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Christmas Tale – Il Natale quando arriva arriva

Il Natale quando arriva arriva… un racconto della nostra rubrica Christmas Tale, su Kennet Andersson

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Quella che state per leggere non è una favola natalizia così come spesso avviene con la rubrica Christmas Tale, ma la condivisione di un’esperienza e di un pensiero, da tifoso a tifoso. Il tutto nasce dal titolo di questa storia, la nota frase di una pubblicità interpretata da Renato Pozzetto: “Il Natale quando arriva arriva”.

Una realtà che ogni tifoso in cuor suo, dovrebbe sapere. Attenzione, trattasi chiaramente di “Natale sportivo”, scevro dal suo reale significato religioso e morale, ma completamente intriso di passione e gioia sportiva, nel ricevere un regalo dalla propria squadra del cuore (o dalla dirigenza della stessa).

Il Natale, quello vero, va passato in compagnia dei propri cari, con serenità ed affetto, e per un attimo, ci si può (o forse si dovrebbe) anche dimenticare della passione calcistica. In fondo dovrebbe essere un momento di allegria, condivisione e magari di ragionamento su sé stessi , sui propri affetti e sulle proprie priorità.

Andersson a Bologna. Il mio primo Natale Sportivo

Passiamo ora al “Natale sportivo”, quello che realmente “quando arriva arriva”. Quello che ricordo con più gioia l’ho trascorso nell’estate del 1996: Kennet Andersson arriva a Bologna. Avevo 17 anni e da 4 anni speravo nel suo arrivo sotto le Due Torri.

Facciamo quindi un passo indietro. Era il 1992 e forse perché l’Italia non è presente, forse perché allora giocavo in una squadra con le divise gialloblù (quelle del Fossolo 76), da tredicenne appassionato di calcio ed amante delle competizioni internazionali, ergo a mia squadra preferita la Svezia padrone di casa dell’Europeo.

Ed in quella Svezia, nonostante caratteristiche opposte alle mie e nonostante non si metta in mostra come il più grande bomber del torneo, eleggo Kennet Andersson come giocatore simbolo. Chissà poi perchè?

Erano anni in cui il Bologna non faceva innamorare, ma erano anni in cui stavo iniziando ad andare allo stadio con gli amici, a tifare per i colori rossoblù della mia città nonostante tutto. Al mare, giocando sulla spiaggia mi capitò di esultare come allora faceva Andersson.

Sentendomi nominare un giocatore abbastanza sconosciuto ai più (in Italia), mio zio, tifoso juventino, mi chiese perché proprio quel giocatore. La risposta fu chiara e semplice nella testa di un ragazzino: «Zio, ne riparliamo quando il Bologna sarà di nuovo in Serie A ed Andersson vi segnerà un gol con la nostra maglia».

Fine della discussione e delle trattative: il Bologna sarebbe tornato in Serie A, Andersson sarebbe venuto a Bologna e, ovviamente, avrebbe segnato alla Juventus. Non v’era dubbio, nella mia testa, che questo sarebbe successo di lì a poco.

Nel 1994, nel Mondiale di Baggio e del secondo posto dell’Italia di Sacchi, la Svezia arriva terza ed Andersson segna 5 reti, come il Divin Codino, tra qui questa perla al Brasile.

Mio zio inizia a pensare che sì, forse Andersson è davvero un bel giocatore. Perché se è vero che in quel Mondiale segna tanto (più del normale forse), è anche vero che gioca molto per la squadra, servendo anche degli assist importanti. L’Andersson che poi impareremo a conoscere, insomma.

Ed arriviamo nuovamente al 1996, quattro anni dopo la mia frase, Andersson arriva davvero a Bologna e mi regala una gioia. Lo avevo provato a seguire in Francia e lo avevo visto a Bari, e non vedevo l’ora di vederlo in campo con la maglia del Bologna, magari proprio contro la Juventus.

Fu il primo anno in cui chiesi di portarmi a Sestola, a vedere la preparazione.

Kennet mi (e ci) regalò parecchie gioie (e qualche dolore come in coppa Uefa), ma purtroppo non segnò mai ai bianconeri. Non mancai comunque di sottolineare a mio zio chi fosse quel giocatore e quanto fosse diventato importante per il Bologna.

Il Natale quando arriva arriva

Inutile poi sottolineare quanto festeggiai il secondo “Natale sportivo” donatomi da Andersson: il rifiuto alla Juventus. Che regalo più grande può farti il tuo giocatore preferito che gioca nella tua squadra, e che rifiuta la Juventus? Ecco quindi, in fondo il “Natale sportivo” di ogni tifoso può arrivare in qualunque momento, in fase di mercato o durante un campionato.

Ve ne sono stati altri sicuramente, ed ognuno di noi nel proprio cuore ne ha vissuti. Il bello dello sport, come quello della vita, è che è costante rigenerazione e ripartenza.

Adesso ho un giocatore da chiedere a Babbo Natale, che so però non arriverà mai in rossoblù: il messicano Santiago Gimenez. Ancora una volta, sapere perchè il destino me lo abbia messo in testa, è un grande interrogativo. So solo che lo seguo dal suo esordio in amichevole in prima squadra in Messico…

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