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IL GRILLO PENSANTE – Scelte tecniche e scelte morali

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Sinisa Mihajlovic non è più l’allenatore del Bologna. Pronunciarlo ad voce alta risuona un po’ malinconico, nostalgico, è prendere coscienza della scissione di un binomio che sembrava acquisito ed indissolubile per l’intensità emotiva di quanto vissuto, come il ricordo di una storia intrisa di passione per la quale si desiderava un epilogo meno amaro.

Il rapporto tra Mihajlovic e la città felsinea valicherà per sempre i confini meramente sportivi, il dramma della malattia annunciata con la conferenza stampa shock del 13 Luglio 2019 ha cambiato profondamente l’anima dell’ex-sergente di ferro che si è scoperto vulnerabile ma mai solo; i bolognesi sono persone esigenti che però non lesinano sostegno ed affetto, soprattutto a chi è di famiglia, hanno abbracciato con calore il proprio allenatore e lo hanno cullato durante tutto il decorso, la guarigione e la nuova sciagurata ricaduta di questa estate.

 

Il mondo del calcio non è però paese per sentimentali e, ad onor del vero, non sarebbe neppure stato rispettoso nei confronti di una persona retta ed integra come Sinisa valutare il suo lavoro con il condizionamento della malattia (peraltro come da lui pubblicamente auspicato); una squadra di calcio professionistica è obbligata a fare valutazioni nel modo più oggettivo possibile e, soppesando i risultati prodotti dalla squadra dal girone di ritorno dello scorso campionato, i numeri sono piuttosto desolanti: 4 vittorie nelle ultime 24 partite con soltanto 22 punti raccolti su 72 disponibili, 22 reti fatte e 32 subite. Sono questi i motivi che hanno fatto maturare nello stato maggiore rossoblu la decisione di imboccare una strada diversa dopo il deludente pareggio di La Spezia. La società è colpevole di mille delitti sul piano sportivo da quando ha riconquistato la Serie A ma non merita alcuna gogna per una decisione che può essere criticabile soltanto sul piano puramente tecnico e non umano; anzi, con l’avvento di Sartori era presumibile che il nuovo direttore sportivo volesse insediare fin da subito un allenatore di sua scelta e plasmare una rosa con la sua impronta, quindi, dal punto di vista strategico, l’esonero si è rivelato addirittura tardivo in quanto non è stato possibile centrare nè uno nè l’altro obiettivo.

Qualsiasi altra tipologia di critica stride come unghie sulla lavagna e Claudio Fenucci questa volta è sacrosanto nel dichiarare che la dirigenza bolognese non può ricevere lezioni morali da nessuno, nei mesi più drammatici l’allenatore è stato supportato e protetto ben oltre i freddi doveri professionali vergati sui contratti. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.

 

Diverso il discorso nella scelta del nuovo allenatore, anche in questa delicata occasione è sembrata una scenetta priva di canovaccio, improvvisata, dove la prima scelta (De Zerbi) battezzata dallo stato maggiore ha gentilmente declinato l’offerta barricandosi dietro giustificazioni etiche per il trattamento riservato a tecnico esonerato; la motivazione sembrerebbe di rimbalzo poco rispettosa delle condizioni dello stesso Mihajlovic, oltre ad insinuare il sospetto che l’ex-Shakhtar i dubbi maggiori potesse averli nei confronti della squadra chiamato ad allenare. Così, per un paio di giorni, Sartori e Di Vaio si sono adoperati per trovare un tecnico navigato e di spessore (Ranieri) ma, ricevendo una seconda porta in faccia, hanno ripiegato su un giovane emergente con meno di 50 gare in Serie A lottate per evitare la retrocessione. Thiago Motta sarà il nuovo tecnico del Bologna, sotto le Due Torri ormai da anni si è abituati a sperare di azzeccare scommesse…questa è senza dubbio una di quelle da non sbagliare. Assolutamente. Buona fortuna Thiago. E Buona fortuna

Sinisa, Bologna sarà sempre casa tua.

 

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