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Bologna

Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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Di buono c’è soltanto il punto. La prestazione viaggia sui binari della mediocrità generalizzata sull’asse Bologna – Roma, sponda biancoceleste. Quasi da class action per il rimborso del biglietto, la curva se ne accorge e piovono bordate di fischi. Diamanti, da capitano, pesca l’ennesimo granchio mediatico giudicandola una pessima italica abitudine. Invece no, Alino, i fischi sono l’espressione di disappunto di una tifoseria ingastrita dalla pochezza tecnica propinata domenicalmente da voi protagonisti. Testa bassa e lavorare. Ai punti meglio il Bologna che almeno tira in porta sfiorando il vantaggio nel primo tempo con Bianchi e nella ripresa con Kone. Gli aquilotti divorano il colpo da tre punti con un piattone dello svogliato Klose due spanne sopra la traversa di Curci. Il resto oblio. La prima di Davide Ballardini sulla panchina emiliana porta in dote il prezioso reintegro di Cherubin sulla linea a tre difensiva, un polposo centrocampo a cinque con il desaparecido Lazaros, Diamanti alle spalle dell’unica punta Bianchi. Bene dietro, male dalla mediana in su. Zero idee, manca un regista dai piedi decenti, non buoni. La sterilità offensiva è quasi una logica conseguenza con Rolly che si sbatte generosamente tra le gialle maglie laziali. Il goal però è un’utopia a queste condizioni e nemmeno un paio di iniziative personali di Diamanti cambiano volto al match. Irritante Pazienza, intermittente Kone risorsa vitale per questo Bologna, due lampi: un quasi goal e un filtrante per Garics che serve l’assist quasi vincente a Bianchi. C’è comunque un “quasi” di troppo. Insipidino Lazaros, le mansioni richieste erano più o meno quelle. Ballardini in sala stampa svela l’arcano, tra vincere e perdere preferisce vincere, tra perdere e pareggiare benedice il punto. E punto sia. Motivata la velata soddisfazione dipinta sul volto del tecnico romagnolo che si appella all’incertezza di un campionato coinvolgente almeno otto squadre pericolanti. Poi c’è da considerare, secondo il ravennate, la valenza e la pericolosità ospiti, sornioni con un dna ricco di graffi letali. Sarà, proviamo a tradurre. Prendiamoci un punticino, per lo spettacolo ci sono i cinema ed i teatri, il percorso resta aspro e tortuoso da qui al sole di maggio. Arriverà con ogni probabilità Sergio Floccari, uomo espressamente richiesto dal Mister. Le opposte dirigenze limano i dettagli a margine della partita al Dall’Ara, il matrimonio è imminente. Inevitabile la cessione o il prestito di uno tra Bianchi e Acquafresca, magari verso terre straniere. In sala stampa Ballardini elogia Bianchi, a pelle, la valigia sul pianerottolo è quella targata Robert ma non escludo capovolgimenti. Servirebbe un omino sulla mediana in grado di verticalizzare qualche ripartenza dopo le infinite trame orizzontali della scorsa serata. Ammiccamenti in Sudamerica pare, zona Pampa, il ruolo da coprire è delicato nella sessione invernale, chi ha il jolly se lo tiene stretto. Martedì la ripresa a porte aperte a Casteldebole, c’è da preparare il match casalingo contro il Napoli di Benitez. Una mano tesa, un segnale distensivo nella speranza di allentare le acredini con i supporter che ne hanno piena la borsa. Lo stesso Ballardini è indeciso sul tema, Casteldebole terreno di Umarells esce criptato dalle sue dichiarazioni poi si opta per il free entry di giornata. I problemi veri sono altri e sono tanti, lo scenario rimane nebuloso con l’aggravante che la curva, stavolta, ha emesso il suo verdetto.

Mattia Grandi  

 

 

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