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Christmas Tales – Canto di Natale (Rossoblù edition)
Canto di Natale (Rossoblù edition) – Una racconto natalizio della rubrica “Christmas Tale”
Questa è la storia di un magnate canadese. Viveva a Montréal, un giorno si è innamorato di una squadra di calcio italiana e ha cambiato città. Si è trasferito in Italia. In mezzo alla pianura. Lo chiameremo Joey Capito, così, per aggiungere un po’ di mistero.
È la vigilia di Natale nella città dei tortellini e delle due torri Mr. Capito si aggira per le vie, sotto i portici, avvolto in un cappottaccio scuro, evitando gli sguardi dei passanti, rispondendo male a tutti coloro che, riconoscendolo come proprietario della squadra di calcio locale, lo salutano facendogli gli auguri.
La giornata volge al termine, le ombre si allungano, le famiglia rincasano, i ritardatari si affannano ad acquistare le ultime cose per festeggiare il Natale.
Mr. Capito è quasi arrivato al portone del suo palazzo quando un piccolo tifoso con al collo una spessa sciarpa di lana rossa e blu lo avvicina: «Mr. Capito, mi fa un regalo per questo Natale? Compri un campione e ci faccia vincere!»
Mr. Capito lo guarda dall’alto verso il basso: «Bambino, you must understand, io devo guardare l’ultima riga del bilancio.»
Il piccolo tifoso ci rimane male, Mr. Capito scompare dietro un grande portone di legno. Prova ad accendere la luce dell’atrio del suo palazzo, sembra essersi fulminata la lampadina, poi, all’improvviso una grande bagliore, sul muro bianco si delinea un’ombra, Mr. Capito ha un sussulto: sembra il profilo del suo vecchio socio, un avvocato americano Mr. Cicopina. Si narra si sia ritirato in una città con una bella laguna, ma nessuno sa esattamente dove sia.
Questa visione lascia profondamente turbato il padrone della squadra di calcio della città dei tortellini e delle torri che, nel frattempo è entrato nel suo lussuoso appartamento.
Siede al tavolo della sala da pranzo, si accorge di non avere nemmeno fame, stancamente finisce il piatto con il lesso e la salsa verde che gli ha preparato la governante.
Si ritira a letto ma non riesce a dormire. Comincia a dimenarsi tra le lenzuola, la stanza pare restringersi, poi ingigantirsi, sente brividi di freddo, poi vampate di caldo. Poi, all’improvviso, una voce: «Mr. Capito, mi riconosce?» Lui sulle prime non sembra capire. «Sono il presidente dell’ultimo scudetto, come me si giocava solo in paradiso!»
Mr. Capito sgrana gli occhi.
«Quale onore!»
«Sono il fantasma del Natale passato, Joey. Il mio compito è ricordarti cosa eravamo, cos’era la squadra che hai comprato!»
«Ma io lo so.» risponde dispiaciuto.
Un lampo di luce avvolge i due e un grande urlo li scuote.
«Lo sente Mr. Capito? Questo è ‘L’urlo della città!’, quello dell’ultimo scudetto, il mio grande successo, quello del 1964.»
Mr. Capito si commuove, vede i tetti rossi, le persone festeggiare, Fogli e Nielsen, due gol bellissimi. Il settimo scudetto è realtà.
«Addio Mr. Capito, si ricordi che questa città lei la deve amare se vuole entrare davvero in contatto con lei, si ricordi che non deve risparmiarsi se vuole vincere. Il bilancio è solo un mucchio di numeri, il cuore è tutto, si scopra tifoso e urli di gioia con i suoi tifosi!»
Mr. Capito balza sul letto, un sogno, deve essere solo stato un sogno. Una mano gli porge un bicchiere d’acqua, lui beve, ringrazia, poi trasale. «Che ci fa lei in casa mia? Ma lei chi è?»
«Chi sono io? Che diamine! Sono lo spirito del Natale presente. Sono il giornalista sportivo più importante della città, sono il decano, so tutto della squadra che lei ha comprato Mr. Capito. So tutto quello che c’è da sapere sul calcio in questa città, lo sapevo, lo so e lo saprò! Mi dia una mano e venga con me, con una piccola magia le farò vedere una cosa. Si fidi»
I due con un balzo volano sulla città e arrivano vicino a una palestra dentro la quale c’è un folto gruppo di persone. «Chi sono costoro, giornalista?»
«Sono i tifosi!»
Mr. Capito vede ragazzi, ragazze, uomini, donne e anche il piccolo tifoso che ha incontrato solo qualche ora prima sotto il suo portone. Tutti seduti attorno a un tavolo, brindano, intonano cori. Sono tutti vestiti di rosso e di blu. Attorno a loro le prime pagine dei giornali. “I rossoblu sconfitti alla prima di campionato!”, “I rossoblu perdono ancora!”, “I rossoblu non sanno più vincere!”, “I rossoblu illudono con un gol, poi si fanno raggiungere!”.
«Crede che io mi diverta a fare sempre dei titoli così sul giornale?»
Mr. Capito sbuffa.
«Vede quanto amano i nostri colori queste persone? Lo sente l’amore, il tifo, quello vero? Nonostante tutto e tutti, anche se a volte alcuni si arrabbiano, chi tifa per questi colori, tifa per sempre, non tradisce non abbandona! Se lo ricordi! L’ho portata qui per farle capire quale sia il vero patrimonio di questa sua società!»
Mr. Capito ora si ritrova nel suo letto mentre il giornalista si allontana nel buio sfumacchiando un sigaro.
Nel buio un nuovo spirito lo attende. Colpi di tosse, parole farfugliate e una stazza notevole. Lo spirito del Natale futuro. «Tu chi sei?»
«Sono Garage, Al Garage, non ti ricordi di me? Sono quello da cui hai comprato la squadra. Sono qui per ricordarti che se non farai qualcosa al più presto ridurrai la squadra esattamente com’era quando il presidente ero io…»
Il ricordo ghiaccia il sangue di Mr. Capito.
Al Garage schiocca le dita e un’immagine orripilante appare davanti agli occhi del padrone della squadra rossoblu: il piccolo tifoso che chiedeva un campione per vincere ancora è attorniato da tifosi di una squadra nemica, quella bianconera, lui vorrebbe ancora vestire i suoi colori, ma a forza di vedere sconfitte, si lascia convincere a indossare la sciarpa degli avversari e ad abbandonare per sempre il tifo per la squadra della sua città.
«Noo, noo! Non volevo tutto questo, noo!»
Al Garage ride sguaiato, Mr. Capito si sveglia madido di sudore al centro del proprio letto, devastato da quest’ultima visione, da questo orribile incubo!
“C’è solo una cosa da fare!” pensa Mr. Capito: chiamare il capo contabile e autorizzare una grande campagna acquisti per gennaio.
Sorride.
C’è un altra cosa da fare.
È l’alba, da poche ore è Natale.
Si veste, fa arrivare una macchina e si fa postare sotto casa del piccolo tifoso, infila nella buchetta della posta una busta, dentro c’è un regalo: un abbonamento a vita nella curva della squadra rossoblu, con la speranza di regalare ancora “uno squadrone che tremare il mondo fa”.
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