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Corriere di Bologna – L’intervista a Sansone: “La squadra crede nell’Europa. Perché dovrei restare? Sto bene e ho esperienza”
Nicola Sansone, che a 31 anni ha saputo reinventarsi punta centrale per poter trovare spazio in campo, sta dimostrando di poter essere ancora incisivo e di segnare gol importanti.
Di seguito, riportiamo alcuni spezzoni dell’intervista del giocatore con il Corriere di Bologna.
Dopo un avvio difficile cos’è cambiato? “La mia fortuna sono stati gli infortuni dei miei compagni – ha detto ridendo – Sia chiaro, non spero si facciano male, ma succede e io sono stato bravo a farmi trovare pronto: quando giochi devi essere decisivo e non è facile“.
A novembre Motta le dice “È meglio se vai a giocare altrove”. Come ha reagito? “In realtà io sono andato da lui e gli ho chiesto perché non giocavo. Lui, con grande onestà, mi ha spiegato e poi mi ha detto “cercati un altro club”. Ci sono rimasto male, ma appena sono uscito dalla stanza ho pensato: “Ti faccio vedere se la pensi ancora così a fine campionato”. Poi ho avuto l’opportunità“.
Ha pensato di andarsene? “Tutto il tempo, se un allenatore ti dice così come fai. Avevo parlato con il mio procuratore ma a gennaio è difficile cambiare. Poi il gol con l’Udinese e l’infortunio: sono rimasto, nessuno ti prende da rotto“.
Che tipo è Motta? “Deciso, sa quello che vuole. Con me si è comportato sempre bene. Mi fece giocare subito e io sbagliai la gara con la Juve. E’ sempre stato giusto nei miei confronti. Come allenatore è molto ambizioso, pretende tanto da sé e da noi. Poi ti lascia giocare, ma ti dà un’idea di calcio ben chiara“.
In che aspetti è differente il lavoro di Motta da quello di Mihajlovic? “Nell’intensità, anche in allenamento. Con Motta si va più forte, atleticamente stiamo molto bene“.
Lei non nasce centravanti: come si è adattato al ruolo? “In realtà nasco seconda punta, poi tutti mi hanno sempre messo sull’esterno da quando sono in Italia, ma rendo meglio in mezzo. Non sono un numero 9 all’Arnautovic o Zirkzee, preferisco giocare con un’altra punta“.
Si è mai pentito di aver scelto Bologna? “No, mai. Ho giocato tanto, 121 partite. Ci sono stati periodi difficili: quando Mihajlovic si ammalò la prima volta, quando mi feci male e restai fuori sei settimane e all’inizio con Motta quando non giocavo“.
La squadra ci crede all’Europa? “Ci crede, sì. Giochiamo per raggiungere dei traguardi che sembravano impensabili a inizio stagione. La chimica nel gruppo c’è sempre stata, il mister ha creato un’unione maggiore in campo“.
Contro le grandi state facendo bene: sono i confronti che spostano di più? “Fanno la differenza se vuoi entrare tra le prime 6-7. All’andata abbiamo fatto pochi punti, potevamo solo migliorare“.
Lei è in scadenza a giugno, ha già detto che le piacerebbe restare. A che punto siamo? “Non per forza, sia chiaro. Se non offrono niente il contratto scade. Non ci siamo ancora parlati”.
Perché vorrebbe restare? “Mi piace il Bologna. Non sono mai stato così a lungo in un club, sono affezionato“.
Tre motivi per cui il Bologna dovrebbe tenerla? “Sto bene fisicamente, ho esperienza, non sono vecchissimo“.
Vorrebbe rimanere anche se non è sicuro del posto? “Con il metodo Motta siamo tutti uguali: è un tecnico democratico, meritocratico: chi sta meglio gioca, lo ha detto anche a noi“.
La qualità migliore di Sansone? “Non mollo mai. Il difetto è che sono testardo e a volte sarebbe meglio scendere a compromessi. La partita più difficile? Quella contro il Verona. Ma quella che vorrei giocare è con la Juve e farle gol davanti al Dall’Ara pieno“.
(Fonte: Corriere di Bologna, Guido De Carolis)
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