Bologna FC
Il Grillo pensante – Dejà – vu – 13 nov
Il delitto perfetto di Salah nella notte romana si porta via un terzo di campionato, lasciando i tifosi bolognesi in una sottile confusione tra la voglia di gonfiare il petto e l’insoddisfazione di chi pregustava un lauto pranzo ma si ritrova in bocca un sapore più scialbo del previsto; è un deja-vu che ci riporta alle ore 23:01 del 31 Agosto quando la complessa partita del calciomercato, giocata nella prima parte come un fine stratega dal pacato Bigon, sembrava mancare proprio sul finale della mossa da scacco matto, attesa da tutti come la giocata vincente che avrebbe coronato una campagna ben studiata. Anche allora le sensazioni erano contrastanti, l’addio disgraziato di Diawara sembrava ben tamponato da Dzemaili e Nagy, altri borbottavano per la cessione a sorpresa di Rossettini ma lo sbarco del capitano della nazionale greca Torosidis ed il mantenimento di quasi l’intero blocco difensivo (coriaceo e affidabile) mediavano gli accenni di ansia anche dei più zelanti; più cupi gli umori sull’operato nel reparto offensivo: in molti sbandieravano rimpianto e disapprovazione per aver guardato inermi sulla sponda del fiume il Giaccherini nazionale che scorreva verso sud, impoverendo il già sterile attacco rossoblu (il peggiore della serie A) di 7 reti e dell’unica pedina che trasmetteva pericolosità costante nella trequarti avversaria. L’arruolamento di Krejci, Verdi e Di Francesco, giovanotti talentuosi ma con pedigree che portavano in dote poche reti in un reparto che sparava soprattutto a salve, apparivano soltanto come un companatico gustoso, deliziose ciliegine su una torta inaridita in sostanza e concretezza. Ma tutti, anche i più scettici, attendevano il gran colpo di teatro sui titoli di coda, quel finale a sensazione non unicamente bramato nei più intimi desideri dei tifosi ma anche alimentato da dichiarazioni più o meno rassicuranti dello stato maggiore rossoblu; purtroppo il copione non prevedeva lieto fine, l’illusione di Alessio Cerci come ennesima araba fenice all’ombra delle Due Torri si dissolveva come le speranze di un’intera città che restava incollata allo schermo col fiato sospeso e, soltanto a fine pellicola con lo schermo nero e inespressivo, riprende contatto con una realtà meno appagante di quanto già si assaporava.
Fortunatamente il Dall’Ara, più generoso del campionato scorso, rasserena gli animi: l’esordio vittorioso col Crotone (con tanto di tabu Saputo sfatato) viene bissato dai successi casalinghi contro Cagliari e Sampdoria, intervallati dalla sfortunata esterna sotto il Vesuvio. Ed è in questo trittico casalingo che tutti i bolognesi prendono coscienza del jolly smazzato in estate da Bigon e di un senso di gratitudine crescente nei confronti di Adriano Galliani che ha proposto al suo pari ruolo rossoblu un affare che già paga dividendi consistenti: Simone Verdi. In poche partite soppianta il ricordo anche dei più nostalgici giaccheriniani con prestazioni a tinte forti, culminate nell’abbacinante gesto che in anticipo del turno infrasettimanale fa impazzire il Dall’Ara: Viviano è pietrificato, i tifosi strabuzzano gli occhi, Bologna abbraccia il suo nuovo idolo. Altri nuovi arrivati si fanno apprezzare (Dzemaili, Nagy, Krejci), ma è un italiano in un campionato sempre più povero di italiani talentuosi ad infiammare gli animi. Le note liete però purtroppo vanno scemando, tant’è che il Bologna, dopo aver piazzato 10 punti nelle prime 6 partite, smarrisce la via della vittoria e colleziona 3 miseri pareggi ed altrettante sconfitte nelle partite successive, con epicentro delle scosse telluriche in un altro anticipo (quello con la Fiorentina) in cui Verdi abbandona mestamente il campo in barella con una caviglia malandata che lo terrà lontano dai campi fino a Gennaio. Ma come si sa quando piove poi grandina, ed in questa serie funesta c’è posto anche per i black-out mentali di capitan Gastaldello che colleziona 2 espulsioni delittuose, per altri infortuni a ripetizione, per la scarsa vena di alcuni giocatori e per una tutt’altro trascurabile collezione di decisioni arbitrali avverse; scenari tempestosi che però fanno da cornice ad un Bologna che raccoglie meno di quanto in effetti semina, che finisce spesso le partite con più complimenti che punti. Da qui riprendiamo da dove eravamo partiti: si ha la sensazione che le potenzialità siano grandi, che si potrebbe volare più alti di adesso ma non si riesca a spiegare le ali per spiccare davvero il volo…c’è sicuramente da guardarsi in casa perché molti difetti sono da correggere, e confido che lavorando su se stessi anche il cielo si rasserenerà…e volare più in alto sarà la logica conseguenza.
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