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Bologna – La coperta è troppo corta

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I dati e le statistiche non bastano per comprendere l’andamento di una squadra. I numeri sono utili ma vanno innanzitutto interpretati, e quelli post Parma-Bologna sono inequivocabili.
I rossoblù nel primo tempo sono stati cortissimi tra i reparti (23 metri) con un baricentro però eccessivamente basso (40 mt). Nella seconda frazione, come prevedibile, il baricentro si è alzato a 44,69 mt, con la squadra che è rimasta corta per tutti i 90 minuti (24,55 mt). Di per se, rimanere uniti e compatti, con i reparti molto stretti, è cosa buona e giusta, ma visto che i dati vanno interpretati, e non solo letti, è necessario fare un ragionamento.
Inzaghi ha preparato la sfida contro il Milan e contro il Parma in un modo molto chiaro: difesa e ripartenza. Se contro i rossoneri ci si poteva attendere un atteggiamento del genere, contro i parmensi no, anche perchè la squadra di D’Aversa, per caratteristiche, tenta sempre di aspettare l’avversario molto basso, per poi sfruttare il tanto campo che si crea ai due esterni offensivi (su tutti Gervinho) e alla prima punta, che abbina fisicità e dinamismo (Inglese).
Il Bologna è stato sì molto corto e organizzato, ma una volta che si riconquistava palla le distanze erano eccessive. Le due punte si allungavano per dare profondità, ma i centrocampisti facevano fatica a seguire e i due quinti non hanno praticamente mai dato ampiezza alla manovra. I possessi del felsinei erano sì verticali e diretti, ma il più delle volte orchestrati da un Palacio totalmente isolato e da uno Dzemaili che ci ha provato a cambiare ritmo, ma commettendo tanti errori tecnici e di misura che non hanno portato a nulla di interessante.

L’aspetto positivo, è che i protagonisti si siano resi conto del problema, a partire da Inzaghi, che nel post match si è espresso così: “Il lato positivo è che da 2 partite non prendiamo gol, oggi al Parma abbiamo concesso solo un tiro in porta al 1’ poi più nulla, il nostro portiere non è stato più impegnato. Ma è chiaro che non basta, bisogna fare di più quando si attacca, crederci di più quando ci si propone con la palla, ad esempio nella serie di ripartenze del secondo tempo. La fase difensiva la stiamo facendo bene con attenzione e aggressività costante, in avanti invece serve qualcosa di diverso ma ci arriveremo, vedrete che nel tempo troveremo il giusto equilibrio per raggiungere il nostro obiettivo”.
Anche gli interpreti in campo hanno fatto autocritica sotto questo punto di vista, a partire da Palacio, che si è trovato, come detto, quasi sempre isolato: “Anche oggi non abbiamo preso gol: abbiamo messo in campo una buona fase difensiva, ma dobbiamo migliorare quella offensiva, puntare la porta con maggiore cattiveria. Su questo dobbiamo lavorare”.
In questo momento, forse, “alzare il muro in fase difensiva” come ha detto Nagy, era l’unico modo per riprendere la rotta e muovere la classifica, ma alla lunga una squadra che si deve salvare non può limitarsi a difendere ad oltranza, pregando nell’episodio a favore. Sul finale, e questo va detto, si erano create le circostanze per beffare i parmensi, ma la convinzione è stata eccessivamente deficitaria.

Ad oggi la coperta è molto corta: se si attacca in tanti la lunghezza tra i reparti salta, mentre se si difende con ordine, non si riesce ad attaccare bene l’area avversaria. Il problema c’è ed è lampante: non ci resta che affidarci al lavoro di Inzaghi.

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