Bologna FC
Bologna, intervista a Veronica Cocchi
Ha mosso i suoi primi passi calcistici sotto le due Torri, non lasciando mai quella che diventerà poi la sua squadra del cuore, il Bologna. Parliamo di Veronica Cocchi, capitano della formazione rossoblù femminile, con cui abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata per parlare dell’universo del calcio femminile, e non solo.
Veronica, l’anno scorso è stato un anno un po’ sfortunato per te.
“Si, la scorsa stagione sono stata costretta ad un lungo stop. Mi sono infortunata alla quinta di campionato contro lo Jesina, sono stata costretta a fermarmi per quattro mesi ed ho disputato solo quattro partite”.
Una stagione storta, non soltanto per te però.
“Con il Bologna Fc 1909 Femminile abbiamo ottenuto due promozioni in 5 anni, dopo esserci affiliate al Bologna Fc ed essere ripartite da zero. Dopo la riforma che ha visto la Serie B accogliere solo le prime 4 degli scorsi gironi di serie cadetta, quest’anno ripartiamo dalla Serie C”.
Una riforma del campionato che vi ha penalizzate.
“Da quest’anno A e B sono a girone unico, mentre la C si comporrà di quattro gironi, nazionali e non più regionali. Dopo l’esperienza della scorsa stagione, siamo pronte ad affrontare questa nuova sfida”.
Dopo questa riforma dei campionati, quali sono le aspettative del Bologna Fc 1909 Femminile per la prossima stagione?
“La società si è mossa bene sul mercato, mettendo a segno acquisti mirati per il salto di categoria. L’arrivo di Lanfranchi (nuovo allenatore, ndr) ci dà una spinta in più, la preparazione che stiamo svolgendo è stata messa a punto per dare il massimo anche nei momenti difficili della stagione. Ma non ci nascondiamo: l’obiettivo della società per l’anno prossimo è la promozione, faremo di tutto per ottenerla”.
E le tue aspettative?
“Sono carichissima: è il mio terzo campionato nazionale e quest’anno il mister mi sta provando in un’altra posizione di campo. A me non importa dove, per me l’importante è giocare. Senza dubbio coprire più ruoli è un vantaggio, cambia il modo di vedere il gioco e si hanno responsabilità diverse. Ma ripeto, per me quello che importa è giocare per questi colori: amo Bologna, indossare questa maglia per me è qualcosa di fantastico, è un onore e anche una grande responsabilità per quello che rappresenta”.
A proposito dei nuovi acquisti: che impressione ti hanno fatto?
“Senza dubbio il curriculum parla per loro. Sono molto brave e hanno una mentalità giusta, che può aiutarci”.
Cosa pensi del movimento calcistico femminile?
“Si stanno facendo passi in avanti, ma i punti a sfavore sono molteplici. Come nei campionati maschili, chi ha più soldi alla fine vince. Ad esempio, la Juventus l’anno scorso ha acquisito una società di Serie A, facendo un mercato molto competitivo, e ha vinto lo scudetto al primo anno nella massima serie. Poi abbiamo un bacino d’utenza molto inferiore a quello degli uomini, siamo penalizzate anche dalla contemporaneità con gli incontri del Bologna Fc e anche dalla differente retribuzione: pure nella massima serie veniamo considerate dilettanti e non possiamo pensare di vivere di calcio, a meno di non giocare titolari in un club di Serie A o in Nazionale, e solo fino al ritiro”.
Ci sono secondi te segnali positivi per il futuro?
“Attualmente c’è un discorso aperto per portare la Serie A e la Serie B sotto la FIGC dall’attuale LND. Le società hanno già degli obblighi verso la Federazione, come quello di avere almeno due squadre giovanili, una Under13 ed una Under14. Ma è irragionevole che una ragazza che all’inizio gioca sotto la FIGC, debba poi passare sotto la LND. Ritengo anche che sarebbe opportuno che questi obblighi federali, diventassero incentivi, così da aiutare tutte le squadre a dotarsi di un settore giovanile adeguato per favorire lo sviluppo del movimento”.
E della Nazionale femminile cosa ne pensi?
“Questa è la terza qualificazione ai Mondiali della nostra storia, che arriva vent’anni dopo l’ultima, di sicuro è un grandissimo risultato, nonostante il gap che ci separa dagli altri paesi”.
Di che tipo di gap si tratta?
“In molte nazioni, le atlete sono considerate professioniste, ricevono una retribuzione adeguata o comunque superiore. In Italia noi siamo considerate dilettanti, c’è una grossa differenza tra le altre squadre, ma comunque si sta lavorando bene per ridurre questa disparità, soprattutto a livello di Nazionale. Recentemente è stato fatto un raduno di venti giorni per l’Under18, si punta molto sulla crescita delle giovani, sintomo di un movimento in espansione che punta al futuro”.
Abbiamo parlato tanto di Bologna, ma di te cosa ci racconti? Com’è nata la tua passione per il calcio?
“Il mio idolo era Del Piero e per un po’ di tempo i miei amici hanno cercato di farmi tifare Juve (ride, ndr). Ma ero piccola, poi ha prevalso la passione per il rossoblù e non c’è stata storia. Ho cominciato a giocare in cortile con i miei amici. Ho provato tanti sport, dal pattinaggio artistico all’atletica, ma nessuno mi ha mai presa veramente. Mio padre mi faceva vedere qualche partita ogni tanto, poi finalmente ha capito che doveva portarmi a giocare a calcio (ride, ndr) e mi ha portata al Bologna”.
Per finire, cosa pensi del Bologna di quest’anno? Qual è il giocatore che ti piace di più?
“Senza dubbio è presto per fare pronostici: l’allenatore è nuovo e ci sono anche tanti giocatori nuovi, occorre tempo. Ma da tifosa non mi accontento della salvezza, voglio qualcosa in più. Dopo l’addio di Verdi, il giocatore che mi piace di più della rosa è Palacio: per l’intensità che ci mette e per la sua qualità è un esempio per tutti e, nonostante l’età, colma la distanza con i più giovani grazie alla grande voglia che mette in campo ogni volta”.
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