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Bologna

Esclusiva Radiabo – La nostra intervista all’ex rossoblù Carlo Nervo (seconda parte)

Continua l’intervento dell’ex rossoblù a Radiabo: «Un parallelismo con il Bologna di oggi? Ho visto tante somiglianze»

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Carlo Nervo esclusiva Radiabo
Carlo Nervo ospite a Radiabo

Ecco la seconda parte dell’intervista esclusiva (qui la prima parte) che Marco Tarozzi, il conduttore della trasmissione Prossima fermata Bologna di Radiabo, ha posto all’ex centrocampista del Bologna Carlo Nervo (in rossoblù per più di dieci anni).

Un parallelismo con il Bologna di oggi, il commento di Carlo Nervo: «Anche in questa squadra tutti hanno voglia di impegnarsi e fare bene»

Per quanto riguarda la squadra, hai visto somiglianze tra quella di quest’anno e quella in cui hai giocato tu?
«Assolutamente sì. Noi avevamo una grande alchimia, stavamo bene insieme e ci trovavamo. Tutti, anche chi giocava meno, avevano voglia di fare, penso che questa sia una delle cose principali. È la stessa sensazione che ho intravisto quest’anno: non è facile gestire un gruppo di venti ragazzi, bisogna creare un ambiente familiare ed è stato proprio questo il merito di Motta. Mi dispiace un po’ che non sia rimasto, poteva veramente aprire un ciclo storico qui a Bologna. Comunque penso che il vero ciclo si sia aperto con l’arrivo del Presidente, ha sempre investito nella società e infatti i risultati sono arrivati».

Il ricordo più bello di quando giocavi nel tuo Bologna?
«Il gol a Lisbona nella prima partita di Coppa UEFA: è stata una giornata indimenticabile, soprattutto per me che ero abituato a giocare in Serie C. A volte, quando ho dei momenti critici, vado a rivedermi quel gol lì perché è stato il compimento di un sogno, la notte non ho dormito dall’emozione. E poi il 20 novembre 2002 con la maglia azzurra addosso (l’esordio di Carlo Nervo con l’Italia, in un’amichevole contro la Turchia, ndr): è stato il compimento del sogno che tutti i bambini hanno quando iniziano a giocare a calcio».

Un parallelismo con Orsolini, che corre sulla fascia dove correvi tu.
«A Riccardo auguro di fare ancora meglio di me, è un ragazzo che ha sposato la causa del Bologna e non vediamo l’ora di vederlo in Champions League. A proposito di Europei, se fossi stato nel ct l’avrei chiamato perché penso che a volte possa fare la differenza nel risultato».

Il Bologna di quest’anno rimarrà nella storia?
«Certamente, perché dopo sessant’anni nessuno si aspettava di vederlo lì in Europa dove è ora. È stata una cosa inaspettata ma quello che ha stupito di più è che ha fatto calcio, ha fatto divertire e ha fatto appassionare molti tifosi di questo sport».

Cosa ne pensi di Sartori?
«Una delle figure chiave di questa squadra è Sartori, che ho anche conosciuto bene. È veramente un fenomeno, arriva prima degli altri, studia il calcio e quando si lega a una società la fa crescere. Ha portato calciatori sconosciuti che hanno fatto la differenza. Anche gli altri membri dello staff tecnico, come Fenucci e Di Vaio, sono figure importantissime. Inoltre ho capito che qualcosa è cambiato nel club quando ho visto che è lo stesso Saputo a metterci la faccia. E quando ci metti la faccia tendi a mantenere le promesse che fai».

E il nuovo mister Italiano?
«Penso che sia un allenatore all’altezza, come idee somiglia molto a Thiago Motta, è giovane e motivato e ha fatto due finali europee, che non è semplice. Penso che ci divertiremo».

Parlando di Europei, sono nove i giocatori rossoblù impegnati con le varie Nazionali. Pochissimi club ne hanno di più del Bologna.
«E sono giocatori che stanno facendo bene. Oltre a essere giovani sono anche stati allenati molto bene. Dopo un campionato così ci si aspetterebbe che arrivino un po’ a pezzi: invece stanno bene fisicamente e stanno facendo la differenza».

E la prestazione di Calafiori con la maglia azzurra?
«Si vedeva che era un ottimo giocatore. Qui ha trovato la consapevolezza di essere forte e l’autorità di poter fare delle giocate non convenzionali per un terzino. Quando hai la fiducia dell’ambiente le cose ti vengono anche naturali. Secondo me lui ha la possibilità di essere uno dei migliori difensori d’Europa. Ha fisico, tecnica e personalità, tre caratteristiche che oggi fanno la differenza».

Secondo te questi gioiellini resteranno a Bologna?
«A volte si ha la sensazione che Bologna sia più un punto di partenza che un punto d’arrivo. Secondo me questa cosa deve cambiare: se un giocatore arriva a Bologna è perché vuole fare il salto di qualità nel Bologna. Stessa cosa vale per l’allenatore».

Concludiamo questo incontro con una tua citazione in un’intervista precedente: «Ho capito Bologna quando sono stato costretto ad andarmene». Che cosa volevi dire?
«Quando la vivi quotidianamente è normale. Quando invece ti sposti ne senti la mancanza perché qui si sta bene».

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