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I nostri avversari – Il Sassuolo di Eusebio Di Francesco – 21 ott

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Il Bologna reduce dall’amaro pareggio romano in casa Lazio- rossoblu penalizzati da un inesistente calcio di rigore all’ultimo secondo del 97’ minuto decretato dall’arbitro Di Bello, non adeguatamente supportato dal Giudice di porta Mazzoleni che non poteva non vedere la simulazione di Wallace a pochi passi da lui – ospiterà domenica ore 18:00 il Sassuolo di Di Francesco. Sassuolo che in questa stagione a Reggio è imbattuto, ben 7 vittorie su 7 (sono cadute Lucerna, Stella Rossa, Atletico Bilbao, mentre in campionato le vittime sono state Pescara, Genoa, Udinese e Crotone; una di queste è stata però tolta dalla classifica a causa dell’errore commesso nel caso Ragusa contro il Pescara e il Sassuolo andrà avanti con il ricorso, sperando che la sentenza possa essere ribaltata), ma lontano dalle mura amiche il cammino è ben differente: una sola vittoria in campionato e tre sconfitte.  Nessun pareggio con 12 punti in classifica che sarebbero 15 conquistati sul campo, i neroverdi  vengono dalla vittoria ottenuta contro il fanalino di coda Crotone, con le due reti realizzate da giocatori entrati dalla panchina, Sensi e Iemmello, le prime per loro con la maglia del Sassuolo ed in Serie A (questo a significare la forza della rosa cui dispone l’ex tecnico del Pescara considerando le pesanti assenze come quelle di Missiroli e Berardi).

Sassuolo che da anni porta avanti una politica calcistica che, a mio parere, andrebbe seguita da esempio, ovvero “l’italianità” (solo 4 gli stranieri in rosa: Letschert, Duncan, Lirola, Defrel), e il patron Squinzi ha sempre sottolineato questo aspetto, cioè quello di diminuire gli stranieri, dando un’identità più vicina all’immagine del nostro paese e del calcio che ci rappresenta. Effettivamente troppe squadre ( fenomeno vissuto anche all’estero) scendono in campo dove negli 11 di partenza vi sono al massimo solo 2/3 giocatori italiani: è l’esempio, per citarne alcune, di Inter, Fiorentina, Lazio, Genoa, Udinese, Sampdoria, Palermo, Napoli. Lo stesso Ct Ventura- come peraltro i suoi ultimi predecessori- è in difficoltà quando deve fare le convocazioni. Durante gli allenamenti in casa Sassuolo regna solo una lingua, l’italiano, se tutti capiscono cosa vuole l’allenatore, diventa più facile fare gruppo, e penso che Squinzi proseguirà per la sua strada, superando in qualità la missione tricolore che fu del piacentino Garilli ( come non ricordare il suo Piacenza tutto italiano). Ma non solo propriamente italiani, ma anche dando importanza  alla carta d’identità: il Sassuolo sceglie molto bene anche dalle categorie inferiori, come la Serie B, fucina di giovani talenti italiani, da dove ha prelevato i vari Sensi (’95), Mazzitelli (’95), Federico Ricci ( ’94, in prestito, il contratto prevede il diritto di opzione da parte del Sassuolo per l’acquisto dei diritti a titolo definitivo, e contropzione da parte della Roma), Sbrissa ( ’96, in prestito al Brescia l’ex Vicenza), l’ex cesenate Ragusa (’90) che ai tempi della Lega Pro nella Salernitana formava un tridente davvero temibile con l’ex Bologna Fava e Fabinho, dalla Lega Pro appunto- con parentesi Spezia- il bomber ex Primavera Fiorentina, che a Foggia segnò vagonate di reti, Iemmello (’92), ma anche i pezzi da novanta dal Campionato Primavera, come il caso dello spagnolo Pol Lirola (’97, in prestito dalla Juventus,trasferimento avvenuto con la formula del prestito biennale), ammirato la scorsa stagione in maglia Primavera Juventus: l’ex Espanyol fu grande protagonista dimostrando già doti importanti da difensore esterno destro. E in passato gli esempi Politano ( ’93, prima prestito poi acquisito totalmente), Trotta ( ’92, poi girato al Crotone), idem Falcinelli e Ferrari, lasciato in Calabria con la formula del prestito. Oltre ai già citati il mercato neroverde ha visto anche concretizzare gli acquisti dell’esperto Matri e dell’olandese, classe ’93, Letschert dall’Utrecht, difensore polivalente – può giocare su entrambe le fasce ma anche in mezzo all’occorrenza- arrivato a titolo definitivo per 3,5 milioni firmando un contratto della durata di cinque anni. Da anni si comporta nello stesso modo la società emiliana, come dimostrano i casi passati degli ingaggi di Zaza, Pavoletti, Vrsaljko, Sansone (quest’ultimi due valorizzati al massimo e ceduti entrambi in Liga quest’estate a cifre molto consistenti, per un totale di circa 30 milioni), Duncan, Defrel, Dell’Orco, Kurtic, Acerbi, Consigli e altri ancora, sono davvero tanti i giocatori tesserati, per così dire scommesse, o di giovani da valorizzare, oppure rilanciare, e i risultati stanno premiando, sono sotto gli occhi di tutti, oggi il Sassuolo gira l’Europa con grande onore e dignità.

