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Bologna-Roma, José Mourinho: «Thiago Motta sarà sempre un mio bambino»
Josè Mourinho è così: Special One anche in una conferenza post partita, dove la sua squadra ha perso contro un Bologna formato “stellare”, accarezzando con il suo pensiero e creando vicinanza con chi, in questo momento, può essere in un momento di sofferenza.
Josè inizia, così, la sua conferenza stampa, chiedendo scusa pubblicamente alla famiglia Mihajlovic, per non essere andato ad abbracciarli prima della partita, e al suo giocatore Renato Sanches, per la sostituzione dopo solo 18 minuti di gioco.
Poi inizia il suo monologo:
«Senza Paulo (Dybala, ndr) la classe (in questa squadra, ndr) non c’è, senza Romelu (Lukaku) la fisicità non c’è e io già sapevo che senza loro due sarebbe stata dura questa partita. La gente in campo voleva fare meglio di quello che poi è stato il risultato e voleva dare di più, ma il problema non è stato di carattere tattico, ma a livello di fisicità; fino al primo gol la partita era in equilibrio, ma dal gol di Moro abbiamo avuto grandi difficoltà a livello fisico. Loro (il Bologna, ndr) hanno gente con gamba, gente che ha intensità, mentre noi non abbiamo tanta gente che ha gamba e fisicità. Facciamo un esempio: Kristiansen può anche essere un giocatore che non ha una grande tecnica, ma ha una fisicità per poter giocare ad alto livello».
L’interlocutore allora sposta il focus proprio sulla fisicità e sulla poca brillantezza di questo momento:
«Mancini è in grande difficoltà in questo momento, perchè gioca con una grande pubalgia; ma gioca perchè la squadra ha bisogno di lui e lui è un esempio per tanti suoi compagni. Poi ci sono altri miei giocatori che hanno limiti tecnici e fisici e se paragoniamo il “motore” di Moro, Ferguson, Ndoye coi nostri giocatori, è chiaro che la Roma è in difficoltà contro questi giocatori che hanno un dinamismo migliore».
Poi la riflessione dello Special One esce dai 90 minuti di stasera e lancia un appello alla sua proprietà (i Friedkin, ndr):
«Io voglio continuare nella Roma e, se continuo nella Roma, dobbiamo pensare veramente bene, viste le limitazioni del Financial Fair Play, perchè forse è meglio lavorare con i giovani con cui puoi capire il margine di miglioramento, con giocatori giovani che hanno potenziale ancora da esprimere, piuttosto che con giocatori già affermati, il cui potenziale è ormai tutto espresso. La mia, comunque, è una squadra che quando ha tutti i giocatori disponibili è una squadra che può lottare per ad alti livelli».
L’ultimo pensiero va a Thiago Motta:
«Ho fatto i complimenti a Thiago Motta: certamente è un “bambino mio” e sarà sempre un bambino mio».
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