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Esclusiva Radiabo – Parla Pagliuca: «Allenare nelle giovanili? Bellissimo e impegnativo»

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Fonte Immagine: Bologna FC


Questa settimana la trasmissione House of Cinni di Radiabo ha avuto come ospite l’ex portiere rossoblù Gianluca Pagliuca. Bolognese classe 1966, Pagliuca è cresciuto nelle giovanili del Bologna per poi indossare le maglie di Sampdoria e Inter. In seguito torna sotto le due torri, dove trascorre sei stagioni (dal 1999 al 2006). Considerato come uno dei migliori nel suo ruolo, tra il 1989 e il 1998 Pagliuca fa anche parte della Nazionale italiana, collezionando 39 presenze e ottenendo il titolo di vice-campione del mondo nel ’94. Si ritira dal calcio giocato nel 2007, poi diventa allenatore per il settore giovanile bolognese (specializzato nella preparazione dei portieri). Di seguito ecco alcuni spezzoni di questa esclusiva intervista.

L’aneddoto: «Mio padre voleva che facessi il musicista, ma la mia passione era il pallone»

Partiamo dalla domanda su cui si basa House of Cinni. Perché hai scelto di fare il portiere? E perché hai deciso di farlo per così tanto tempo?
«Innanzitutto a me piaceva molto giocare a calcio. Se devo essere sincero mi piaceva anche giocare fuori, fino a 13 o 14 anni ho giocato un po’ ovunque. Siccome ero molto alto, poi, ho cominciato a giocare in porta e mi è piaciuto. Facevo dei bei voli, ero coordinato e così ho continuato a giocare lì. La stazza era importante ma non essenziale. Oggigiorno forse sarei uno dei più bassi perché i giocatori sono sempre più fisicati (ride, ndr)».
Eri bravo anche con i piedi però.
«Diciamo che avevo un bel sinistro. Oggi cerchiamo di insegnare ai giocatori a saper usare entrambi i piedi».
I tuoi genitori come hanno preso il fatto che facessi il calciatore?
«Mio padre era completamente disinteressato al calcio. Certo, era orgoglioso di me ma penso che non sia venuto allo stadio a vedermi giocare nemmeno una volta (ride, ndr). Del resto lui era un fisarmonicista e avrebbe voluto che lo fossi anche io, ma io invece avevo un’altra passione che era il pallone (ride di nuovo, ndr). Nemmeno a mia mamma interessava molto, ma al contrario lei seguiva spesso le mie partite».
Come responsabile dell’area portieri del settore giovanile hai tantissimi numeri uno sotto gli occhi. Saputo sta investendo molto nel vivaio rossoblù.
«Siamo stati molto fortunati. Abbiamo un presidente che non è solo bravo, ma è anche umile e semplice. Il tifoso bolognese non poteva chiedere di più. Io sono molto contento, è una persona straordinaria».
La prima volta che sei tornato a Casteldebole è stato per allenare l’Under 15?
«A una partita di mio figlio ho incontrato Daniele Corazza che mi disse: ‘Verresti al Bologna?’. Io non volevo fare l’allenatore ma a Corazza è venuto in mente che potessi fare il consulente o una sorta di responsabile dei portieri. Io nel frattempo mi ero un po’ stancato di fare le telecronache, così ho accettato la sua proposta e sono venuto al settore giovanile. Ho iniziato subito come responsabile dei portieri, poi l’anno successivo sono passato ad allenare l’Under 15. Era una bella squadra e abbiamo ottenuto buoni risultati. Mi sono divertito a fare questa esperienza. Allenare il settore giovanile però è veramente un lavoro a tempo pieno. Io non ho l’ambizione di fare l’allenatore: a me piace andare al campo, mi piace guardare e scegliere i portieri e stare a contatto con i ragazzi».
Parliamo di portieri allora, a cominciare da Bagnolini. 
«Per Bagnolini il percorso migliore è che ricominci a giocare: quest’anno è rimasto a fare il terzo in prima squadra però lui deve misurarsi sul campo. Secondo me ha passato troppi anni in Primavera, mi auguro che vada a fare una bella Serie C, in un campionato vero. Pessina? Lui è un ragazzo del 2007 e secondo me ha delle buone qualità. Ha ancora tanto da migliorare ma noi sicuramente ci crediamo molto, siamo felicissimi che l’abbiano convocato con l’Under 19. Noi cerchiamo di scovare portieri di casa nostra, soprattutto di Bologna e provincia».

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