Bologna FC
Bologna, gridano tutti all’alternativa, ma poi…
I modelli esteri delle coppe nazionali in Italia non vanno bene: l’esempio? Empoli-Bologna, e l’attenzione a livello nazionale

«Quello che vivo io è un po’ quello che vive il Bologna. Facciamo bene, ma sembra che a livello nazionale non ci si fili nessuno». Ora, provate a smentire le parole di Riccardo Orsolini nella sua intervista a Gianmarco Marchini della scorsa settimana. No, a Bologna nessuno smentisce Orso, perché tutti sentono che è esattamente come racconta lui.
La riprova? Empoli-Bologna, prima semifinale di Coppa Italia. L’altra? Il Derby di Milano. Appeal diversi, senza ombra di dubbio. Ma, c’è sempre un “ma”: non aspirano tutti, per il bene del movimento calcistico italiano, a coppe nazionali come in Inghilterra, Francia o Germania? Perché, quindi, Empoli-Bologna è passata prima, durante e dopo così sottotraccia?
Empoli-Bologna, una semifinale senza appeal
Già, queste parole usate a proprio piacimento in base al contesto. L’appeal, o se volete “l’interesse“. Empoli-Bologna, da parte dei media nazionali – ma non solo dei media – ha avuto poco interesse, poco appeal. Ci si aspettava un bel Juventus-Atalanta, per i titoli e le trasmissioni. Invece, il campo, e il calcio, ha scelto Empoli-Bologna. Sono quei 15 secondi menzionati da Orsolini a essere quasi una beffa. Si, perché tranne il broadcaster principale della Coppa Italia, e cioè Mediaset, la quale ha messo in atto la giusta copertura per un evento come la semifinale della coppa nazionale, al di là del blasone delle squadre, sui giornali, radio e tv, alla vittoria del Bologna sono stati dedicati i “soliti” 15 secondi. Ma come? È pur sempre la semifinale della Coppa Italia. E la volontà di vedere storie alla FA Cup?, alla Coupe de France, dov’è finita?
È un vero peccato, perché certe riforme per il sistema calcio in Italia sono state spesso invocate dal momento in cui c’è stata anche una bella storia calcistica da raccontare. Come si può non ricordare l’Alessandria in semifinale di Coppa Italia dopo 80 anni, mentre disputava la Lega Pro? O la Cremonese, che soli due anni fa raggiungeva lo stesso traguardo mentre cercava di salvarsi in A? Proprio come l’Empoli, che oggi è terzultimo e vuole rimanerci in Serie A, ma intanto agli ottavi batte la Fiorentina e ai quarti la Juventus, arrivando a questa semifinale per la prima volta nella sua storia. Ecco, non è questa una bella storia? Due “Davide” degli ultimi quindici anni, al posto dei due soliti “Golia”? Anche se il Bologna è da due anni che dimostra di poter essere un “Golia”, non viene ancora considerato tale: niente da fare.
Si continua a gridare “gatto”, che però è già nel sacco
Quindi, anche in Italia possono ribaltarsi i pronostici? Pare di sì, almeno fino a un certo punto. Ed ecco quindi che ci ritroviamo Empoli-Bologna come prima semifinale di Coppa Italia. La rivincita di molti, oppure no? Forse no. Già dal risultato dei quarti di finale, aleggiava nell’aria quella classica sottovalutazione quando i risultati non sono quelli che ti aspetti. Tutti si aspettavano un Juventus-Atalanta, o al massimo un Juventus-Bologna, ecco. Un Empoli-Bologna proprio no. E quando se lo sono ritrovato in mano, non tutti l’hanno gestito a dovere. E la bella storia calcistica, la rivoluzione? Niente, non interessa più. Solo parole di circostanza. Si torna quindi ai 15 secondi, ai trafiletti in prima pagina: poco interesse.

Remo Freuler e Riccardo Orsolini dopo Empoli-Bologna in Coppa Italia (© Bologna FC 1909)
È un peccato, ma evidentemente in Italia non siamo pronti a questo. 2.178.000 spettatori per il match del Castellani su Canale 5. Empoli e Bologna non hanno il bacino di Inter e Milan, e questo non lo contesta nessuno. Nemmeno della Juventus, che con le milanesi rappresenta la storia del calcio italiano. Però, Empoli e Bologna meritano ugualmente il rispetto di una semifinalista di Coppa Italia, e qui le colpe sono solo di chi racconta. O, perlomeno, lo sono da quando si invoca il modello estero per la coppa nazionale. Forse la colpa è nostra però, perché ancora non ci abbiamo fatto l’abitudine: si grida alla rivoluzione, ma poi, quando si ha un accenno di quest’ultima, i secondi dedicati a questa si contano sulle dita di una mano. D’altronde, vuoi mettere i propri interessi?
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