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Corazza: “In Italia si guarda solo al risultato. In serie A si diventa professionisti dopo 30 partite” – 4 gen

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Daniele Corazza, responsabile del settore giovanile rossoblù, si è concesso ai Nostri microfoni per un’intervista esclusiva nella quale ha snocciolato parecchi elementi interessanti: nella prima parte, che potete leggere qui ha spiegato ai nostri Davide Centonze e Giacomo Guizzardi che cos’è BFC365, un progetto vastissimo e dall’importanza decisiva nella crescita del settore giovanile felsineo e di quello delle squadre dell’hinterland bolognese. Nella seconda parte, invece, quella odierna, , si è maggiormente concentrato sulla Primavera rossoblù, sui problemi del calcio giovanile e sugli obiettivi delle squadre giovanili del Bologna FC.

 

 

 

In Spagna si parte fin da piccoli con un’idea di calcio, uno stampo di gioco, simile nei settori giovanili. Cosa ne pensa, Corazza, delle seconde squadre.

“Tra responsabili dei settori giovanili di A e B si fanno un po’ di riunioni: molti sono favorevoli alle seconde squadre; il fatto che in Italia non si riescano a organizzzare ha portato al cambiamento delle regole nel Campionato Primavera, con questa sorta di innalzamento del livello che ha aumentato la competitività. Io non credo che tirerà fuori più talenti, perché pone l’accento solo sul risultato: il problema del calcio italiano è il fatto che si guarda e si misura tutto dai risultati. Nella realtà non è questo: il risultato è inversamente proporzionale alla crescita dei ragazzi. In Spagna, dove si guarda meno al risultato e più alla crescita dei ragazzi, hai maggior tempo per aspettare i talenti. Noi non riusciamo a farlo, perché nelle giovanili, se devi vincere le partite, non ti puoi permettere di aspettare il ragazzo che può sbocciare con un certo ritardo, che è un ritardo di crescita e non tecnico. Ovviamente la nuova formula della Primavera A e B peggiora questa situazione, perché comunque si è anche visto che questo nuovo campionato ha delle problematiche: per esempio quest’anno noi abbiamo il problema che la leva 2000 è penalizzata da questo regolamento. Negli anni passati era più bassa l’età media: quest’anno giocano tutti con 3 fuoriquota, giocano giocatori già professionisti (Pjaca con la Juventus, Saponara con la Fiorentina, ma anche noi abbiamo fatto giocare Falletti). Quando ci sono calciatori che scendono in campo perché hanno bisogno di fare del minutaggio per tornare in forma sono d’accordo, però oggi vedo che si guarda tantissimo alla classifica… Se a fine campionato rischi di retrocedere, magari inserisci qualche giocatore della prima squadra… Se c’è il rischio di retrocedere sembra che il settore giovanile non lavori bene, ma in realtà non è così: non lo devi misurare da quello, perché se lo misuri da quel fattore non si sta facendo settore giovanile. È una battaglia persa: in Italia si continuerà a guardare sempre e solo al risultato. Noi italiani abbiamo questo tipo di mentalità: se lasciassimo da parte il risultato, probabilmente ci saremmo qualificati ai Mondiali. Il problema della mancata qualificazione ai Mondiali risale a tanti anni fa: io sono convinto risalga al 2006, quando si voleva ristrutturare tutto, poi abbiamo vinto il Mondiale e abbiamo pensato di essere degli scienziati, ma in realtà i problemi li avevamo prima e ora sono peggiorati”.

 

Per i ragazzi della Primavera non è penalizzante trovarsi ogni tanto fuori dagli 11 iniziali a causa della presenza di giocatori della Prima Squadra che devono recuperare?

