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Corriere di Bologna – Cts: ecco il piano per le riaperture

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Nell’edizione di ieri del Corriere di Bologna, Massimiliano Nerozzi ci spiega lo stato dell’arte per quanto riguarda i piani di attuazione rivolti alla riapertura degli stadi.

E’ un grido all’unisono quello lanciato dal presidente della Gae Engineering, Giuseppe Gaspare Amaro: “Siamo pronti a riaprire step per step”; Giuseppe Gaspare Amaro è a capo della società che ha sviluppato e completato tutti i protocolli di sicurezza anti-Covid inizialmente per l’Allianz Stadium e successivamente per tutti gli altri stadi delle società di Serie A.

All’interno del protocollo, contenente tutte le indicazioni e calcoli costituenti quasi 500 pagine del documento, l’ingegnere 64enne spiega come aprire gli stadi immediatamente al massimo della capienza sarebbe una follia assoluta, ma provare a piccoli passi: prima con 1.000 persone, poi 5.000, andando avanti fino a 10.000 e, dove possibile i sicurezza, anche di più.

 Spostandosi all’estero, in primis le società della Premier League e successivamente anche alcune grandi realtà europee, le istituzioni politiche locali, stanno studiando un piano per riportare i tifosi a bordo campo. Il tutto diviso in quattro punti fondamentali: 25% della capienza totale (in media); mascherine rigorosamente ffp2; distanziamento sociale di minimo un metro e infine una sorta di green card/passaporto vaccinale (ipotesi attualmente ancora remota).

Non dello stesso pensiero Amaro, il quale prende una posizione più propensa a rimanere sugli standard tecnici, strutturali e dinamici con i quali ha lavorato fino a questo momento.

Attualmente si discute su tutti i fronti possibili riguardo a questo argomento, ma l’ingegnere idraulico con esperienza ultradecennale nei vigili del fuoco continua a ribadire come il nucleo della vicenda sia la poca attenzione rivolta al suo carattere gestionale e allo stesso tempo preferisce rimanere in disparte dalle polemiche politiche che circondano da ogni parte questo discorso.

Tutto ciò non è solamente caratterizzato dalla solita polemica e burocrazia italiana, ma anche e soprattutto dai dati della pandemia, che continua a infierire su ogni possibile azione di riapertura, con i dati dei contagi (in calo, ma ancora elevati) e purtroppo dal pesante numero dei morti giornalieri.

Infine il presidente lancia l’ultimo grido di allarme sugli stadi, dichiarando come essi non siano solo aree di sosta, ma anche aree di servizio tra le più delicate.

Egli sostiene che se si arrivasse a una totale unanimità del protocollo della Gae come supporto di valutazione del rischio, si potrebbero attuare diversi piani di riapertura a seconda dello stadio in questione, poiché essi prendono come riferimento lo spazio a disposizione. Ci sarebbe la possibilità di andare da un minimo del 25% a un massimo del 45%, quest’ultimo dato riferito a esempi plateali nel nostro paese come l’Allianz Stadium o San Siro: dipende tutto dalla configurazione dei posti e dalle vie di accesso, gli obiettivi principali in questo caso sono i ring di pre-filtraggio e l’accesso in due ore.

Per concludere, l’ingegnere ricorda come la questione più delicata per la riapertura degli stadi non siano gli ingressi contingentati, ma l’educazione su quest’ultimi all’uscita.

 

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