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Bologna FC

Canta che ti passa: Salirò

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Domanda secca: c’è una ripresa? Il Bologna sta, effettivamente, risalendo la china? La risposta, classifica alla mano, è no. I rossoblù sono ancora al terz’ultimo posto, a +2 dal Frosinone e -3 dall’Empoli.
Nel caso, però, parlassimo di tutti gli altri aspetti che riguardano il campo (psicologia, modulo di gioco, consapevolezza dei propri mezzi…), la risposta sarebbe un grandissimo – e graditissimo – sì.
Ci siamo innamorati di Sinisa già dal primo giorno, anche se – a dirla tutta – sarebbe potuto arrivare in panchina anche Gianni, quello del panificio sotto casa, che saremmo stati comunque soddisfatti: bastava dare il benservito a Inzaghi.

Preferirei ricominciare
piano piano dalla base
e tra le rose lentamente risalire.

A giugno, ci siamo innamorati di Inzaghi, anche se – probabilmente – i molti sono stati abbagliati più dal numero 9 e dalle due promozioni consecutive con il Venezia, piuttosto che dal gioco espresso prima a Milano e poi in laguna. Fregacazzi: bastava dare il benservito a Donadoni. La parola d’ordine, in simbiosi con la “rivoluzione” (mi scusi Bigon se uso questo termine) dei giocatori, è: risalire. Abbandonare quel quindicesimo posto – meglio, quei soli tre punti in più rispetto al Crotone, terz’ultimo – per poter prendere la rincorsa verso una zona beata della graduatoria.
Tuttavia, il gonfi, gonfi, gonfi, gonfi predicato causa l’effetto contrario a Superpippo: più si dimena, più ha voglia di fare, più il mantello rimane incagliato nelle spine.

E invece,
più giù di così
non si poteva andare.
Più in basso di così
c’è solo da scavare.

L’unica soluzione, come suggerisce anche Daniele Silvestri, è prendere un argano a motore. Quel trabiccolo che “può esercitare sforzi verticali, per sollevare carichi, o orizzontali, per trascinarli”. Insomma, un condottiero, uno che ne ha viste tante (nel calcio come nella vita) e le ha sempre superate tutte. Mihajlovic è arrivato, ha messo tutti sull’attenti – con tanto di conferenze spettacolari e mai banali – e ha capovolto il Bologna. Da che mondo e mondo, ha trasmesso ai giocatori il diktat più importante sul quale una squadra costruisce le sue vittorie: il pressing. E quest’ultimo nasce dal fatto che, oltre alla corsa, il Sergente Sinisa sia entrato nelle teste dei giocatori, lavorando sulla psicologia. La rosa felsinea non è inferiore a quella delle altre squadre che lottano per la salvezza (che scoperta) e deve salvarsi (che scoperta), ma per farlo bisogna esserne convinti. La stessa convinzione che l’ha trasformato in uomo fortunato – perché fa l’allenatore, mestiere “di merda” ma ben pagato – dopo un passato in cui poteva rimanerci secco.

Mihajlovic e il Bologna, con le dovute proporzioni, hanno avuto un passato simile. Ora il primo (che ce l’ha fatta) deve insegnare al secondo la via per seguire il suo esempio. Per carità, parliamo di calcio e non più di guerra, ma un altro benservito è l’ultima cosa che serve in questo momento.

Salirò, salirò
non so ancora bene quando,
ma provando e riprovando
salirò, salirò
fino a quando sarò
solamente un punto
lontano.


Salirò – Daniele Silvestri

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