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Bologna-Verona, Italiano: «Stiamo lavorando bene e con umiltà: non dobbiamo perdere questo»
Le conferenza stampa di Vincenzo Italiano a poco più di 24 ore dall’ultimo match del 2024, Bologna-Verona
Oggi è stato il giorno della consueta conferenza stampa pre-partita di Vincenzo Italiano, a poco più di 24 ore da Bologna-Verona. Ecco le parole del mister Rossoblù.
Bologna-Verona, le parole di Vincenzo Italiano
A giugno, quando hai firmato per il Bologna, ti immaginavi un percorso così virtuoso nell’ultimo periodo dopo le difficoltà iniziali, e preventivabili?
«Uno ci spera di iniziare con il piede giusto, ma dopo quei tanti pareggi, che in realtà potevano diventare anche vittorie ma non siamo stati bravi noi per vari motivi, per il resto abbiamo sempre cercato di continuare sulla striscia di risultati positivi dello scorso anno. Secondo me è una grande capacità l’andare in campo per vincere tutte le partite, facendo prestazioni di livello con continuità. È successo anche dopo Napoli e Lazio: capacità di reagire, la squadra lo aveva e lo ha dimostrato. Abbiamo perso poco e le sconfitte fanno male, quindi meno ne fai meglio è. Sono contento delle reazioni e del percorso».
Come li hai trovati i ragazzi dopo questi giorni? È tornato ad allenarsi anche Nicolò Cambiaghi: quali sono i tuoi piani per lui?
«I ragazzi li ho trovati molto bene. Avevamo un patto: se avessimo fatto risultato a Torino avremmo avuto un giorno in più libero. Sono stati bravi i ragazzi ma lo sono stati perché ultimamente riusciamo ad arrivare concentrati e preparati alle partite. ora stiamo dimostrando questa capacità e son contento. Abbiamo lavorato bene, con quasi tutto il gruppo: la scelta è importante per un allenatore. Cambiaghi è stato uno dei primi discorsi aperti quest’estate con la società: ha caratteristiche uniche ed è un grandissimo ragazzo. Vederlo fuori ci ha fatto male: poteva darci tanto, ma quando tornerà ci darà ugualmente tanto. Bisognerà essere cauti, ma sarà un’altra freccia importante».
Tra poco arriva il mercato: occasione di sfoltita o preferisce avere più frecce nell’arco?
«Me l’aspettavo questa domanda, ma non abbiamo ancora aperto discorsi con la società. Aspettiamo la partita di domani e il rientro dopo qualche giorno libero, sia per le uscite che per le entrate. Cercheremo di migliorare se possibile ma bisogna stare attenti nel mese di gennaio: bisogna fare le cose fatte bene perché è un mese importante e tutte le squadre hanno qualche problemino. Vedremo dopo questa partita cosa si dovrà fare».
Cosa intendi per i “problemini” delle squadre?
«Problemi gestionali: scontenti, problemi di attenzione in un periodo importante».
Adailton ha parlato molto bene di te e del Bologna: qual’è il tuo parere sulla partita di domani e qual’è la cosa su cui lavorare in questa squadra a oggi?
«La crescita c’è stata dall’inizio, come ho detto prima. Abbiamo più attenzione, più solidità difensiva, abbiamo sbloccato anche la fase offensiva, in tutte le competizioni. Serve anche a livello mentale ai giocatori. Bisogna ora continuare: fame, umiltà, arrivare al campo e andare forte, per migliorarti. Se alzi la cresta il calcio ti punisce. Dobbiamo continuare nella nostra umiltà, già da domani».
In questa crescita, quanto è contata la consapevolezza e la gestione delle partite in Champions?
«Per me ti lascia qualcosa. Su 27 giocatori, solo 8 avevano fatto la Champions. Devo dire che è una competizione che ti lascia qualcosa: giocare con quei ritmi e intensità contro squadre attrezzatissime, nel caso in cui porti a casa la prestazione, e magari il risultato, poi te lo ritrovi. A tanti giovani ha lasciato tanto: quel ritmo se te lo porti in campionato, ti da».
Cos’è per lei Verona e cosa si aspetta dal Verona?
«Per me Verona sono 260 partite: momenti straordinari e momenti tristi. Ricordo una retrocessione incredibile, con un gruppo fantastico, Campioni del Mondo e fenomeni. È ancora inspiegabile: alle volte mi sento con tanti ex compagni e non risucamo a capire dopo 22 anni cosa fosse successo in quel periodo. Verona per me calcisticamente è stato tutto: sono arrivato ragazzino e me ne sono andato a 30 anni. Bello tutto, bellissimo ricorsi. Domani saremo avversari ma ogni volta che ne parlo sono ricordi fantastici. Per quanto riguarda la squadra di oggi, è una squadra che ha reagito alle difficoltà e sono stati bravi: hanno vinto a Parma e giocato una partita di grande spessore contro il Milan».
Il ketchup si è stappato? Rimarrà così?
«Io ve lo avevo anticipato che Thijs lo avevo visto diverso nell’ultimo periodo, rispetto al suo arrivo, e che l’andare vicino a tante marcature era un aspetto positivo. Ha dimostrato a Torino che chi subentra riesce a incidere e essere un fattore. Ora in allenamento ogni tiro fa gol, prende la porta: mi auguro che sia stato un toccasana quel gol. Ma ha comunque confermato quello che dicevo: un ragazzo concentrato, che ha continuato a lavorare e bravo ad allenarsi con la massima attenzione. Mi auguro nasca una competizione con Santi per essere il bomber della squadra: è stato il primo a gioire per il gol di Thijs, e questo deve essere lo spirito».
