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Come gioca il Venezia di Eusebio Di Francesco?

L’approfondimento sulla squadra del tecnico pescarese, alla guida dei Lagunari dall’estate 2024

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Eusebio Di Francesco, allenatore del Venezia
Eusebio Di Francesco (© Venezia FC)

Fanalino di coda della Serie A, delusa dalla scorsa gara casalinga persa nonostante il predominio: a Bologna arriva il Venezia di Di Francesco che attraversa un periodo negativo. Nonostante la recente vittoria contro l’Udinese, le ultime due sconfitte contro Lecce e Parma hanno “depresso” l’ambiente.

Un ambiente che, già in estate, era rimasto molto amareggiato dall’addio di Paolo Vanoli e non convinto dalla scelta di Di Francesco al suo posto. L’arrivo sulla panchina lagunare del tecnico pescarese non sembra aver sortito gli effetti postivi sperato. Anche se ovviamente, il Venezia certamente non si aspettava una salvezza tranquilla, a livello di risultati la situazione è deficitaria. E, ancora un volta, dopo le tante esperienze recenti finite con un esonero, Di Francesco a Venezia sembra faticare ad applicare i propri concetti di gioco.

Modulo e atteggiamento, il Venezia di Di Franceso è ripartito da quello di Vanoli

Come noto, Eusebio Di Francesco è un allenatore che ama imporre da subito le proprie idee tattiche. Le sue squadre devono essere in grado di costruire dal basso e dominare la partita col possesso. Un atteggiamento che DiFra è riuscito a imporre davvero solo nel suo lungo periodo a Sassuolo (con le dovute eccezioni, che sta applicando anche a Venezia), e nel primo anno a Roma quando conquistò addirittura l’approdo alla semifinale di Champions League.

In questa stagione, come già fatto a Frosinone, ha raccolto una squadra neopromossa con un impianto solido, confermando il modulo e cercando invece di modificare l’atteggiamento in campo. Il Venezia di Di Francesco, quindi, è ripartito dal 3-5-2. Rispetto al modo di giocare di Vanoli, molto aggressivo uomo su uomo, ma comunque molto attento a non subire troppo, il 3-5-2 (3-4-2-1, in cui i due trequartisti sono una seconda punta e un centrocampista) di Di Francesco è molto più ragionato e improntato a mantenere un baricentro alto anche in non possesso.
Inoltre, va sottolineato come i Lagunari giocavano un calcio aggressivo in Serie B. Nel passaggio alla Serie A, vista anche la conferma di buona parte della rosa, sarebbe stato forse più saggio rimanere più accorti.

Il dominio del possesso

Fatte le dovute eccezioni delle gare finora giocate contro le big, il Venezia ha sempre cercato di dominare la gara. Possesso palla, lavoro sulle fasce per creare superiorità numerica, inserimenti in area per attaccare la porta in supporto a Pohjanpalo.
La squadra applica questo modello con le dirette concorrenti nella lotta alla salvezza. Tuttavia l’idea di di Francesco è spesso naufragata di fronte a difese molto organizzate. O, peggio, come contro il Lecce nell’ultima uscita sulle polveri bagnate di attaccanti e centro. In generale, Di Francesco cerca di creare superiorità numerica, lasciando libertà ai trequartisti o ai centrocampisti di allargarsi e creare superiorità numerica con le discese degli esterni.

Un’applicazione più accorta

Contro le squadre più tecniche e con lo stesso desiderio di dominare il gioco, invece, Di Francesco ha optato per un Venezia meno offensivo. Il baricentro si abbassa, in non possesso la squadra gioca col 5-4-1 e solo dopo aver recuperato il pallone la squadra si distende in contropiede. I Lagunari si affidano alla capacità dei centrocampisti di servire i compagni che attaccano la profondità. 
Tuttavia, la mancanza di singoli esperti in difesa e abituati a giocare in marcatura stretta in lunghe fasi di gioco posizionali, queste tattiche sono spesso naufragate a causa della lucidità.

Al Bologna servirà grande lucidità nelle marcature preventive per evitare fughe in profondità degli avversari. E soprattutto dovrà avere pazienza come è accaduto col Lecce.

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