Bologna FC
Il Corriere di Bologna – Calciatore della Primavera aggredito fuori dal Numa
“Ho avuto paura, e ce l’ho anche adesso, sono traumatizzato”, sono le parole con cui la giovane promessa della Primavera del Bologna, appena 19 anni, descrive il proprio stato d’animo, dopo l’aggressione subita nella notte fra sabato e domenica all’esterno del Numa. La mandibola fratturata, ricomposta da un’operazione chirurgica, un dente rotto, numerose contusioni e tantissima paura, con la gelida consapevolezza che “poteva andare peggio”.
La sequenza di eventi che ha portato al drammatico epilogo è iniziata all’interno del locale di via Maserati. Secondo le ricostruzioni, un gruppo di ragazzi di origine magrebina si sarebbe messo a scagliare ghiaccio verso il tavolo in cui il calciatore stava trascorrendo la serata insieme alla ragazza e ai compagni di squadra. In risposta alla provocazione avrebbero avvertito la sicurezza del locale e da lì sarebbe scoppiata la zuffa: il giovane bolognese viene colpito al volto da un pugno che gli scheggia un dente. “Pensavo fosse finita lì, — confida il ragazzo — per loro evidentemente no”.
Dopo il colpo ricevuto esce dal locale e telefona alla madre per essere accompagnato al pronto soccorso. Proprio allora cade vittima dell’agguato. “Mi ha chiamato perché aveva subito un pugno in discoteca — rivela la madre — pensava di essersi rotto un dente e quindi voleva essere accompagnato a farsi medicare. È successo tutto in dieci minuti”. Tanto è il tempo che trascorre dalla telefonata, le 5:10 del mattino, e l’arrivo della mamma davanti alla discoteca, alle 5:20. “Quando sono arrivata era già successo tutto. L’ho trovato insieme ad un ragazzo che si era fermato per aiutarlo vedendolo insanguinato. L’avevano aspettato fuori, gli hanno teso un agguato”.
È lo stesso ragazzo a svelare i particolari agghiaccianti di quei tremendi dieci minuti. “Mi aspettavano fuori dal locale, mi hanno inseguito per un po’, ero riuscito a seminarli scappando per un paio di chilometri ma mi hanno raggiunto con le moto e col monopattino elettrico, buttato a terra e picchiato”. Gli aggressori, identificati in un gruppo di cinque o sei persone di origine magrebina, lo hanno circondato, spinto al suolo e picchiato duramente. Una violenza che appare ancora più spaventosa per il modo in cui si è consumata; non è stato un alterco degenerato in colluttazione, ma un’imboscata. I particolari dell’attesa all’esterno e dell’inseguimento testimoniano come l’obiettivo dell’aggressione fosse proprio il giovane calciatore. Il ragazzo racconta come, dopo essere stato raggiunto nel tentativo di fuga, lo abbiano schernito: “Mi dicevano vuoi continuare a giocare a calcio? Allora corri più veloce. Sapevano chi ero”.
Sull’accaduto sta indagando la squadra Mobile di Bologna, dopo aver raccolto le testimonianze di chi quella sera era all’interno della discoteca, e soprattutto avendo immediatamente preso possesso dei filmati delle telecamere di sorveglianza. I nastri dovrebbero aver ripreso in modo nitido gli eventi descritti dal diciannovenne, permettendo così di stringere il cerchio attorno agli aggressori.
Il giovane rossoblù, ancora comprensibilmente scosso, intende volgere lo sguardo al futuro e concentrare tutte le energie per recuperare al più presto e poter tornare a fare quello ama: giocare a calcio. La prognosi assegnata dai medici è di 40 giorni, e lui sembra già pensare al rientro con fiducia. “Poteva andare peggio, tornerò prima possibile” dichiara, dimostrando di essere focalizzato soltanto sul futuro e di volersi mettere alle spalle quella notte spaventosa.
Fonte: Luca Muleo, Il Corriere di Bologna
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