Ieri Ranieri ha citato il Bologna, facendo i complimenti per la propria difesa in casa e non reputandolo sorpresa ma al suo posto: è stimolante tutto questo?
«Sono numeri importanti e tutti ci prepariamo per creare tanto e concedere poco: quando lo fai di squadra questi sono numeri che fanno un immenso piacere. Ho visto la considerazione di Santi che diceva che i primi difensori sono gli attaccanti: è vero, se vuoi avere solidità devi partire dal centravanti e dagli attaccanti. Vuol dire che si sta creando una bella mentalità: nessuno vuole fare errori per mettere in pericolo la squadra, e da qui nasce la solidità che ora ci permette di fare punti e risultati. Io la chiamo mentalità, concentrazione, attenzione: in 96 si può tenerla al massimo, con intensità e arrivare a più risultati positivi».
Sente di avere una coppia di difensori centrali tra le più forti del campionato? Le caratteristiche di Beukema e Lucumì quanto si sposano con la sua idea di calcio?
«Ormai questo aspetto lo si vede in tutte le squadre. Ormai si attacca con tanti uomini: dietro rimane tanto campo alle spalle e tanti uno contro uno, e li si vede il difensore forte. Quando sei 4 contro 2 o 5 contro 2 io dico ai miei ragazzi che siamo tutti bravi, ma il vero difensore inizia a fare vedere le proprie caratteristiche nel momento dell’uno contro uno, quando sa che al minimo errore può subire gol: da quel punto di vista Sam, Lucu, Casale ed Erlic sanno cosa vuol dire la percezione del pericolo e come lavorare uno contro uno. Anche con la palla Sam e Lucu fanno partire lo sviluppo del gioco: ora gira tutto bene. Una volta, anni fa, non era così: se ci prendiamo responsabilità anche da dietro per lo sviluppo del gioco possiamo avere grandi vantaggi».
Holm, Pobega e Dominguez hanno dato un ottimo apporto nelle ultime partite: quanto è importante aver ritrovato giocatori che non avevano ancora inciso?
«All’inizio giocavano meno, avevano meno spazio, ma con il lavoro e il fatto di non mollare mai, unito a una grande professionalità, ora iniziano a guadagnarsi minuti ed essere giocatori importanti. Questo è un altro aspetto che al squadra ha dentro, grazie a gente che ha valori e ambizioni. Pobega lo ricordiamo per l’errore a Roma: l’ho evidenziato, ma non a livello personale, ma per la squadra, che non può permettersi di rimanere in inferiorità numerica. Le uniche due volte che è successo, con Atalanta e Lazio, abbiamo trovato delle difficoltà mostruose. Hanno reagito alle difficoltà: lo spirito deve essere questo».
Questi 19 punti nelle ultime 8 giornate, contro i 9 nelle prime, pensi che siano ascrivibili anche nel concetto di un gioco più ragionato e meno intenso, oltre che a un miglior ambientamento tuo e dei nuovi giocatori?
«Credo che sia un po’ tutto: crescita fisica, delle conoscenze, gente nuovo che ha legato con gruppo, staff, allenatore. Quando mi fate questa domanda mi viene in mente il ritiro: eravamo in 12, 13. Pochi, molto. Poi sono arrivati pian piano gli altri. Secondo me le difficoltà all’inizio venivano da questo. Poi abbiamo iniziato a lavorare tutti insieme, mettendo dentro condizione e conoscenze, e pian pianino stanno venendo fuori questi aspetti: noi non dobbiamo abbandonare la voglia di crescere e migliore e son convinto che sotto tanti aspetti possiamo ancora aggiungere, come i gol con difensori e centrocampisti».
Hai preparato qualcosa per l’abilità del Verona delle ripartenze e del giro palla?
«È venuta fuori ultimamente: blocco basso e ripartenza con gli esterni, con Suslov abile a muoversi tra le linee, con i centrocampisti che hanno grande capacità d’inserimento. Abbiamo analizzato e provato, poi sapere che nel calcio c’è l’imponderabile e proveremo ad applicare le contromisure provate e preparate».
Come sta Ndoye? Quando Orsolini ha voglia di titolarità?
«Ndoye solo oggi l’ho visto libero dal problema che ha avuto, anche nella testa. Andare veloce, a briglia scioltà: oggi è stato il primo allenamento all’80/90%. Già molto bene che sia guarito e a disposizione. Orso è subentrato a Torino: diciamo che ha una condizione diversa e domani vediamo. In tanti stanno bene e meritano minuti in quei ruoli. Mi è piaciuto tanto l’ingresso di Fabbian e di Thijs: chi parte e chi subentra deve voler allo stesso modo portare a casa il risultato».
Un giudizio sul tuo 2024 e cosa chiedi al 2025
«Mi dispiace aver perso la finale di Atene, per me e per il gruppo che ho allenato: quella soddisfazione ce la meritavamo, per la società e per l’ambiente. È un qualcosa che mi rimarrà. Qui, l’aver trovato un gruppo fantastico e un ambiente nel quale si possa lavorare in serenità. Giocatori di grandissimo spessore che felicemente ora sto allenando. Sono sorpreso in maniera positiva della cultura del lavoro che hanno, della voglia di prepararsi».
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