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FINALI – Il 1970 e la prima Coppa Italia targata rossoblu

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Il 1970 fu un anno intenso, pieno di avvenimenti. A Bethel, ad esempio, iniziava il Festival di Woodstock; a metà giugno, invece, la Nazionale di Ferruccio Valcareggi schiantò 4-3 la Germania Ovest di Gerd Müller grazie ai gol di Roberto Boninsegna, Tarcisio Burgnich, Gianni Rivera e Gigi Riva, fresco neocampione d’Italia con la maglia del Cagliari. In quella squadra non figurava alcun calciatore del Bologna, nemmeno Giacomo Bulgarelli che – a detta di molti – avrebbe meritato un posto in azzurro. Paradossalmente, la mancata convocazione del capitano rossoblu favorì proprio la squadra felsinea, che quell’anno trionfò – per la prima volta nella sua storia – in Coppa Italia.

La stagione 1968-69 fu un flop per il Bologna, costretto ad accontentarsi del nono posto in classifica e di diverse eliminazioni in terra europea; l’unica semi-gioia fu la conquista della finale della Coppa delle Alpi, persa poi contro gli svizzeri del Basilea. Nella stagione successiva il patron rossoblu, tale Filippo Montanari, sentiva il bisogno di dare una scossa a tutto l’ambiente. Oronzo Pugliese venne sostituito in panchina da Edmondo Fabbri che, due anni prima, conquistò la Coppa Italia sulla panchina del Torino. La missione del neoallenatore era semplice: fare meglio dell’annata precedente. La rosa era praticamente la stessa, con una colonna vertebrale formata da Janich, Bulgarelli e Savoldi. Il talento non mancava, ciò che forse pesava era l’assenza di compattezza.

In campionato, fare peggio della stagione precedente era quasi impossibile, ma ciò avvenne. Un decimo posto che non lasciava spazio ad alcuna discussione, 28 punti che servirono a poco. Il campionato venne dominato dal Cagliari di Gigi Riva, che si posizionò davanti a Inter e Juventus. In Serie B scesero Bari, Palermo e Brescia. In casa Bologna un’altra stagione deludente non si poteva accettare, e l’unico modo per salvare la faccia era competere fino alla fine in Coppa Italia.

Le antiche modalità del torneo erano abbastanza diverse da quelle di oggi: la grande eccezione era, per la terza annata consecutiva, l’assenza della finale. Le squadre erano divise in nove gironi da quattro: tra le vincitrici dei gironi, le sette che avevano ottenuto il rendimento più alto passavano direttamente il turno, mentre le restanti due si giocavano il pass in uno spareggio.

I gironi erano formati da squadre della stessa zona territoriale; il Bologna, posizionato nel gruppo 9, era in compagnia di Cesena, Modena e Reggiana. In quell’anno, le tre emiliane fecero a gara per chi andava peggio. Tutte e tre disputarono la serie cadetta: i bianconeri si accontentarono dell’undicesimo posto, uno in più del Modena, mentre la Reggiana venne retrocessa in Serie C. 

Il Bologna vinse tutte le partite. All’esordio, disputato al Comunale, ebbe la meglio sulla Reggiana grazie alle reti di Savoldi e Mujesan. Quattro giorni più tardi, nella cornice del La Fiorita di Cesena, furono sempre gli stessi a regalare la vittoria a Fabbri. Questa volta, però, i gol di Mujesan furono due. La qualificazione era ormai in tasca, ma poco importò: i felsinei espugnarono anche il Braglia di Modena grazie a Bulgarelli, Perani e un immenso Mujesan.

Qualificazione ottenuta, ai quarti ecco la Juventus. Nei gironi precedenti, bianconeri, Torino e Foggia erano state le squadre ad aver vinto il girone con il minor punteggio. La Lega decise quindi di sorteggiare, tra le due torinesi, quale sarebbe andata direttamente avanti e chi – al contrario – avrebbe dovuto disputare lo spareggio contro i pugliesi. La fortuna girò nel verso granata; lo spareggio, tra piemontesi e pugliesi, si sarebbe giocato al Flaminio di Roma in gara unica. Prevalsero i bianconeri per 2-1, seppur con diversi brividi nel finale di gara.

