Bologna FC
FINALI – Contro il Pisa basta Marazzina: Bologna, è di nuovo Serie A
A volte le battaglie più sanguinose si decidono all’ultima sciabolata, quando hai ancora poche forze; alla fine, però, saranno proprio loro a essere decisive per avere la meglio sull’avversario. Quando in testa si ha un obiettivo ben preciso bisogna essere prudenti, perché l’ossessione può essere una brutta bestia da controllare, anche se sembri consapevole di poterlo fare.
Nella stagione 2007/2008, il Bologna si trovò a giocare – per la terza stagione di fila – in una realtà distante e parallela che non riconosceva come propria. Non c’è nulla di peggio al mondo di sentirsi imprigionato in un mondo che non si identifica con te stesso. Società, calciatori e tifosi avevano la necessità di tornare nel loro habitat naturale, la Serie A. Dopo due stagioni in cui i tentativi di risalita andarono a vuoto, l’occasione si presentò proprio quell’anno lì. Mancava solo l’ultima battaglia, per vincere la guerra di fianco a un’altra corazzata.
Fu un campionato combattuto, in quell’anno. Il primo verdetto arrivò alla penultima giornata, con il Chievo che salì aritmeticamente in A: allo Zecchini di Grosseto fu Ciaramitaro a regalare la promozione ai clivensi, nonostante poi il pareggio di Danilevicius. Nella stessa giornata arrivò anche la sicurezza per il Pisa di disputare i playoff; proprio gli uomini di Gian Piero Ventura, nell’ultimo turno, sarebbero stati l’ultimo ostacolo di un Bologna che – in caso di vittoria – ritornerebbe tra le grandi. La lotta a distanza per salire direttamente in Serie A fu contro il Lecce di Papadopulo, che se la vide con il Vicenza.
1 giugno 2008, la data cruciale. A Bologna faceva un gran caldo, l’estate stava arrivando ma ancora non era tempo di vacanze. Il desiderio di tornare in A spinse oltre 30 mila persone a recarsi al Dall’Ara per sostenere, ancora una volta, i rossoblu. Francesco Arrigoni non aveva altre scelte, in campo doveva andare la squadra migliore. Venne dunque confermata la formazione che, la settimana prima, aveva avuto la meglio sul Mantova. In porta Antonioli, difeso da Terzi, Moras e Bonetto. A centrocampo linea a cinque con Di Gennaro, Carrus, Amoroso, Valiani e Lavecchia; in avanti spazio a Marazzina e Fava. Partirono dalla panchina sia Bombardini, sia Adailton. Dall’altra parte, invece, Ventura fece riposare più di mezza squadra in vista dei playoff: tra infortunati e scelte tattiche, mancavano nove uomini. Tra i pali ci fu Padelli, linea difensiva composta da Lorenzi, Viviani, Zoppetti e Pisano; in mediana Braiati e Vezzosi, sugli esterni Ciotola e Gabionetta mentre – in avanti – spazio a Colombo e Spanu.
35.114 spettatori, ore 15. L’arbitro di giornata, Roberto Rosetti, fece il suo ingresso in campo con le due squadre. Volti tesi da una parte, più rilassati dall’altra. Il Pisa non aveva nulla da chiedere alla gara, ma spesso le sfide più insidiose sono proprio queste. Inizia il match.
Partì forte la squadra di casa, dopo soli 5 minuti la prima potenziale occasione fu per Marazzina: il palleggio del centravanti di casa finì sulla spalla di Valiani, secondo alcuni sul braccio. Rosetti fece continuare. Poco dopo cross insidioso dalla destra, in difesa svirgolata di Lavecchia che per poco non favorì Valiani. Palla sul fondo. Due minuti più tardi punizione per il Bologna. La furbizia di Carrus premiò l’azione felsinea. Amoruso mise in area per un ipotetico assist per Fava, che però venne sbilanciato da Pisano. Rosetti non ebbe dubbi, calcio di rigore. Dal dischetto Marazzina. Rincorsa di prepotenza, missile dalla parte sinistra di Padelli, che invece si tuffò dall’altra parte. 1-0, palla al centro. Si ripartì con la prima azione offensiva dei toscani: Ciotola mise in mezzo un traversone insidioso, metà tra un tiro e un assist. Brava la difesa di casa a disinnescare il pericolo. Fu uno dei pochi interventi di Antonioli in partita. L’occasione più clamorosa avvenne però due minuti dopo, con Pisano che – da ravvicinata distanza – colpì il palo sinistro. Pericolo scampato. Azione da una parte e dall’altra. Toccò a Fava che, su invito di Amoroso, provò il colpo di testa in controtempo. Uscì di un soffio. Il primo tempo si chiuse con un’altra clamorosa occasione per Marazzina che, su angolo battuto da Di Gennaro, colpì la traversa in torsione di testa.
Il primo tempo finì così, un 1-0 che non era abbastanza per far rilassare i felsinei, anche perché – al Via del Mare – il Lecce si trovò in vantaggio sul Vicenza grazie alla rete di Angelo. La ripresa iniziò sotto il segno rossoblu. Fava si liberò bene in aria, determinante la deviazione in angolo di Lorenzi. Intanto ci fu l’infortunio per Di Gennaro, costretto al cambio a favore di Bombardini, ex di turno. Al 67′ dentro Mingazzini per Lavecchia. Doppio cambio anche per i toscani: dentro Feussi e Ciacagli, fuori Gabionetta e Vezzosi. Poco dopo ennesima chance per Fava che però, a tu per tu con Padelli, si fece ipnotizzare. Leggera occasione anche dall’altro versante, con Ciotola che concluse in porta trovando la deviazione in angolo di Moras. Non fu dello stesso parere Rosetti, che ordinò la rimessa dal fondo. Altro cambio per i padroni di casa all’82’, fuori un immenso Fava per Castellini.
Dopo 3′ di recupero arrivò il fischio di Rosetti e, contemporaneamente, l’urlo liberatorio del Dall’Ara. In tribuna esultarono tutti, dal presidente – Alfredo Cazzola – fino al tifoso numero uno – Gianni Morandi. Arrigoni venne portato in trionfo sotto la Curva Andrea Costa, mentre Antonioli capeggiò, a torso nudo, un improbabile trenino. Festeggiò, aiutato dalle stampelle, anche Simone Confalone, protagonista sfortunato di una cavalcata incredibile. Il Lecce conservò il vantaggio sul Vicenza, ma non bastò.
Dopo tre anni di purgatorio una risalita meritata, una promozione sudata fino all’ultimo minuto. Dopo la tensione spazio alle gioie, anche quelle più sfrenate; perché il ritorno in paradiso merita sempre un’esultanza speciale.
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