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Dopo un anno e un giorno – 20 maggio 2012/21 maggio 2013

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Erano le 4.03 del 20 maggio 2012 quando la terra incominciò a ruggire;  era notte fonda e mi  accorsi, dal mio letto,  di quanto stava succedendo quando tutto era ormai finito. Da quel momento, purtroppo, a Mirandola, San Felice, Finale Emilia, Crevalcore e in tanti altri comuni del modenese e del ferrarese iniziava il dramma che ha portato a modificare radicalmente il modo di vivere di migliaia di persone. E come se non bastasse alla prima scossa se ne aggiunse un’altra, perchè il monito della prima non venisse in fretta dimenticato. Da allora mancano all’appello 28 persone, che rimarranno nei nostri cuori per sempre, e migliaia di persone hanno dovuto sopportare il dramma dei senzatetto, perchè circa  14 mila edifici e 33 mila abitazioni sono stati dichiarate inagibili, per un totale di 43 mila persone sfollate.

Ma l’Emilia laboriosa, il giorno dopo essersi svegliata dall’incubo, ha reagito e, passate le prime 24 ore di sgomento, si è rimboccata le maniche e ha iniziato a ricostruire, con sostegni economici che sono giunti sottosvariate forme, private (sono stati raccolti 37 milioni di euro) e pubbliche (2,5 miliardi dallo Stato, 670 milioni dall’Unione europea, 6 miliardi dalla Cassa Depositi e Prestiti per famiglie e imprese a fondo perduto e 6 miliardi di prestiti dalla Cassa per il pagamento di imposte e contributi). Oggi delle 22 zone rosse, zone off limits che delimitavano le zone di accesso ai centri storici più colpiti, solo 6 rimangono ancora operative, segno che le altre 16 sono state smantellate perchè aree ormai messe in sicurezza e/o ricostruite. Oltre 5.000 famiglie sono rientrate nelle proprie case, 10.000 usufruiscono di un contributo di autonoma sistemazione, mentre 540 sono in affitto in alloggi individuati dai comuni con costi a carico dei fondi del terremoto. Circa 2.600 persone vivono in moduli prefabbricati, mentre nessuno vive più nei campi della Protezione Civile, che sono stati smantellati e riteniamo che questo, dopo 366 giorni, sia forse il segno più tangibile dell’Emilia indomita e che mai si è fermata, un’Emilia lavoratrice e coraggiosa che ha fatto del suo spirito di condivisione, lo spirito di una grande comunità, il punto di ripartenza.

E dopo un anno e un giorno, l’Emilia è di nuovo in piedi: occorreranno ancora molti giorni per definire e completare, ma la strada e tracciata. Perchè adesso ogni abitante del suo popolo potrà dire con orgoglio: “Io non tremo”. 

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