Bologna FC
Bologna, uno per tutti e tutti in campo: il metodo Italiano funziona
Sono 29 finora i giocatori del Bologna a essere scesi in campo: il “metodo Italiano” porta risultati

Tutti devono sentirsi coinvolti. Una frase che abbiamo sentito molto spesso nelle ultime annate Rossoblù. Era un tema di chi sedeva prima, sulla panchina del Bologna. Lo è ancora di più oggi, che al timone c’è un certo Vincenzo Italiano. L’allenatore dei Rossoblù è l’emblema, già da tempo, di come un allenatore possa sfruttare al meglio tutta la propria rosa.
Anche sotto le Due Torri il nativo di Karlsruhe ha dimostrato come far rendere al meglio il materiale a propria disposizione: tutti sono coinvolti per davvero in questo Bologna, e i risultati raggiunti fino a questo momento sono merito anche di queste rotazioni: le rotazioni alla Italiano.
Bologna, tutti dentro
Partiamo da un numero per raccontare questo famigerato “metodo Italiano“, il quale viene nominato spesso sin dal suo arrivo al Bologna. Il mister dei Rossoblù, nella sua esperienza alla Fiorentina, ha infilato una striscia consecutiva di più di 100 partite senza la stessa identica formazione. Cosa significa? Che almeno un’interprete in campo era differente rispetto alla partita precedente. Vuoi per scelta, vuoi per necessità, alla fine con Vincenzo Italiano giocano proprio tutti.
Questo, sta avvenendo anche al Bologna. Giocare ogni tre giorni non deve essere una passeggiata, e Italiano le sue fortune le ha costruite anche sui dettagli. Ecco perché, anche quest’anno, abbiamo visto una vera e propria alternanza dei portieri: Skorupski è il titolare indiscusso e le sue prestazioni parlano per sé. Ravaglia, allo stesso tempo, ancora una volta ha dimostrato di essere un portiere affidabile quando viene chiamato in causa e per lui le occasioni ci sono state e ci saranno, come sempre. Davanti a loro, una difesa che vede due pilastri come Beukema e Lucumì, insostituibili, e dietro di loro Casale ed Erlic, pronti all’uso.
Stelle all’occorrenza
Dal centro della difesa si passa sulle corsie laterali. Qui il Bologna, ultimamente, ha costruito le proprie fortune. A destra tutto era iniziato con Posch, ora all’Atalanta, per poi passare a Holm, con un De Silvestri che, come Ravaglia, quando viene chiamato in causa risponde presente. Ora sarà il turno di Calabria, appena possibile. A sinistra, invece, c’è un’alternanza più che prolifica: Lykogiannis e Miranda sono le macchine da assist di questo Bologna. In mezzo al campo troviamo il fulcro della squadra, Remo Freuler, anche lui insostituibile. Al suo fianco, invece, porte girevoli: da Pobega a Moro, fino ad arrivare a Ferguson. Da sabato, si è aggiunto anche El Azzouzi.
Sulla trequarti abbiamo visto prima Fabbian, raramente Ferguson, ma soprattutto quello che è diventato praticamente il titolare, nelle ultime settimane: Jens Odgaard. E poi, c’è l’attacco: sugli esterni l’abbondanza non è stata, e non è, mai troppa. Tutti hanno visto il campo: da Karlsson a Iling-Junior, che hanno salutato il Bologna, a Ndoye e Dominguez, ultimi titolari di questa squadra, in attesa del rientro del capocannoniere Riccardo Orsolini. Come prima punta, manco a dirlo, sta venendo fuori un’ennesima alternanza prolifica tra Castro e Dallinga. Sono 29 i giocatori utilizzati fino a questo momento: se questi sono i risultati, fidiamoci del “metodo Italiano”.
Fonte – Davide Centonze, Corriere dello Sport – Più Stadio
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