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De Silvestri: «Voglio giocare in Europa con il Bologna» (Il Resto del Carlino)
Le ambizioni di Lollo: fare la Champions con il Bologna, continuare a giocare e toccare le 100 presenze in rossoblù
Lorenzo De Silvestri non ha bisogno di presentazioni. Il difensore, tra le personalità più carismatiche e amate dello spogliatoio rossoblù, è al Bologna dal 2020 e finora ha collezionato quattro stagioni, 95 presenze e 8 reti, indossando anche la fascia di capitano. Adesso, a 36 anni, dovrà decidere cosa fare del suo futuro. A quanto pare, però, Lollo sembra intenzionato a toccare quota 100 partite sotto le due torri. Di seguito riportiamo alcune delle dichiarazioni che ha rilasciato a Il Resto del Carlino.
Le parole di De Silvestri: «La Champions? Non ci rendiamo ancora conto di quello che abbiamo fatto quest’anno»
Il Bologna è in Champions League.
«Ogni volta che sento questa frase, fa sempre più effetto. Abbiamo festeggiato tantissimo, ma non ci rendiamo ancora conto di quello che abbiamo fatto. Forse lo realizzeremo solo quando vedremo arrivare al Dall’Ara le grandi squadre europee».
L’ultima volta che ha giocato in Champions aveva 21 anni.
«Sono molto orgoglioso di tornarci dopo così tanto tempo. Alla Samp con Sinisa raggiungemmo l’Europa League ma uscimmo ai preliminari. Al Torino mi capitò lo stesso. Il mio sogno era fare l’Europa con il Bologna. Se potessi parlare con il De Silvestri da giovane, gli direi di continuare a fare questo lavoro con passione, svegliandosi ogni volta con una voglia incredibile. La stessa che io ho ancora oggi».
Resta qui il prossimo anno?
«Sono molto sincero. La mia volontà è di continuare come calciatore: mentalmente e fisicamente mi sento benissimo. Ho un sogno: raggiungere le 100 presenze in rossoblù e far diventare il Bologna il club con cui ho fatto più stagioni in carriera, cinque. Ma la società adesso ha cose più importanti: decideremo insieme».
Thiago Motta invece ha deciso di andare.
«Al mister voglio dire un grazie ma anche complimenti. Perché non era facile arrivare dopo Sinisa, in un momento così difficile e delicato, e Thiago con noi si è posto subito in maniera molto sincera. Si è affidato a noi per creare questo tipo di gruppo, ci ha lasciato molta responsabilità. Io e lui siamo quasi coetanei, quindi si è creato un rapporto che va oltre quello tra tecnico e giocatore. Ai tifosi voglio lanciare un messaggio: ricordiamo questi attimi, gli occhi pieni di gioia, la folla in piazza, le tante foto. In Champions dopo sessant’anni, che sono tanti. Arriverà un’altra stagione e si ripartirà. Quindi godiamoci il momento».
Mihajlovic invece cosa le ha insegnato?
«Il coraggio. Prima di tutto in campo. Quando è arrivato lui ci ha dato un’impronta forte, europea: in un momento delicato per il club, ha proposto un calcio innovativo, quasi sfrontato. Poi ci ha insegnato il coraggio nella vita: con la sua malattia siamo dovuti maturare, siamo cresciuti come uomini. Lui ha forgiato questo gruppo che è poi la base del capolavoro di questa stagione. Gli voglio mandare un pensiero, gli voglio dedicare questa Champions. Mi sono emozionato quando ho saputo che suo figlio (il terzogenito Miro, ndr) verrà a Bologna per studiare da allenatore. Quel cognome avrà sempre un posto nella mia vita».
Pochi possono capire cosa significhi questa Champions per i bolognesi.
«Io, Orsolini e Skorupski siamo quelli che sono qui da più tempo. Sappiamo i sacrifici fatti, i momenti neri superati per arrivare a questo sogno. Per noi è un orgoglio doppio. Saputo? Il presidente è una persona magnifica, educata, umile. Quest’anno la sua presenza fisica qui è stato un valore aggiunto. Con lui e con questi dirigenti il futuro è al sicuro».
I tre momenti chiave di questa stagione?
«Di sicuro ci metto la vittoria con l’Inter in Coppa Italia: vincere a San Siro in rimonta è stato incredibile, lì abbiamo capito che sarebbe stato un anno speciale. Poi dico le vittorie di Bergamo e Roma».
Il messaggio più bello ricevuto in questi giorni?
«Quello di Roberto Soriano. Lui è un amico, è stato con noi fino a ieri, ha vissuto con noi tante cose importanti. Lo stesso vale per Nicola Sansone, Marko Arnautovic, Gary Medel e Jerdy Schouten. Questa Champions è anche merito loro».
Il suo segreto?
«La mia famiglia e le mie amicizie. La carriera è breve, i riflettori si spengono, è importante mantenere un proprio equilibrio».
(Fonte: Il Resto del Carlino, Gianmarco Marchini)
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