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Corriere di Bologna – Skorupski: «L’obiettivo è l’ottavo posto, è ora di fare di più della salvezza»
L’uomo della partita con la Juventus, colui che in questo campionato più volte si è reso protagonista più volte di interventi fantastici che hanno protetto la squadra in partite delicate, colui che quest’anno ha parato due rigori su nove sfide dal dischetto: Lukasz Skorupski è stato l’uomo del weekend in casa Bologna. In questa intervista, racconta a 360° la sua storia e le fasi della sua carriera, che ormai ha trovato nell’Italia la sua seconda patria, essendo nel Bel Paese da ben dieci anni. 32 anni domani, il polacco si sente più in forma che mai: «Di certo sono più vecchio, però mi sento meglio. Sono soddisfatto, sto facendo un bel campionato». Ovviamente, non poteva non dire la sua sul rigore parato al connazionale Milik domenica sera: «Mai tirato così, incrociava sempre con molta forza. Ha fatto il saltello per spiazzarmi, senza riuscirci. Quando giocava in Francia lo faceva spesso. Mio figlio Leo mi ha detto: “Papà non hai fatto una gran parata, era un passaggio”».
L’INFANZIA E GLI INIZI IN POLONIA – Lukasz è nato e cresciuto a Zabrze, in Polonia, e della sua infanzia parla così: «I miei vivevano in campagna, noi tre fratelli (tutti maschi, lo sono il più piccolo) siamo invece cresciuti in città, a Zabrze. Papa Wojtek era andato lì per lavorare in una miniera di carbone. Ci ha passato 25 anni, è morto di tumore ai polmoni due anni dopo essere andato in pensione: non se l’è proprio goduta. Ma la mia infanzia è stata bellissima. Sono cresciuto per strada senza genitori, con gli amici». Il piccolo di casa Skorupski non nasce come portiere nella scuola calcio dove è cresciuto, ma come difensore, ma poi ecco il momento in cui per la prima volta finisce tra i pali: «Un giorno, avrò avuto 6-7 anni, c’era un torneo e non arriva il portiere. Ero già alto e così l’allenatore mi dice. “Tu vai in porta”. Finisce che mi eleggono miglior portiere del torneo. Da lì non mi sono più mosso. Meno male che quel ragazzino non è venuto quel giorno». È in quel momento che esplode il Lukasz portiere, ruolo da sempre considerato “per i matti”, ma a lui piace dare una definizione diversa: «È Il ruolo più difficile, mettiamo le mani dove nessuno vorrebbe neanche mettere i piedi: in mischie e situazioni così devi avere coraggio».
L’ITALIA E LA ROMA – Ormai dieci anni fa, nell’estate del 2013, Lukasz incomincia ad entrare nelle mire di diversi club, per la sua destrezza nel difendere la porta, caratteristica visibile anche oggi. E così ecco l’arrivo in Italia, alla Roma: «[…] Avevo vent’anni, ero in Slovenia in ritiro con il Górik Zabrze, la mia squadra polacca. Avevo solo la tuta. Dopo due settimane mi chiama il mio agente di allora (Konrad Golos) e mi dice: “Prendi l’aereo e vai a Roma”. Non mi rendevo neanche conto di dove andavo». Il primo approccio con i giallorossi non è stato dei migliori, soprattutto per le difficoltà di lingua e la distanza da casa: «Parlavo solo polacco, non capivo niente. Mi fanno tutti gli esami medici. Il giorno dopo mi dicono che andiamo in ritiro a Brunico. Chiedo di tornare in Polonia a fare la valigia e mi rispondono che non se ne parla. Altri 10 giorni di ritiro. Torniamo a Roma, un giorno libero. Va beh dico, posso andare in Polonia? No, andiamo in tournée in America. 1 mesi di ritiro sono due. Posso andare in Polonia? No, inizia il campionato, non si può. Insomma sono tomato in Polonia dopo sei mesi, per Natale. All’inizio è stata dura». Skorupski non avrebbe voluto continuare, per un ragazzo di vent’anni forse era troppo tutto quello, ma poi sia la società che il procuratore spinsero perché continuasse in questa avventura: «Non parlavo la lingua, non conoscevo nessuno. Stavo in albergo, solo: le giornate erano hotel-Trigoria. Dopo due settimane chiamo il mio procuratore: “Me ne vado, basta. Dillo a Sabatini Non ero mai stato un minuto in casa in Polonia, ero recluso, senza amici, zero. ll mio procuratore è restato con me finché non ho trovato casa. Poi mi diedero un traduttore che mi aiutava con mister Garcia». Roma voleva dire Totti, inevitabile scambiare due parole sul Capitano eterno dei giallorossi: «Checco con me è stato fantastico. In spogliatoio avevo l’armadietto a fianco, Chiedevo: ma sicuro, vicino al capitano? Lui era tranquillissimo, parlava poco, pacato, faceva delle battute e faceva morire dal ridere. Il capitano vero però lo faceva De Rossi. All’Eur abitavo nella stessa palazzina di Totti, mi portava lui all’allenamento, non avevo la macchina. È stato bravissimo con me, un fratello maggiore. Mai visto giocare a calcio come lui: un tocco di palla eccezionale».
