Bologna FC
Elogio dell’errore
Nella mentalità di oggi, si tende a distruggere per degli errori, che sono in realtà ottimi indicatori di una realtà che verrà sempre a galla

Sbagliando si impara. Errare è umano, perseverare è diabolico. La lingua italiana è ricchissima di detti proverbiali di questo genere, tanto che si potrebbe andare avanti all’infinito. E la verità è che nel mondo dello sport la gestione dell’errore è ciò che conta veramente. Tutti sbagliano, infatti, ma i fattori importanti sono altri. Ad esempio, la quantità di errori nell’arco dei novanta minuti, oppure il tempo necessario per riprendersi e giocare senza timori reverenziali. Tutte queste cose dipendono da persona a persona, nella vita “comune” così come in campo. E possono influenzare l’esistenza e la carriera, di pari passo, di molte persone. Oggi, ci concentreremo sul ruolo dell’errore nel mondo del calcio.
Questione di mentalità
Anzitutto, gli errori vanno classificati per peso specifico. Ci sono infatti alcuni tipi di imprecisioni in campo, come un passaggio male indirizzato, che possono passare inosservati come colpevolizzati. Per esempio, un lancio lungo sbagliato potrebbe portare a una ripartenza letale, ma è anche vero che in novantanove casi su cento non è così. La realtà dunque è che sul campo si sbaglia continuamente. D’altronde è così anche nella vita. Ma sono le situazioni che si sviluppano immediatamente dopo all’imperfezione che vanno a dargli un peso specifico. Anche Ndoye stesso ha perso nove palloni ieri, ma in situazioni meno complesse e dalle conseguenze leggere. Così, nessuno se ne ricorda. Giustamente.

Dan Ndoye e Sam Beukema (© Bologna FC 1909)
Errori ricorrenti o sporadici?
Un altro fattore di fondamentale importanza è la distribuzione delle imprecisioni nell’arco del match. Le cosiddette lucumate, ormai da Accademia della Crusca, sono solitamente due o tre errori a pochissimi minuti di distanza, che vanno a macchiare un intero incontro, spesso giocato molto bene. Come contro il Torino, quando, dopo mezz’ora di ottimo livello, Jhon ha avuto cinque minuti di sbandamento (e qui conta moltissimo anche il tempo di reazione ed elaborazione mentale del misfatto), avanzando sulla trequarti e lasciando da solo Beukema. Al terzo contropiede, dopo due grandi occasioni, è arrivato il gol di Vlasic. Ma dopo un paio di circostanze del genere, il colombiano avrebbe potuto intuire che ritrovare la propria posizione in campo sarebbe stata una scelta migliore per conservare il risultato.
Qual è la soluzione?
Fiducia ad Italiano, ora, anche perché non esiste una risposta corretta all’andamento delle ultime settimane. Di Casale, in crescita, e di Lucumi, che sembra un pò più in affanno. Se continuare con il colombiano titolare potrebbe ridargli smalto e fiducia, magari qualche giornata in panchina alimenterebbe la concorrenza, che merita assolutamente la “promozione”. Ognuno, d’altronde, ha un suo carattere, e c’è chi necessita del bastone, chi della carota. Solo il tempo può dare una risposta; noi, intanto abbiamo una sola certezza. L’errore fa bene, serve alla crescita ed è un processo naturale. Dall’altro lato, le critiche esistono. Ma per qualche sbavatura nessuno merita una croce tanto grande: ogni azione ha una conseguenza, e magari in questo caso può essere l’esplosione di Casale. Perché, dunque, lamentarsi se il tempo scorre e da sempre risposte giuste a chi lo sa attendere?
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