Bologna FC
IL GRILLO PENSANTE – Scelte per un futuro migliore
Finalmente si intravede lo striscione del traguardo, al termine di una stagione che chiude un triennio i cui numeri certificano inequivocabilmente la consolidata capacità di mantenere la categoria ma anche (con altrettanta chiarezza) la latitanza di qualsivoglia crescita tecnica. Il malcoltento galoppante è deflagrato al termine dell’ultima apparizione casalinga di questo campionato, congedo che avrebbe dovuto distinguersi con connotati ben diversi dalla capitolazione interna numero 9 (eguagliato il record di sconfitte interne dell’era Scoglio) al cospetto di un Chievo capace di realizzare due reti di prima classe ma apparso non certo trascendentale; se ad Udine il Bologna avrà l’amor proprio di sferrare un colpo di coda da 3 punti eguaglierà un bottino (quota 42) che ci riporta a riavvolgere il nastro fino al termine del campionato di 2 anni fa, in caso contrario verrà scritto in contabilità che il fatturato di punti risulta in decrescita costante dal ritorno nella massima serie. In questo desolante scenario si potrebbe pensare che i dividendi possano venire incassati almeno dal settore giovanile ma, considerando che la Primavera rossoblu (ovvero il serbatoio più immediato da cui si dovrebbe poter attingere per rinvigorire la prima squadra) è appena retrocessa al livello inferiore, il quadro complessivo desta non poche perplessità.
La contestazione civile ma decisa esplosa al triplice fischio, quindi, è la somma di tante continue delusioni a cui si aggiunge una claustrofobica incapacità di intravedere una via di fuga, aggravata ulteriormente dalle stucchevoli dichiarazioni di Riccardo Bigon nel post-gara; ostentare tranquillità e paventare la sola necessità di pochi ritocchi alla rosa attuale è quantomeno indisponente per una tifoseria che si presenta in quasi 23.000 unità in un Dall’Ara bersagliato dal sole battente di metà Maggio per assistere ad uno spettacolo poco decoroso come quello offerto dalla squadra di Donadoni. I tifosi rossoblu si aspetterebbero ben altre prese di posizione, e restano comprensibilmente spiazzati da continue iniezioni di camomilla contemplando un’emorragia di sconfitte e prestazioni inadeguate che sembra poter essere tamponate soltanto dalla conclusione del campionato.
Una volta archiviata la pratica Udinese il primo, reale spartiacque che indirizzerà l’imbarcazione bolognese verso il prossimo torneo risiede nella permanenza o meno di Simone Verdi, ovvero del solo giocatore in possesso delle carte buone per spostare gli equilibri in una compagine come quella rossoblu; dopo il gran rifiuto invernale al Napoli (che, col senno di poi, induce a sospirare per lo scampato pericolo di un Bologna invischiato nella melma salvezza) e le parole di amore incondizionato verso squadra e città costringono la dirigenza all’angolo con una bella patata bollente tra le mani. Cedere Verdi significherebbe incassare un cospicuo gruzzolo per autofinanziare il mercato in entrata ma anche sbandierare con veemenza che, a prescindere dai fiorenti bilanci del padrone, non c’è trippa per gatti; viceversa, blindando il giocatore, si darebbe un segnale di rinnovata forza societaria con la prospettiva di costruire una squadra finalmente più competitiva ma finanziata da un qualche tesoretto donato dalla Divina Provvidenza. Se la necessità di risollevare il moribondo entusiasmo di una piazza prevarrà nelle strategie societarie allora ci si attende man forte da alcuni giocatori che possano effettivamente elevare lo spessore della squadra, magari interpreti di valore relegati a ruoli di comprimari in clubs di fascia superiore; la fortunata esperienza di Andrea Poli insegna, ovvero dell’unico giocatore acquisito l’estate scorsa ad aver portato un contributo realmente importante alla causa. Nel bilancio complessivo si può ritenere un buon innesto anche quello di Rodrigo Palacio (coincidenza che anche lui provenga da una squadra che lotta per le prime posizioni?), ma è evidente che per una questione anagrafica l’operazione Poli sia quella meritevole di lode, tanto che difficilmente sarà possibile ripeterne una simile a costo zero. Ed è per questo che sarebbe forse saggio convogliare almeno parzialmente un po’ di risorse su identikit di questo tipo, ci sono parecchi indiziati da valutare che presumibilmente abbraccerebbero Bologna con l’esaltazione di un ruolo da protagonista in un ambiente come pochi in Italia.
Non si può certo dimenticare anche il nodo allenatore, ovvero dell’altra spinosa matassa da sbrogliare; sul destino di Donadoni ogni giorno spirano venti favorevoli e contrari, si attende l’arrivo in Italia di Saputo per capire se sarà divorzio o meno.
I prossimi mesi si annunciano quindi particolarmente ricchi di spunti, non ci resta che sedersi e godersi lo spettacolo vorticoso del calciomercato estivo, dimensione capace di trasformare i sogni degli appassionati in speranze tangibili da gustarsi nel campionato successivo.
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