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Federico Ravaglia, l’esempio perfetto: il lavoro paga

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«Federico ha giocato perché abbiamo la fortuna di avere un gruppo che lavora benissimo in allenamento»: parola di Thiago Motta. I dogmi della sua guida – quasi come se fosse un “santone” – hanno colpito ancora. La notizia è iniziata a circolare dal mattino: ballottaggio vivo tra Skorupski e Ravaglia in porta. A più di un tifoso sarà sorta qualche domanda, senza ombra di dubbio. Ecco, proprio nessun dubbio ha avuto Thiago nel premiare questo ragazzone bolognese DOC, nella partita finora più importante del campionato, per il valore simbolico e di classifica che ha poi avuto dopo il triplice fischio. Federico Ravaglia ha messo i guanti e ha fatto ciò che sognava alla grande: difendere i pali del Bologna.

Dalla Roma alla Roma

13 dicembre 2020: Bologna – Roma 1-5, partita di esordio in Seria A di Federico Ravaglia. Un incubo per chi è cresciuto con l’ambizione di dare le spalle alla Bulgarelli stoppando ogni pallone che si mettesse tra sé e loro, lui che prima era proprio lì. Ora, chiedete a Federico se tre anni dopo avrebbe creduto di difendere la stessa porta, nella stessa partita, con in palio però il quarto posto solitario? Ci avrebbe probabilmente sperato, oltre che creduto. Due stagioni in Serie B con alti e bassi, e poi la riconferma a Bologna. L’esordio ufficiale con il Verona in Coppa Italia, per tornare a riassaporare il Dall’Ara, dove mette una bella firma con una parata plastica ma efficace, e non subisce gol. E poi la Roma, ancora a dicembre. Federico entra in campo visibilmente carico ma allo stesso tempo concentrato, sin dal riscaldamento. È la sua partita, ma è anche quella di Sinisa, colui che lo buttò dentro quel 13 dicembre, e chissà che non gli abbia dato ancor più forza. Prima insidia da lontanissimo: non rischia, angolo. Seconda insidia, Belotti di testa: grande parata. Terza insidia, ancora Belotti: chiude davvero tutto. 2-0. Ravaglia, voto in pagella? 7 pieno.

Lo staff di Motta e la grande volontà di Federico

No, non è un caso che quasi tutti i portieri che ha avuto Thiago Motta nella sua carriera d’allenatore siano visibilmente migliorati. Chiedere a Ivan Provedel, e il salto verso l’alto dopo Spezia. Lo stesso Lukasz Skorupski, quest’anno già a sei clean sheet, ma con parate importanti nell’arco di tutte le partite. E ora, Federico Ravaglia. Forse quello che ha lavorato più di tutti, sapendo di partire dietro. Grande abbraccio con Iago Lozano e Alfred Dossou-Yovo a fine partita: coloro che lo hanno portato ad essere lì quando chiamato in causa, coloro che hanno messo tanto del loro in questi portieri. La difesa è granitica, ma i portieri non sono da meno. E Federico si porta a casa la soddisfazione di aver messo le sue mani al quarto posto in classifica, quello della Champions League. «Abbiamo due grandi portieri»: chissà quanto l’ha sognata Federico questa frase, detta dall’allenatore del suo Bologna, e chissà quanto voleva essere protagonista, come ieri, di quella frase, un giorno.

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