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Corriere di Bologna – La rivoluzione passa da Zirkzee
Chi l’ha detto che per fare le rivoluzioni (calcistiche) bisogna sedersi per forza su panchine milionarie? È una domanda che viene naturale porsi seguendo lo sviluppo del gioco di Motta e il ruolo sempre più centrale di Joshua Zirkzee all’interno del suo scacchiere tattico. Perché esattamente come fece Guardiola al tramonto degli anni duemila, con l’introduzione del falso nueve impersonificato da Lionel Messi – ok, forse per ora leggermente in chiave minore – l’allenatore italo-brasiliano si è proposto di azzerare il ruolo classico del centravanti con l’obiettivo di sostituirlo con qualcosa di diverso.
Ma come gioca Zirkzee?
Diverso, dicevamo. Ma diverso in tutto, anche da quella stessa idea guardiolista: perché Zirkzee non è un piccoletto di 1,70, ed è per tale motivo che risulta ancora più atipico. Fisico da ariete d’area di rigore, altezza e potenza fisica, ma alternate a classe, visione di gioco e intuizioni da puro trequartista. E la domanda che sembra sorgere spontanea, nonostante l’ottimo inizio di stagione costellato di giocate illuminanti e condito da un assist e due goal (quasi tre), è ovviamente questa: cosa potrebbe fare l’ex Bayern se aumentasse il suo peso specifico in fase realizzativa?
Il veronese Hien, difensore di qualità e tormentone di mercato per diverse settimane estive, ne ha esaltato le caratteristiche al termine dell’ultima gara conclusa a reti bianche: “Ne ero rimasto impressionato già lo scorso anno, è un giocatore che va affrontato al meglio perché se gli viene concesso spazio può fare molto male”. Ed è proprio sulla continua crescita che il Bologna scommette, convinto tra l’altro che – anche tatticamente – il ragazzo possa apprendere ancora molto, considerato che si trova alla prima esperienza continuativa nel ruolo di unica punta, peraltro da titolare.
E se non gioca Zirkzee?
Il modo di giocare dell’olandese, la sua capacità di gestire il pallone e aprire spazi per gli inserimenti di mezzali ed esterni (ruolo che a breve conterà anche su Saelemaekers tra le sue fila) è esattamente ciò che servirà domenica per affrontare il Napoli di Garcia, puntando su una pressione da applicare ai difensori partenopei, apparsi decisamente vulnerabili in queste prime gare di campionato e peraltro privi del leader Rrahmani.
E se il ragazzo dovesse – lo scongiuriamo – prima o poi fermarsi? Beh, certamente sarebbe un gran bel dilemma tattico per Motta. Perché l’unico giocatore ad oggi con le caratteristiche di una punta vera è Van Hooijdonk, ma tutto ciò che gli aleggia attorno è un’incognita. Con ottime probabilità, l’allenatore ricorrerebbe alla già vista soluzione con Ferguson avanzato tra i tre davanti: ma in ogni caso, non è un problema che oggi riguarda l’area tecnica, concentrata piuttosto su come battere i partenopei proprio grazie all’apporto dell’olandese.
(Fonte: Corriere di Bologna – Alessandro Mossini)
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