IL BOLOGNA, PRESENTE E FUTURO – Skorupski dimostra di avere delle qualità molto importanti, ma necessita di giocare, per questo decide di lasciare la capitale per passare prima da Empoli e poi arrivare al Bologna: «A Roma ho sempre avuto davanti portieri bravissimi: De Sanctis, Szczesny, Allison. Andai a Empoli per giocare e Bologna l’ho scelta per quello. Sono qui da cinque anni, l’anno passato ho fatto tante gare senza prendere gol, quest’anno meno, ma forse parate più importanti. Questa da quando sono a Bologna è la migliore stagione. Siamo ottavi, nelle prossime due gare dobbiamo fare minimo 4 punti». È lui stesso ad analizzare la situazione dei Rossoblù di quest’anno, che ha dimostrato di poter essere grande con le squadre di alta classifica, mentre faticare un po’ di più con le avversarie meno blasonate: «Forse perché siamo una squadra giovane e con le grandi è naturale voler dimostrare il proprio valore ed essere più carichi. Con le piccole dobbiamo trovare maggiori stimoli. È anche il mio compito motivare i giovani, Si può perdere, c’è modo e modo, non come a Verona e Torino». Lukasz si sente delle responsabilità, è più che normale dopo cinque anni a difendere i pali Rossoblù, e gli piace anche sentirsi dare del “senatore”: «Senatore mi piace. Sono uno allegro, scherzo, ma so leggere il momento, quando c’è bisogno di svegliare la squadra mi viene naturale». Se prima ha descritto come ci si sente ad essere un portiere, ora è giusto capire quali sono i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza: «Preferisco un portiere che aiuta la difesa, esce dieci volte e una sbaglia, piuttosto che chi sta in porta e prende gol di testa e poi dice, non toccava a me, ma ai difensori. lo rischio, ma aiuto: sono anche tanto coraggioso e sono migliorato molto con i piedi. Sono più tranquillo. Ma il portiere veramente bravo è quello che fa una parata a partita. Szczesny, Maignan, gente che arriva un tiro e lo prende». Il Bologna di oggi è all’ottavo posto, definita anche da Lukasz come la miglior stagione da diversi anni a questa parte, ma, dalle sue parole, l’Europa è meglio non nominarla: «(Se ne parla, ndr) Pochissimo, ed è meglio. Gli anni scorsi lo dicevamo e andavamo male, bisogna arrivare minimo ottavi». Da un ragazzo come Skorupski, integrato al meglio e leader naturale dello spogliatoio, cerchiamo di capire com’è e come sta vivendo questo momento un altro leader come Arnautovic: «Siamo amicissimi, Marko si trova bene con tutti, paria dieci lingue. Ora non sta giocando, era infortunato, si sta riprendendo. Che rapporto abbia con il mister Motta noni o so. non sono affari miei, spero che prima o poi tomi con noi e a segnare: abbiamo bisogno dei suoi gol. lui è molto forte, ma non faccio io la formazione». Per concludere, è interessante capire anche le dinamiche del gioco di Motta dagli occhi di chi ne prende parte attiva, da chi è il primo regista in campo, con una chiosa sul finale di stagione Rossoblù: «Sono più libero, non sono forzato a giocare per forza da dietro: se lancio non c’è problema, anche questo mi ha dato più tranquillità. Ho più autonomia. In generale è finita la moda di giocare da dietro, è troppo rischioso: Juve, Milan e Inter lo fanno molto poco. Abbiamo fatto già più dell’anno scorso, L’importante è ripartire bene. Il Bologna può ambire a più della salvezza».
Fonte – Guido De Carolis, Corriere di Bologna
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