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Bologna FC

Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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L’elettroencefalogramma piatto rossoblu registra due impulsi vitali al Tardini di Parma. Una vampata di orgoglio capace di cancellare con un colpo di spugna i nove gnocchi rimediati sull’asse Lazio-Napoli. Soltanto un brutto ricordo, Bologna è così, basta una vittoria e torna il sorriso. Altrove no, occorrerebbe ricordarselo ogni tanto. In uno dei più soporiferi finali di stagione della massima serie italiana (play off e play out in serie A cambierebbero di gran lunga la sinfonia primaverile), la compagine del Presidente Guaraldi svolge ordinatamente il compitino al cospetto di un Parma svogliato ed arruffone. Non servono mica lampi di classe o genialate domenicali, possesso palla, fraseggio, dominio della mediana, di questi tempi bastano ed avanzano. Nel match delle grandi assenze il Bologna ritrova l’anima aggrappandosi alla superiorità numerica acquisita a centrocampo dal tandem Taider-Khrin, alla verve di Lazaros, alla concretezza di Moscardelli, alla svogliatezza parmense ed alle parate di Stojanovic. Già perché dopo il missile terra aria Saphir un paio di tradizionali leggerezze difensive potevano riequilibrare temporaneamente il match. Il giovane estremo difensore questa volta però si guadagna egregiamente la pagnotta sfoderando un repertorio figlio di una ritrovata serenità. Sufficiente Gabbiadini prima punta, a corrente alterna il divin Diamanti che con i riccioli è già in altri lidi. Poca roba Pasquato, evanescente anche in fase più avanzata Abero. Due parole sul barbuto Moscardelli, man of the match di giornata. Entra e segna, come ai tempi di Verona, un genuino lavoratore e un discreto rincalzo offensivo di categoria. Meglio di Paponi, per intenderci, nella mia personalissima gerarchia di gradimento. Il campionato non riserva sorprese, tutto secondo copione, in testa, in coda, in mezzo. Tra le tre retrocesse mi spiace per il Siena, il -6 è una zavorra troppo pesante ma la caparbietà mostrata al San Paolo nonostante l’emessa sentenza è un bello spot per la pedata pallonara. Pescara d’obbligo, Palermo di giustezza (o giustizia). Fiorentina e Udinese (manca un’inezia) in Europa League per una convincente continuità di risultati. Mazzarri vicino alla Roma apre un toto allenatori d’alta quota dal quale, fortunatamente per noi, è sottratto Stefano Pioli. Se Moratti riconferma Strama c’è speranza per tutti, i tempi sono cambiati. I rumors berlusconiani (mezzo Squinzi che dovrebbe poi anche tenere un occhio al Sassuolo incapace di sfruttare tre match ball cadetti di promozione) vedono traballante anche la panchina di Allegri. Poi c’è l’incognita Mancio scaricato dagli sceicchi del City ma il suo cachet è un tantino salato per le italiche tasche. Prevedo un maxi esodo dalla penisola di nomi eccellenti tra i calciatori (Cavani, Gomez e molti altri hanno la valigia in mano), i venti di crisi intaccano la serenità dei divi del pallone. Bene dal punto di vista economico, male da quello del tasso qualitativo di un torneo in costante picchiata nelle proiezioni europee e mondiali. Domenica alle 15 ultimo atto stagionale con il Genoa di scena al Dall’Ara. L’affaire Gilardino ed il ritorno in terra emiliana del musone Portanova sono gli elementi di spicco di una partita tra scapoli e ammogliati.

Mattia Grandi

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