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Corriere di Bologna – Fenucci: “Vi spiego la lunga diatriba dei diritti tv, il rapporto Sinisa-Bologna e la campagna acquisti”

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 L’amministratore delegato del Bologna Claudio Fenucci ha lasciato una lunga intervista al Corriere di Bologna, nella quale spiega la situazione attuale della società dovuta alla pandemia e la spaccatura tra i club di Serie A sulla questione diritti tv.

L’AD rossoblu, nell’articolo di Daniele Labanti nella edizione odierna del Corriere della Sera Bologna, comincia subito dall’attualità, analizzando l’enorme divisione tra i club di Serie A per la partita dei diritti tv. La  definisce come una “discussione costruttiva”, all’interno della quale si sta definendo una guida per una trasformazione che porterebbe una vera e propria rivoluzione nelle modalità di visione delle partite da parte dei tifosi. L’ex dirigente della Roma rivela anche come ci sia stato uno scambio di lettere intimidatorie, ma per quanto contano lasciano il tempo che trovano, poiché è presente un’assemblea che avrà il compito di definire una linea comune per la spartizione dei diritti tv.

All’interno della stessa intervista, poi, Fenucci analizza nei dettagli il nocciolo della questione: il tema dei diritti tv non è minimamente collegato all’ingresso dei fondi d’investimento nella costituenda media company della Lega, che è stata istituita principalmente per un unico obbiettivo legato da tre fili principali. Il target più importante è la creazione di una società che abbia il compito di gestire autonomamente la questione dei diritti tv, in modo tale da consentire alla Lega di tornare a occuparsi principalmente di calcio e consolidare, di conseguenza, l’immagine del nostro campionato di fronte a possibili futuri investitori; infine l’ulteriore aggiunta di risorse economiche da destinare ai club per la realizzazione o l’ammodernamento degli impianti sportivi e di tutto ciò legato a quest’ultimi. Il problema fondamentale è la valutazione di un’offerta che soddisfi non solo l’aspetto economico, ma anche quello riguardante l’aspetto valorizzativo del calcio italiano.

Portando la chiave della questione in ottica Bologna, la società si trova sempre più orientata verso un approdo esclusivo a Dazn e alle app mobile, lasciandosi alle spalle tutto il passato con Sky: Fenucci non ha peli sulla lingua, ripetendo più volte come il futuro sia sempre più orientato verso questa direzione, ma allo stesso tempo bisogna effettuare un’attenta valutazione della copertura della rete digitale. In questo caso, l’obiettivo principale è l’incremento degli abbonati televisivi, poiché esso rappresenta il 45% del fatturato delle società medie e piccole.

Successivamente l’ex AD della Roma fa un’attenta riflessione sulle possibili riforme che in futuro riguarderebbero il campionato italiano: innanzitutto si complimenta più volte con Gravina per la buona gestione dell’emergenza che ha travolto il nostro calcio e allo stesso tempo ricorda come il sistema Serie A sia rimasto in piedi negli ultimi dieci anni grazie ai 3 miliardi di ricapitalizzazioni effettuate dagli azionisti, di conseguenza il sistema attuale è da riequilibrare. Per quanto riguarda la riduzione del numero di squadre in Serie A, egli fa riferimento alla riforma della Champions League, che entrerà in vigore a partire dal 2024: l’AD non esclude la possibilità di attuarla, poiché le competizioni europee e i campionati nazionali sono legati reciprocamente. Il membro del cda della media company della Lega riporta come su questo discorso bisogna essere aperti all’innovazione: suggerisce come un’ idea potrebbe essere l’introduzione dei playoff per l’assegnazione del titolo e l’ammodernamento degli impianti sportivi (soprattutto stadi) adeguati alle esigenze del pubblico attuale; purtroppo per quanto riguarda questo discorso, l’Italia è rimasta ferma alla legge 91 e invece a quella Melandri del 2008 sulle tv, quest’ultima fa riferimento a un mercato totalmente cambiato.

Analizzata tutta la questione dei diritti tv, si passa alle questioni di casa BFC: dalle perdite dovute alla pandemia fino alla futura campagna acquisti, passando per il rapporto Sinisa-Bologna e la costante sfortuna capitata fino a questo momento con arbitri e Var.

Questione perdite pandemia: Fenucci esplicita come in parte siano riusciti a contenere le perdite nel primo semestre del 2020 tagliando gli stipendi ai tesserati e ai dirigenti, ma non sia servito più di tanto, poiché i mancati ricavi e i maggiori costi della stagione attuale hanno portato ad un ammontare passivo di 13/14 milioni di euro per il  club. Purtroppo le previsioni in ottica giugno 2021 sono ancora negative: nonostante le perdite possano variare a seconda del mercato trasferimenti, si stima un ulteriore passivo di 20/30 milioni di euro.

Chiudendo definitivamente il discorso Covid, l’amministratore descrive l’attuale situazione dall’Ara, precisando più volte come l’iter sia perfettamente in linea con l’agenda e tutta la concentrazione sia rivolta verso lo stadio provvisorio, che potrebbe essere situato vicino a Fico. Egli ripete come ci si debba sbrigare il più velocemente possibile, poiché sono necessari 6 mesi per la sua costruzione e deve essere pronto per il 2022, anno in cui dovrebbero cominciare i lavori per il Dall’Ara.

L’amministratore evidenzia come l’assenza del pubblico sia pesante dal punto di vista non solo economico, ma anche emotivo: la mancanza dei tifosi si ripercuote drasticamente sulla squadra e sulla città, qui viene evidenziato il ruolo del Bologna calcio anche come aggregatore di iniziative sociali e di relazioni territoriali.

In conclusione, egli analizza l’annata attuale tra risultati, Mihajlović, arbitri e Var: l’amministratore ammette la sfortuna avuta dalla squadra nonostante un gioco fatto di personalità e mentalità guerriera. L’AD evidenzia come il Bologna sia una squadra divertente da guardare, composta da giovani di qualità e un allenatore con cui ha un rapporto di grande fiducia.

Per quanto riguarda il mercato, il direttore cita indirettamente il presidente Saputo, che non ha mai fatto mancare le risorse per le diverse campagne acquisti e allo stesso tempo esplicita come sia già stato delineato il piano di interventi per il 2021-2022, nonostante sia legato soprattutto al mercato in uscita.

Come ultimo argomento, ma non per importanza, la tanto discussa “questione arbitri”: l’amministratore ammette come i club in primis abbiano voluto il Var, sollecitando più volte la Figc, anche se questo strumento ora come non mai abbia bisogno di un’unificazione del processo di comunicazione tra Var e campo.

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