“Il campionato Primavera 1 è quasi una seconda squadra, perché c’è un livello altissimo, si gioca per il risultato ed è un vero campionato professionistico; è un torneo bello da seguire perché si ha la possibilità di vedere giocatori che magari il giorno dopo scenderanno in campo in Serie A. Noi abbiamo Okwonkwo, che ha fatto 3 gol in Massima Serie e che comunque gioca anche in Primavera. Poi c’è la Primavera 2, che è composta dalle restanti squadre e la differenza tra le due competizioni è veramente importante. Le società che sono in Serie A vorrebbero fare un Campionato riservato agli Under 18: probabilmente l’anno prossimo ci sarà anche questo tassello in mezzo, per non penalizzare i 2001 che la prossima stagione saranno in Primavera e che quindi non avranno tantissimi spazi. Il Campionato Beretti, inoltre, non ha una qualità tale da consentirti una reale crescita”.

 

Il Bologna sarà a Viareggio, quest’anno?

“Sì, c’è il progetto di andare a Viareggio, dobbiamo solo definire le ultime cose con Bigon”.

 

L’obiettivo della Primavera è mantenere la categoria?

“Non può essere diversamente, purtroppo la formula del campionato ti porta a guardare solo al risultato e per i ragazzi risulta molto impegnativo”.

 

Parliamo degli ex giocatori della Primavera che adesso sono in prestito presso altre società: Silvestro fatica a trovare spazio a Pordenone, mentre Tabacchi pare essere un po’ scomparso dai radar del Ravenna…

 

“Penso che Tabacchi abbia avuto un infortunio, anche perché a inizio campionato giocava con regolarità. Noi abbiamo Mirko Albertazzi, portiere, che gioca nella Virtus Francavilla con una certa costanza; Rosseti sempre al Francavilla, ma gioca meno; Albertazzi è al terzo anno lontano da Casteldebole, ha vinto un campionato di Serie D e ora è al secondo anno di Lega Pro. Poi c’è Maini, che non è più nostro ed è alla Lucchese, e infine Capello, che sta vincendo il campionato col Padova: un grande talento del nostro vivaio”.

 

In Primavera è possibile, nelle prossime partite, che giochi Felipe Avenatti?

“La decisione spetta a Donadoni: i giocatori della Prima Squadra che ritiene debbano fare minutaggio li manda in Primavera e noi siamo ben contenti di dare una mano in questo senso”.

 

Giocatori della Primavera più vicini all’approdo in prima squadra in termini di allenamenti, oltre a quelli già presenti (Brignani, Okwonkwo, Ravaglia…)?

“Più o meno ci vanno già tutti: i ’98 ci sono praticamente sempre. Quelli in pianta stabile sono appunto Brignani, Ravaglia, Okwonkwo e Valencia”.

 

Dall’inizio della stagione sono stati convocati parecchi giocatori del Bologna dalle rappresentative giovanili…

“Sì, sono stati convocati 10 giocatori, ad oggi, un risultato che premia gli sforzi societari e la serietà dei ragazzi”.

 

Come prosegue la crescita di questi calciatori?

“Le convocazioni sono un aspetto importante, i ragazzi non devono fare dei voli pindarici con la testa perché ci sono grosse differenze fra Under 15, Under 16, Under 17, Under 18, 19, 20 e 21. Le ultime due sono Nazionali nelle quali vengono monitorati tutti i talenti del calcio italiano. I ragazzi devono stare con i piedi per terra perché ne abbiamo visti tanti bruciarsi: andare in Nazionale non significa che domattina sei professionista, serve molta calma. Ciò che dobbiamo spiegare a loro è che quando pensi di essere vicino al professionismo devi alzare il livello se vuoi fare il salto. Sei professionista dopo 30 partite in Serie A. Prima può succedere di tutto”.

 

L’obiettivo delle altre squadre giovanili?

“Far crescere i ragazzi: questo è il primo obiettivo che un settore giovanile deve avere. In secundis, qualificarsi alle fasi finali fa bene a tutti, a chi segue, all’ambiente ed è una soddisfazione per i ragazzi per il lavoro fatto. Noi però dobbiamo vedere una crescita da quando l’allenatore comincia la stagione a quando la finisce: per questo teniamo tutto monitorato, con valutazioni, test, e tutto ciò che è importante per ottenere questa crescita”.

 

 

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