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Corriere di Bologna – Bologna sotto processo: dopo Sabatini anche Mihajlovic sul banco degli imputati
Mihajlovic rischia la panchina? Non oggi, non ora. Domani chissà. In generale, rischia meno che in qualsiasi altra piazza di serie A nelle stesse condizioni, perché il Bologna è diverso: freddo, prudente, allergico ai colpi di scena e molto attento al bilancio (Sinisa ha un contrattone fino al 2023). Ma la domanda andrà posta anche domenica prossima, dopo il match con la Lazio. Perché quel che una settimana fa pareva fantascienza ora lo è già un po’ meno e le verità del calcio sono sempre scritte sulla sabbia: se continuano a grandinare gol vedremo cosa resterà sulla battigia.
Ieri il nome di Claudio Ranieri era sulla bocca di tutti i tifosi, non dei dirigenti. ti. Non ancora. Intanto ieri, se n’è andato Walter Sabatini, il supervisore tecnico di Bologna e Montreal: annuncio del club alle ore 14.30 di lunedì. Il Bologna del giugno 2019 era una squadra decima in classifica con un Sinisa supereroe, un Sabatini appena sbarcato, un Barrow appena acquistato, un Saputo pronto a spendere e tutte le premesse per la svolta attesa, l’accelerazione decisiva. Ora potete sognare, dicevano ai tifosi. Due anni e rotti dopo il panorama è questo.
La batosta estiva con la Ternana ha spinto l’allenatore a fare un cambio epocale, ovvero a mettere al primo posto l’obiettivo di non subire gol. Fino allo scorso anno il Bologna aveva un’idea di calcio riconoscibile, fatta di una bella fase offensiva ma di tanti gol presi: poteva piacere o no, ma si vedeva la mano dell’allenatore.
Adesso Sinisa ha cambiato qualcosa, ma i gol li prende come e più di prima, perdendo in più l’identità offensiva. Ovviamente, anche i singoli ne soffrono. Soriano a Empoli ha cambiato tre ruoli: nel primo tempo ha fatto l’interno, nella ripresa prima il trequartista dietro le due punte e poi l’esterno di destra del 4-4-2. Proprio per questo è normale che vada in confusione. Per quanto riguarda il reparto difensivo Bonifazi ha dei limiti evidenti ma gioca in una linea in cui insieme a De Silvestri è l’unico difensore vero. E davanti a quei quattro a Empoli c’erano centrocampisti più portati ad attaccare che a contenere: fare il difensore del Bologna è un mestiere complicato. Se dal ritorno in serie A ciclicamente si ripresentano le stesse situazioni, dopo che nel frattempo sono cambiati calciatori e allenatori, significa che una riflessione va fatta anche sulla dirigenza: da Fenucci in giù è giusto che si mettano in discussione tutti. Anche perché i contratti chi li firma? E i giocatori chi li compra?
Otto punti in sei giornate non sono pochi: ma preoccupa vedere un allenatore come Mihajlovic in confusione. Vedremo se il ritiro porterà buon consiglio.
Corriere di Bologna – Daniele Labanti
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