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Bologna Primavera, usa la testa

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Fonte: Bologna FC

Si potrebbe utilizzare la classica metafora della medaglia per descrivere l’esordio di Paolo Magnani alla guida della Primavera del Bologna. Ma ciò che si è visto nella gara del Viola Park non è una una prova equamente divisa fra primo e secondo tempo. L’abisso solcato dalla prestazione del Bologna è profondissimo ed è proprio questo che deve preoccupare.

L’approccio

L’approccio alla gara è stato per certi versi addirittura convincente. Il Bologna ha giocato la prima frazione con una buona consapevolezza, ben messo in campo e, soprattutto, con un’attenzione difensiva che non si vedeva da qualche tempo. La retroguardia ha coperto molto bene sia nell’ampiezza che nella profondità, dando poca possibilità agli esterni della Fiorentina di attaccare con continuità. Certo, per quanto concerne l’attacco i felsinei non si sono mai resi veramente pericolosi, se non per una conclusione potente, ma imprecisa di Tonin nel finale, ma i primi 45’ sono stati a tratti incoraggianti. E così anche l’inizio della ripresa. La squadra, nei primissimi minuti, ha provato a trasformare in azioni da gol quanto di buono si era visto nella solidità della prima frazione. 

Il baratro

Ed è proprio qui che è arrivato lo spartiacque della gara. Prima Ravaglioli al 52’ non è riuscito a concludere a rete tutto solo davanti al portiere; poi Menegazzo ha sfiorato il gran gol da fuori due minuti dopo trovando una grande risposta coi piedi di Tognetti.

Poi qualcosa si è rotto. Si è spenta la luce. Come se la squadra di Magnani non fosse riuscita a rialzarsi dopo lo svantaggio subito nel momento migliore. Ed è lì che i fantasmi hanno cominciato a bussare alla porta della difesa bolognese. Gli esterni viola hanno fiutato l’occasione, sfruttando al meglio il deragliamento complessivo che ha colpito il Bologna. Dopo il gol di Braschi, infatti, tutta la squadra, ma in particolare la linea difensiva ha perso completamente la bussola. Nezirevic si è visto sventolare in faccia due gialli in tre minuti. Entrambi ineccepibili, entrambi per un fallo in ritardo su Caprini. Proprio quest’ultimo, classe 2006, è entrato con prepotenza nella storia della partita prima ubriacando Nezirevic, poi cercando con insistenza la marcatura personale., trovandola con un tocco sottomisura dopo il cross di Rubino. 

Aspetto mentale da lavorare

Ma l’impressione, impietosa, era che la Fiorentina dopo il 2-0 potesse segnare a qualunque azione. Giusto, da parte dei toscani, non fermarsi e regalare più gioia possibile ai propri tifosi. Ma dall’altra parte c’era una vittima inerme, incapace di reagire. L’aspetto su cui dovrà lavorare Magnani per evitare una tragica retrocessione è, indubbiamente, la tenuta psicologica della squadra. Il Bologna sta facendo una fatica immane, nelle ultime gare, a trovare il gol del vantaggio e, ogni volta che va sotto, non sembra veramente in grado di poter rimontare. Si respira aria di rassegnazione e ciò è decisamente più grave del 5-0 subito a Firenze. Intanto perché i gol subiti, come detto, potevano essere addirittura di più. Bagnolini nel finale si è esaltato con almeno tre interventi che gli sarebbero valsi la palma di migliore in campo se non li avesse realizzati sul 4-0. Ma l’aspetto più degno di nota è lo spirito con cui i ragazzi di Magnani hanno affrontato la seconda parte della gara. Vero è che la sequenza degli eventi è stata così veloce da poter essere una doccia gelata anche per una squadra più attrezzata, ma il Bologna ha bisogno di compattarsi, di fare gruppo attorno a quei leader che non sono ancora riusciti a fare la voce grossa. Il reintegro di Bagnolini potrebbe servire a questo scopo. Per salvarsi i rossoblù non hanno alcun miracolo sportivo da fare. Le carte in regola ce le hanno tutte. La necessità, in questo momento, è guardarsi dentro con onestà e riprendere a lavorare in serenità. Lavoro lavoro lavoro. Sembrerà una banalità, ma se il Bologna vuole uscire incolume da questa difficilissima annata, la strada è solo una.  

 

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