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Il Bologna e il “marchio” Italiano (Il Resto del Carlino)

Il Bologna ha finalmente l’impronta di mister Italiano: gioco aggressivo e uno contro uno, questo il marchio di fabbrica rossoblù

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Bologna-Venezia: Dan Ndoye e Sam Beukema (© Bologna FC 1909)
Dan Ndoye e Sam Beukema (©Bologna FC 1909)

Pensare che Castro lo scorso anno era il centravanti di scorta del Bologna, e che sarebbe dovuto esserlo anche in questa stagione, fa un po’ sorridere. Dallinga si è reso protagonista di un altro ingresso sostanzialmente invisibile contro la Juventus. Nel finale maledetto di qualche giorno fa contro la squadra di Motta, un centravanti coi fiocchi avrebbe fatto la differenza. Almeno tenendo la squadra alta come aveva fatto Castro fino a poco prima, probabilmente saremmo stati qui a raccontare un finale diverso. Coi se e con i ma non si costruiscono, però, le stagioni, per cui continueremo a parlare di come è andata davvero, quindi di un pareggio.

Un mercato che non convince ancora in tutto e per tutto

L’evidenza è quella che di centravanti veri, a oggi, il Bologna ne abbia solo uno, e porti in 9 sulla schiena. Allo Stadium si sono visti, ancora una volta, i punti di forza e i limiti del mercato dell’estate. Gol di Pobega su assist di Holm, il tutto condito alla garra espressa da Dominguez là davanti, ma anche l’erroraccio per il 2-2 di Iling e, appunto, l’impalpabilità, ancora una volta, di Dallinga. Nonostante tutto, si può dire che Italiano, nei mesi al Bologna, abbia “cucinato” la sua pietanza. E per quanto a corrente alternata, con luci e ombre e, ogni tanti, qualche sbavatura, questo Bfc ha un corpo e, finalmente, anche un’anima. E forse si smetterà di concepire Thiago Motta come l’unico allenatore degno di questa panchina.

Tommaso Pobega esulta dopo il gol dello 0-2 contro la Juventus

Tommaso Pobega (© Profilo X Bologna FC 1909)

Bologna di Motta, Bologna di Italiano

Certo, Motta e il Bologna sono stati una storia d’amore perfetta, soprattutto perché, come nelle migliori relazioni, il tecnico ora alla Juve tirava fuori il meglio dal suo gruppo, cosa che al momento non sta funzionando nel mondo bianconero. Anzi, i nostalgici di Allegri ne parlano già da un pezzo. E il Bologna, quello di oggi, sarà ancora da Europa? Si vedrà, ma intanto è bene sottolineare come Italiano, in pochi mesi, abbia dimostrato di avere ragione.

Fiducia, pragmatismo, gestione psicologica del gruppo, dove alla fine, in sostanza, indietro non è rimasto nessuno. E buonsenso. Questi gli ingredienti di mister Italiano, che da allenatore ha fatto la gavetta esattamente come nella passata carriera da calciatore. Gli step erano e sono ancora all’ordine del giorno. La pazienza, ancora una volta, ha premiato. Il pareggio rocambolesco a Como lo aveva portato ad aggiustare la squadra tatticamente, dovendo così resettare il cronometro per il tempo di adattamento della squadra. L’aggressività, gli 1vs1, lo stare sempre alti, meccanismi che si sono oliati solo col tempo, ma che adesso fanno parte del gioco del Bologna e, anzi, ne sono i punti di forza. I due gol allo Stadium? In ripartenza, ovviamente, anche quando il Bologna comandava nel gioco e nel punteggio.

Vincenzo Italiano, in Bologna-Udinese, stagione 24/25 (©Bologna Fc 1909)

Vincenzo Italiano (©Bologna Fc 1909)

22 punti in classifica dopo 14 giornate per il Bfc, ora, in linea con quello che la saccoccia conteneva al tempo in cui Italiano allenava la Fiorentina. La Viola, un anno fa, alla stessa altezza cronologica ne aveva 23, e negli anni precedenti 19 e 21. Oggi la squadra di Palladino di punti ne ha 31. I toscani non sentono la mancanza di Italiano, quindi, ma è anche da dire che il Bologna, se ha una personalità così spiccata, ora, è soprattutto per merito suo.

Fonte: Massimo Vitali – Il Resto del Carlino

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