti. Quindi: no, Bologna-Inter non è stata decisa da una rimessa laterale. O meglio, anzi: si, per la bravura di Juan Miranda nel andare direttamente al centro dell’area, dove Bisseck cade in errore e Orsolini, smarcatosi da Dimarco, tira fuori una perla rara. La partita è stata decisa da gesti tecnici, non da errori.

Juan Miranda (© Damiano Fiorentini)

Juan Miranda (© Damiano Fiorentini)

Solo dopo la prima frase, Simone Inzaghi “ammette” che la sua Inter poteva fare meglio su quella rimessa all’ultimo minuto. Ma, ciò che dispiace è il solito gioco all’italiana: prima la “scusa”, sottolineando l’errore terzo, e poi il proprio, come se fosse nato da ciò. Ma il campo, in quel momento, stava raccontando la propria realtà, oltretutto sottolineata nella domanda posta: il Bologna stava schiacciando l’Inter in quel finale di gara. Il Bologna ha meritato il gol arrivato all’ultimo minuto perché se lo è andato a cercare con le unghie e con i denti: non è frutto solo dei “12 metri avanti”.

Siamo sempre noi

Non a caso, poche righe sopra è stato scritto “il solito gioco all’italiana”. No, il riferimento non era di certo al mister, Vincenzo Italiano. Ma alla polemica: must all’italiana. Piace a tutti, tifosi e non. Fa parte del gioco. Ma, in questo caso, non rende assolutamente giustizia alle forze in campo. E si parla di tutte le forze in campo. A parte dall’Inter: formazione più forte del campionato, campione in carica, in corsa su tutti i fronti, per bissare potenzialmente un traguardo raggiunto 15 anni fa. Il Bologna: quinta forza lo scorso anno, quarta in questo. Una formazione che al Dall’Ara è praticamente imbattibile.

«Abbiamo preso gol da una rimessa battuta 13 metri più avanti ma non deve essere un alibi». Parole di Simone Inzaghi, che lo fanno diventare quell’alibi che sapientemente vuole scansare, ma a parole. Sentire queste parole dall’allenatore probabilmente migliore in Italia (e tra i migliori d’Europa), lascia l’amaro in bocca, perché non rende merito né alla forza del Bologna e nemmeno a quella dell’Inter, arrivata su un campo difficile tre giorni dopo aver raggiunto la semifinale di Champions League, e rischiando comunque di tronare a casa con punti, che fossero tre o uno. I campioni, quando la lucidità viene meno, diventano semplicemente umani, come tutti: abbiamo scoperto anche questo a Pasqua.

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