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CorrBo – Palaciocentrismo: l’argentino fondamentale per i rossoblù, Destro un mistero – 30 Ott

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Il Bologna è in continua evoluzione e già da quest’anno si notano netti miglioramenti rispetto all’anno passato. Merito senza ombra di dubbio dell’arrivo di Palacio e del netto progresso di Pulgar, che davanti alla difesa si occupa egregiamente della fase di rottura. Altrettanto vero che i miglioramenti si sono notati anche in Di Francesco, Mbaye, Donsah e Petkovic, ma è il riflesso di una squadra che ha maggiore consapevolezza di sé e più senso logico rispetto a quella della stagione passata. Guardando la classifica dei rossoblù la convinzione è che questa possa essere la dimensione giusta per la squadra, con un bottino di punti conforme all’arsenale a disposizione di Donadoni. Se da qui a Maggio la situazione dovrebbe restare quella attuale sarebbe comunque un dato positivo, dato che le formazioni che precedono i rossoblù in classifica hanno tutte quel qualcosa in più che al Bologna ancora manca. Una squadra che senza Palacio diventa un libro aperto per gli avversari e che senza lui a tirare le redini del reparto offensivo, segna col contagocce, nonostante ciò fosse cosa già nota. Oltre all’attacco spuntato, la compagine di Donadoni ha parecchie lacune su cui lavorare, tra cui la marcatura a zona sui calci piazzati. Riportando una frase di Eusebio Di Francesco al termine di Roma-Bologna: <<Quando copri a zona spesso finisci per scoprire il secondo palo, è successo anche a me e noi in questi giorni abbiamo lavorato su questa giocata.>> Assodato il fatto che El Shaarawy abbia deciso la partita con una giocata pazzesca e Verdi se lo sia perso in occasione del goal, la sofferenza del Bologna non si limita alla gara dell’Olimpico, basti rivedere le partite contro Lazio e Atalanta. A questo punto è difficile che Donadoni e Gotti cambino idea, ma è utile far notare come Roma ed Inter che hanno subito meno goal sui calci piazzati utilizzano la marcatura a uomo. Inoltre Donadoni ha parlato di mancanza di coraggio da parte dei suoi, idea condivisibile ma non nella sua totalità dato che gli interpreti dell’orchestra felsinea, coloro che dovrebbero permettere al Bologna di ripartire per cercare il goal sono sempre troppo bassi nello scacchiere del mister o assolvono altri compiti in marcatura, avendo così maggiori difficoltà a proporsi offensivamente. Una manovra che oltre al grande lavoro sporco svolto dagli esterni, si ritrova senza un vero riferimento: Destro ha latitato sotto il punto di vista dell’applicazione, ma la sua gestione è stata quanto meno discutibile, con il dieci che all’Olimpico è entrato a quattro minuti dalla fine, passando da fulcro del progetto tecnico all’essere una riserva qualunque.

Fonte: Il Corriere di Bologna

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