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Bonaventura: «Italiano era già allenatore quando giocava», con un ricordo a Mihajlović

Giacomo Bonaventura torna sull’esperienza con Vincenzo Italiano alla Fiorentina e non solo, con un pensiero anche su Mihajlović

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Vincenzo Italiano (© Damiano Fiorentini)

Su di lui, un pensiero, lo hanno fatto in più di un paio di squadre, quest’estate. Tra queste, certamente, anche il Bologna. Di chi stiamo parlando? Di Giacomo Bonaventura. L’ex giocatore della Fiorentina, con cui ha portato a termine il contratto proprio nel giugno scorso, ora si trova in Arabia Saudita, all’Al-Shabab.

Alle corte dell’attuale mister del Bologna, Vincenzo Italiano, nelle ultime tre stagioni del tecnico di Karlsruhe in quel di Firenze, il trequartista ha parlato proprio dell’esperienza con colui che è stato, tra le altre cose, anche suo compagno di squadra, oltre che allenatore.

Bonaventura: «Con Italiano ci capivamo al volo»

Intervistato dal direttore di Cronache di Spogliatoio, Emanuele Corazzi, Giacomo “Jack” Bonaventura ha raccontato della sua esperienza in quel della Fiorentina proprio sotto gli ordini di Vincenzo Italiano, oggi allenatore del Bologna. Un’esperienza che ha portato a giocare la Fiorentina ben tre finali in due anni. Proprio da qui parte il racconto di Bonaventura, dall’ultima finale disputata: «Dopo aver perso la terza finale in due anni, non ce l’ho fatta a scendere in campo per l’ultima partita di campionato, a Italiano è bastato uno sguardo per capire che stavo a pezzi». Il riferimento è alla partita Olympiakos-Fiorentina, finale di Conference League disputata lo scorso 29 maggio, e persa proprio dai Viola ai supplementari.

«Ormai ci capivamo al volo. Perdere la terza finale è stata dura». Un ricordo che è ancora ben presente nella memoria del centrocampista ora in forza al Al-Shabab, e un ricordo che lo stesso Italiano si porta dietro, come raccontato da lui stesso nella conferenza stampa di presentazione proprio poche settimane dopo quella partita. «A Firenze mi sono divertito tantissimo con lui, abbiamo giocato un calcio che a me piace. Divertente, sempre all’attacco, a pressare tutti. Se penso ai tre anni insieme credo ci sia mancata solo la finalizzazione».

Vincenzo Italiano, Bologna (© Damiano Fiorentini)

Vincenzo Italiano (© Damiano Fiorentini)

Dolce, quindi, il ricordo di Bonaventura da giocatore di Vincenzo Italiano. Lo stesso Italiano che, però, è stato anche compagno di squadra del giovane Jack: «A Padova giocavo a fianco a Italiano a centrocampo, e lui era già allenatore. Mi diceva “stai”, “vai su”, “vai là”». Era destino, a quanto pare. «Italiano è uno che ogni tanto va allo sconto, ma a me piace questo di lui, nel senso che quando vai allo scontro ne esce fuori qualcosa di meglio». Un lato caratteriale che, secondo Bonaventura, è un vantaggio: «Non porta rancore. Ci si chiarisce e finisce lì. La critica a volte fa male ma in tante altre occasioni ti fa riflettere e pensare».

Su Mihajlovic: «Quando entravi nel suo cuore avevi la sua fiducia»

Jack Bonaventura e il Bologna non si sono mai incontrati, ma il filo conduttore del giocatore con i Rossoblù non è solo legato al rapporto con l’attuale tecnico, Vincenzo Italiano, ma anche con un uomo che a Bologna – non solo per il club – è diventato un simbolo: Sinisa Mihajlović. Il centrocampista del Al-Shabab è stato allenato da Sinisa nella sua esperienza al Milan: una sola stagione, ma che è bastata per capire a Jack che tipo di uomo era Mihajlović.

Sinisa Mihajlovic (© Damiano Fiorentini)

Sinisa Mihajlovic (© Damiano Fiorentini)

«Con lui ho avuto un grande rapporto, ma che fatica per conquistarmelo!» ricorda Bonaventura. «All’inizio ti appare come un duro, io volevo entrare nelle sue grazie». Obiettivo raggiunto per Jack? «Mi ricordo una tournée in Cina. Faceva caldissimo e lui spingeva sulla preparazione. Ci faceva correre tantissimo e io avevo problemi a un polpaccio. Non volevo mollare, praticamente zoppicavo, non correvo, ma arrivai alla fine. Sinisa si avvicino e mi fece i complimenti». Come tutti, Bonaventura ricorda Mihajlović con affetto e stima, soprattutto per l’uomo che è stato: «Il suo cuore era gigante ma aveva una corazza. Quando ci entravi, avevi la sua fiducia totale».

Fonte – Cronache di Spogliatoio

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