Bologna FC
IL GRILLO PENSANTE – Conflitto tra realtà ed ambizioni
Il cinismo ed il rimpianto con i quali è stata steccata a Torino l’ennesima prova di maturità ha ricacciato in malo modo il Bologna nella parte destra della classifica, sconfitta che ha chiuso il girone d’andata con un marcato sapore acidulo tra i denti digrignati dalla rabbia. Il giudizio sulla squadra vista nel primo tempo della stagione è da sufficienza stiracchiata, qualche alibi è insindacabile ma ritrovarsi con un anonimo tredicesimo posto al giro di boa guardando le spalle di compagini come Parma, Udinese e Verona non induce certo a stappare champagne.
E’ maledettamente complicato riuscire ad assorbire il verdetto emesso dallo stadio Olimpico di Torino; i rossoblu non sono riusciti a recuperare lo svantaggio iniziale al cospetto di una squadra incerottata e stremata dalla maratona infrasettimanale di Coppa Italia, rifugiatasi in una strenua difesa e nel segno della croce. Nessun castigo, la sfilza di errori commessa dai granata (una manna quasi mai vista) è rimasta incredibilmente impunita.
Insolito protagonista in negativo è stato Rodrigo Palacio, ovvero colui che settimanalmente si conferma una certezza a dispetto della carta d’identità, un esempio di sapienza ed essenzialità che tutti vorrebbero ammirare nella propria squadra; nel capoluogo piemontese, purtroppo, ha però preso a pedate il secchio del latte fallendo un paio di occasioni quasi irreali per quanto potessero essere propizie ed innescando un inopportuno travaso di bile in tutti i supporter rossoblu. Se fallisce anche El Trenza allora il giorno è generalmente infausto, nonostante si siano visti i primi vagiti in maglia rossoblu per la stellina Dominguez….se il buongiorno si vede dal mattino allora il futuro sarà radioso e soleggiato. Benvenuto Nico.
Le gare contro Fiorentina e Torino avrebbero dovuto sottoscrivere il salto di qualità ma la missione non è andata a buon fine, il Bologna è un moderno Icaro che non appena riesce a spingersi in alto ricade rovinosamente con le ali sciolte dal sole. L’ultimo match dell’Olimpico ha enfatizzato i pregi e i difetti della truppa di Mihajlovic: spirito guerriero, votazione ad offendere e bancali di palle gol create ma anche friabilità difensiva e penuria di concretezza in zona gol. I 23 punti attuali profumano di agrodolce, la zona europea è lontana ma ancora visibile all’orizzonte ed il tecnico serbo agognerebbe tentare l’impresa già nell’imminente girone di ritorno se i suoi desideri di un bomber di razza ed un difensore con la “D” maiuscola venissero esauditi; tali aspirazioni cozzano però con la necessità/volontà societaria di arruolare rinforzi iscrivendo tra 2 anni le partite a debito, ragione per le quali l’area tecnica avevano individuato in Barrow ed Ibanez i profili giusti in linea con le esigenze di bilancio (prestiti biennali con obbligo di riscatto). Sabatini con grande lucidità ha ammesso che “…loro però sono integrazioni, non veri e propri rinforzi…”, pertanto il buon Miha dovrà accontentarsi di un giovane di belle speranze pagato a peso d’oro (Barrow) e neppure di un difensore (almeno al momento) in quanto Ibanez sembra aver imboccato la via di Roma allettato da un ingaggio raddoppiato. Il navigato sor Walter ha anche preannunciato che “…a luglio daremo altre soddisfazioni ai bolognesi…” e sono parole che riempiono di gioia i cuori dei tifosi ma che pongono anche un interrogativo: perché non tentare già da subito considerando la stagione impantanata di Napoli, Milan, Fiorentina e Sampdoria? Perché non anticipare l’acquisto di un difensore di spessore che manca come l’aria ad una difesa che incassa reti ogni domenica? E’ un autentico enigma analizzare il momento rossoblu trovando un punto d’intesa tra cuore e testa, tra oggettività ed ottimismo; ci sono animi che condividono a prescindere l’operato di Saputo-Sabatini confortati dall’immenso senso di gratitudine nei confronti del magnate canadese ed altri che altrettanto facilmente denigrano la politica di “un passo alla volta” ritenendo eccessivamente piccoli tali passi. Non esistono opinioni sbagliate in uno sport governato dalla passione e dai sentimenti, la sentenza più realistica ed inappellabile sarà come sempre restituita da colui che proferisce sempre la sacrosanta verità: il terreno di gioco.
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