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FOCUS: Tutto su Angelo da Costa, nuovo portiere rossoblù – 21 gen
Angelo Esmael da Costa Júnior ha da poco compiuto (lo scorso 12 novembre) 31 anni. Brasiliano, nelle sue vene scorre anche sangue italiano, e nel Belpaese ha speso l’intera maturità calcistica.
Angelo nasce a São Bernardo do Campo, città nello stato di San Paolo famosa per aver dato i natali all’ex-presidente del Brasile Lula e anche a famosi calciatori: il terzino Ilsinho, il roccioso difensore ex-Lazio André Dias e gli “oriundi” Deco e Thiago Motta, diventati poi stelle della Nazionali di Portogallo e Italia. A differenza dei propri compaesani, però, Angelo da Costa non segue il classico percorso dei predestinati: cresce nel modesto Santo André, vi rimane per quattro stagioni senza però mai prendersi il posto da titolare: gioca comunque 8 gare su 11 nel percorso che porta il club a vincere l’unico trofeo della sua storia, la “Copa do Brasil 2004”, saltando comunque la finale. Manca la fiducia nelle sue capacità, logico quindi che alla scadenza del contratto si ritrovi, a 24 anni, svincolato.
Per ripartire ci vogliono umiltà, coraggio e soprattutto voglia di mettersi in gioco per capire se quello del calciatore può essere davvero un futuro. Angelo torna nella terra degli avi nel gennaio del 2008, ingaggiato dal Varese in C2, ma con i biancorossi – che preparano la scalata, riuscita, alla Serie B – non gioca nemmeno una gara. Meglio Ancona allora, piazza nobile ma decaduta: due anni da titolare finalmente, Serie B. Nella prima divide la porta con il giovane talento, in prestito dal Palermo, Salvatore Sirigu: i dorici si salvano allo spareggio play-out grazie ai gol della “Vipera” Salvatore Mastronunzio. Nella stagione 2009/2010 l’Ancona, con Angelo titolare indiscusso tra i pali, parte benissimo per poi crollare nel girone di ritorno anche per le voci su una crisi finanziaria della società: alla fine arriva un’altra salvezza, che però viene cancellata dal fallimento del club. I giocatori si trovano svincolati, e Da Costa finisce alla Sampdoria, in Serie A: riserva di Curci, assiste al tracollo di una squadra partita in estate con Pazzini e Cassano in attacco e con un preliminare di Champions da giocare e che finisce l’anno senza le sue due stelle offensive e con un’amara retrocessione in B. Difficile ripartire, e infatti la Samp ci mette un po’ a carburare, prendendo i play-off solo all’ultimo tuffo ma poi conquistando l’immediato ritorno in A superando in finale proprio quel Varese prima tappa italiana di Da Costa, che gioca la parte iniziale e finale della stagione compresi i play-off. Una volta in Serie A, però, Ciro Ferrara prima e Delio Rossi poi puntano quasi esclusivamente su Sergio Romero, portiere titolare dell’Argentina che la stagione precedente era sembrato un po’ incerto.
Le incertezze di Romero continuano, ma Da Costa non viene quasi mai schierato, accettando con professionalità il declassamento a secondo portiere pur destreggiandosi bene nel finale di stagione, quando il rendimento del titolare diventa così incostante da essere indifendibile. In estate quindi Romero viene ceduto in prestito al Monaco e a Da Costa viene finalmente affidato senza tentennamenti un insperato posto da titolare, che dimostra di meritare con diverse prestazioni convincenti: 32 presenze, un contributo importante ad una salvezza tranquilla. Eppure un goffo errore contro il Milan, che causa la prima sconfitta doriana in casa nella gestione Mihajlovic, viene presa malissimo da tutto l’ambiente, allenatore in primis. Sono i primi segnali di una storia che si avvia alla conclusione: la scorsa estate la Sampdoria del nuovo presidente Ferrero acquista in prestito Emiliano Viviano, trovandosi inoltre nuovamente in rosa quel Sergio Romero che non ha convinto nemmeno al Monaco ma che ai Mondiali in Brasile è stato tra i protagonisti dell’Argentina giunta in finale. La concorrenza è troppa, e dopo sei mesi di panchina, finalmente, è Bologna. Dove arriva superati i trent’anni ma con la carica e la voglia di un ragazzino, pronto a giocarsi le sue possibilità e a dimostrare di poter essere il portiere non solo del presente, ma anche del futuro. Ad un ragazzo così, abituato alle dure ripartenze, la Serie B e la maglia del Bologna non possono fare certo paura.
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