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Bologna FC

Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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Due punti in quattro partite, uno solo dei quali conquistato tra le mura amiche. Pareggio casalingo con la timidissima Samp, sconfitta interna, pesante, con il mediocre Torino. Rimarco con assennato giudizio il valore degli avversari perchè il torpedone ligur-piemontese fermatosi sotto alle Due Torri non rappresenta esattamente quel mastodontico banco di prova da alibi di default. Sono segnali poco incoraggianti, sono dati numerici che evidenziano tutta la palpabile sterilità di una squadra semplicemente fragile. Fragile non significa scarsa (se mi sente Peruzzo mi espelle), fragile significa rompersi con una certa facilità dinanzi ad urti o carichi. Il primo cuccio arriva alla prima discesa in verticale di Cerci. Antonsson lo segue a rimorchio, Curci smanaccia sulla testa di D’Ambrosio che insacca. Il resto della difesa? Al cinema. Ecco, in quel preciso momento, la partita con il Torino preparata per incamerare i 3 punti si accolla i patemi della crisi di esercizio. Cambia la mentalità, l’ottica, lo scenario: ne servivano 3, speriamo di farne 1. La reazione del Bologna e, più in generale, il cuore propulsore della manovra felsinea si identifica nella classe del capitano Diamanti che gli avversari conoscono con rinnovata precisione. Non ci vuole poi mica la scala, arginato Alino, limitato il Bologna. Ci sarebbe la velocità ed il dribbling di Kone (uno dei pochi in grado di saltare l’uomo nell’uno contro uno) ma disinnescata la bomba toscana il pulsante del Warning è sicuramente meno marcato di rosso. Il 23 rossoblu si sbatte, prova ad accendere la luce ma tra botte, raddoppi di marcatura, nervosismo ed un pizzico di egoismo finisce in un inevitabile processo di autofagocitosi dispendioso dal punto di vista energetico, fisico e mentale. La differenza tra Bologna e Torino sta tutta nel palpabile senso di improvvisazione del primo e nel minimo di geometria del secondo. Divario che oggi frutta 3 punti ai granata. Natali protagonista nel bene e nel male: segna il pari con graffiante duplice reattività poi si lascia scappare una parolina di troppo nel tunnel degli spogliatoi. Non una roba offensiva, ma se sei già ammonito e navighi over 30, certi algoritmi te li puoi anche immaginare. Due secondi prima una spintina ingenua del pessimo Della Rocca sotto gli occhi di Peruzzo che indica il dischetto, non riesco a dargli completamente torto. Frittata completata, in 10 questo gruppo è totalmente incapace di generare pericoli ed il secondo tempo è una sofferenza vietata ai gastritici. Ho trovato un Pioli preoccupato, deluso e frustrato in conferenza stampa, la sicurezza comincia a vacillare dinanzi alla coscienza dei propri grossi limiti tecnici. Niente più asticelle, la cessione di Taider (oggi a segno una volta e mezza nell’incontenibile Inter di Sassuolo) ha crepato il giochino, ha sdoganato i malumori che serpeggiano palesemente sul volto tirato del tecnico emiliano sommerso da mille interrogativi. Il feeling Diamanti-Bianchi non ingrana. Punta sfiduciata, il goal è un prezioso lenitivo per i bomber di razza. Ma Bianchi è un bomber di razza? Rispondo io: no. Lo dicono storia e numeri, non invento nulla. Altrimenti Rolly oggi giocherebbe nella Lazio, non nel Bologna. Non è uno da doppia cifra, io da lui quest’anno me ne aspetto 8, massimo 9, a 10 inizio a pagare i caffè con grande piacere. Poi non è nemmeno aiutato dal centrocampo che con Della Rocca e Pazienza non verticalizza mai. Con Perez in naturale ritardo di minutaggio provare Laxalt anche solo a scartamento ridotto è una bestemmia? I cross? Gli esterni non li sanno fare, ci prova Diamanti assist man su punizione ma non è sempre domenica ed i nodi, a lungo andare, vengono al pettine. Ora Milan al Dall’Ara e Roma all’Olimpico, tutto in una settimana. Con i lumbard privi di Balotelli paghiamo al giudice sportivo il binomio Natali-Kone e conseguente alchimia da revisionare. Se il centrale in qualche modo ha nella coppia Mantovani-Sorensen un possibile alter ego, il greco, oggi, è uno degli elementi basilari dello scacchiere pioliano. Guaraldi esce dallo stadio Dall’Ara alle ore 18.12 di domenica 22 settembre. Una comprensibile forma cautelativa nei confronti del dichiarato nemico pubblico della curva Bulgarelli che rinnova con cori festosi l’attaccamento al suo presidente. C’è un equivoco di base, un gigantesco errore di comunicazione, una frattura insanabile che rischia di esasperare ulteriormente una situazione incendiaria. Tutti i nodi vengono al pettine e i capelli del Bologna non sono più così lunghi e lucenti come qualche tempo fa.

Mattia Grandi     

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