Si prospettava quindi un acceso quarto. Le aspettative non vennero però rispettate: due scialbi 0-0 che costrinsero la Juventus a un altro spareggio, il primo per il Bologna. Si giocò il 9 aprile del 1970 in campo neutro, al Sinigaglia di Como. La gara fu combattuta per tutti i 90′, ma si sbloccò soltanto a otto minuti dal termine grazie alla zampata vincente di Marino Perani, che mandò in estasi la tifoseria rossoblu.

La squadra di Fabbri passò meritatamente il turno e raggiunse Torino, Cagliari e Varese nel raggruppamento finale. Anche qui le regole erano semplici: la capolista del girone avrebbe vinto il trofeo. Il Toro di Paolino Pulici era favorito sulla carta, grazie alla rosa competitiva che aveva formato il presidente di allora, Orfeo Pianelli.

Dopo la prima giornata ci furono già delle sorprese, perché i granata caddero in terra cagliaritana; nell’altra gara, sul campo del Varese, una rete di Ivan Gregori regalò i primi tre punti ai felsinei. Fu solo un’illusione, perché le due gare successive fecero crollare le aspettative del Bologna. In casa contro il Cagliari non andò oltre lo 0-0 mentre, una settimana più tardi, cadde tra le mura granata grazie a un gol del Mondo, Emiliano Mondonico. Dopo quella gara servì un’impresa, il Toro aveva il nemico in pugno.

Arrivò poi la sfida al Varese, non ci fu storia. Un netto 4-1 senza alcuna polemica; Savoldi, Gregori e una doppietta di capitan Bulgarelli travolsero i lombardi, a segno per il gol della bandiera con Nuti. Contemporaneamente, al Comunale, il Torino domò il Cagliari con un perentorio 4-3. 

A due turni dal termine, i granata erano avanti in classifica. La quinta giornata fu senza storia, sia per il Toro che per il Bologna. All’Amsicora di Cagliari, i felsinei schiantarono i sardi grazie al gol di Savoldi, all’autorete di Nene e all’ennesima doppietta di Bulgarelli. Dall’altra parte, il Torino regolò il Varese con Ferrini, Moschino e Pavone.

La resa dei conti ci sarebbe stata all’ultima giornata, con Bologna-Torino che fu un’autentica finale. 

10 giugno 1970, stadio Comunale di Bologna. Davanti a un’ondata di tifosi rossoblu, la squadra di Edmondo Fabbri era pronta per la storia e per portare – per la prima volta – la Coppa Italia sotto le due Torri. Le formazioni erano decise. I rossoblu si schierarono con Adani in porta coperto da Roversi, Ardizzon, Cresci e Janich. A centrocampo spazio a Turra, Perani e Bulgarelli, mentre il trio offensivo era formato da Pace, Scala e Savoldi. Dall’altra parte, Giancarlo Cadè optò per una squadra equilibrata. Tra i pali ci fu Sattolo, linea difensiva composta da Lombardo, Fossato e Depetrini; nel centrocampo a cinque agirono Bolchi, Agroppi, Carelli, Ferrini e Sala. Il tandem d’attacco, intoccabile, composto da Moschino e Pulici.

L’inizio fu lento, entrambe le squadre avevano paura e cercarono di sbagliare il meno possibile. Occasioni da una parte e dall’altra ma nulla di fatto. A metà del primo tempo, però, ecco l’uomo del destino: Beppe Savoldi. La decise il ragazzo di Corlago con una doppietta di razza, al cavallo tra il 30 e il 40′. Lui, uno dei migliori marcatori della squadra, scoccò la freccia decisiva per agguantare un trofeo tanto desiderato. Fu capocannoniere di quella edizione della Coppa Italia e, sempre nel medesimo torneo, si sarebbe ripetuto quattro anni più tardi.

Finì così, un netto 2-0 che lasciò spazio a poche interpretazioni. Fu la vittoria di capitano Bulgarelli, che rappresentava meglio di altri il cuore di Bologna. Fu il trionfo di Edmondo Fabbri, capace di ripetersi dopo il trionfo di due anni prima con il Toro e che, in finale, sconfisse proprio la sua ex squadra. Fu la vittoria di una squadra che aveva il compito di riscattare una brutta stagione. Ci riuscì nel migliore dei modi, portando a casa uno dei trofei nazionali più importanti.

Il 1970 portò nella bacheca felsinea anche la Coppa Italo-Inglese, ma questa è un’altra storia. Perché quell’anno sarà ricordato soprattutto per la Coppa Italia che, per la prima volta, si tinse di rossoblu.

 

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