Bisognerebbe iniziare dai criteri di gestione societaria per capire di più quello che accade a Sassuolo. Perché alle mosse del Direttore Generale Giovanni Carnevali e del Direttore Area Tecnica Guido Angelozzi corrispondono esattamente quelle tattiche di Di Francesco. Alla ricerca della crescita costante, ma con equilibrio. Il Sassuolo made Di Francesco è il frutto anche di una progressiva crescita dello stesso tecnico ex Lanciano. L’esonero patito nel primo anno in Serie A (a Lecce dopo 13 partite per far posto all’ex Bologna Malesani) e successivamente il ritorno sulla stessa panca hanno portato il tecnico ad accelerare l’avvicinamento verso un equilibrio di base stabile. La prima soluzione che adottò fu quella di abbandonare il 4-3-3 per passare al 3-5-2. Ma, alla fine, come oggi, è tornato su suoi passi, al modulo “zemaniano” investendolo di concetti nuovi. Del maestro boemo, da cui Di Francesco è stato allenato per due anni alla Roma (‘97-‘99), sono rimasti il telaio tattico, i movimenti sulle catene di fascia e l’idea di calcio diretto ( specialmente poco possesso palla e costruzione del gioco sugli esterni). Di differente, invece, c’è un maggiore equilibrio generale, frutto di un lavoro di squadra attento in fase difensiva. Una grande collaborazione che nasce dalla ricerca del recupero di palla alto e finisce con tutti gli effettivi a copertura dei propri venticinque metri nel momento di massima pressione avversaria. Un Calcio che si può definire “verticale”, scarico, attacco alla profondità, poi è importante il gioco senza palla: il calcio è tempo e spazi. Movimenti che negli allenamenti in casa Sassuolo si ripetono continuamente, la ripetitività diventa fondamentale. Riferimento principale in difesa resta la palla, la difesa si sposta in base a dove si trova il pallone, non alla posizione degli avversari, è fondamentale l’equilibrio: la squadra si muove compatta e, se un terzino attacca, l’altro resta vicino ai difensori centrali, questo è uno dei concetti espressi più volte da Di Francesco. Il 4-3-3 del tecnico abruzzese esalta chiaramente e soprattutto il gioco degli attaccanti, ad esempio se un attaccante va sull’esterno, uno attacca il primo palo, uno attacca il secondo. Le tre punte devono muoversi in maniera coordinata, attaccanti da uno contro uno, che saltano l’uomo e puntano la porta, in particolare la punta centrale, che deve vivere anche sugli errori degli avversari, opportunisti e concreti. Il Sassuolo, a mio giudizio, è in quest’ottica da considerare una “falsa piccola squadra”. Dotata di modernità nei concetti di gioco, ma anche di equilibri di fondo e maturità complessiva. Il massimo emblema di questo processo di crescita credo abbia un nome, ovvero il capitano Magnanelli, il centrocampista che dà equilibrio alla squadra e ordine alla manovra, un calciatore che, al debutto in Serie A con 29 primavere, appariva spaesato e non adatto per certi livelli. Ma, con il passare del tempo, si è adattato e ha iniziato ad imporsi con grande costanza e rendimento. Arrivato nel 2005 con il Sassuolo in C2 e ora capitano “europeo”.

Il Sassuolo in questa stagione è sempre andato a segno, mentre in campionato non ha ancora pareggiato. Quattordici partite ufficiali ed un gol è arrivato sempre ( non contando lo 0-3 a tavolino contro il Pescara, dove sul campo gli emiliani avevano vinto 2-1). Un dato statistico importante, che rappresenta il dogma di Di Francesco. Si gioca sempre per andare in gol, per creare un pericolo

Fonte immagine: www.gazzetta.it

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