Bologna FC
Dijks a Bologna, ricordi amari: «Ero depresso, ma non lo ammettevo»
L’esterno olandese che ha vestito la maglia rossoblù dal 2018 al 2022 racconta i difficili anni in maglia felsinea e un difficile rapporto con il calcio e il suo modo di vivere la carriera
Due anni fa l’addio a Bologna dopo quattro stagioni e 78 presenze, dal 2018 al 2022, Mitchell Dijks oggi gioca al Fortunato Sittard in Olanda (dopo essere passato anche al Vitesse) e sta disputando un’ottima stagione. L’ex esterno mancino rossoblù si è ritrovato dopo stagioni difficili tornando in patria.
In questa stagione, Dijks si sta trovando molto bene al Fortuna Sittard. Finora, in stagione, ha collezionato 12 presenze e servito 3 assist. Nell’ultima gara contro l’RKC Waalwijk ha messo in campo un’altra ottima performance e si sta guadagnando le “copertine”. Ieri, l’ex rossoblù ha rilasciato una breve intervista alla testata olandese Neos. Dijks ha parlato del suo periodo a Bologna svelando un lato molto triste di una parte della sua esperienza emiliana.
Dijks a Bologna, un periodo triste
L’esterno del Fortuna Sittard ha parlato della sua “rinascita” calcistica, culminata oggi in una buona stagione con la formazione olandese. Prima, però, ci sono stati momenti difficili come appunto nel capoluogo emiliano:
«Ad un certo punto della carriera mi sono trovato perso. Avevo 27 anni, giocano nel Bologna ed ero solo. Perlomeno mi sentivo così – racconta Mitchell –. Non volevo ammettere che fossi depresso, ma lo ero… Ero spesso infortunato e normalmente quando mi svegliavo mi comportavo come un clown. Super felice e positivo, ma non era realmente così. Non avevo voglia di alzarmi dal letto. Era un periodo strano».
Qualche volta, il malessere di Dijks è stato evidente anche all’interno del club, ma il giocatore ha sempre cercato il più possibile di nascondere il problema nel suo periodo al Bologna: «Qualche volta nel club mi chiedevano “Mitchell, come va?”. Io mettevo una sorta di maschera e rispondevo che tutto era posto. Una volta, però, ero col fisioterapista e mi ha chiesto come stessi. In quel momento sono crollato e ho pianto. Ho pensato “Mitch, questo non va bene”».
Un rapporto difficile col calcio
Non solo Bologna, Dijks riesaminando la sua intera carriera calcistica, ha poi capito che qualcosa non è mai andato per il verso giusto: «Avevo 16 anni quando sono andato all’Ajax. Il calcio era tutta la mia vita. Persino quando andavo alle feste, mi chiedevo sempre “Questo va bene per la mia carriera?”. E mai mi sono chiesto “Mitchell come stai?”. Per anni ho soppresso le mie emozioni, a 27 anni poi tutto questo è svanito…».
Quella di Dijks è l’ennesima testimonianza di quanto la salute mentale giochi un ruolo importantissimo nel calcio di oggi. E quanto sia ancora molto sottovalutato questo aspetto sia a livello pubblico che privato…
Si ringrazia per la traduzione Jurre van Wanrooij di Sportverslaggever Brabants Daglbad.
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