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IL GRILLO PENSANTE – Si attende solo il triplice fischio

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La capitolazione interna contro il Genoa, nel turno infrasettimanale, è stata la solita partita di fine stagione colma dei consueti difetti che accompagnano la truppa di Mihajlovic da oltre 2 anni. Il Bologna avrebbe anche articolato alcune trame apprezzabili ma ogni velleità si è infranta sul muro eretto da un Grifone che, sebbene avesse più motivazioni dovendo ancora conquistarsi la permanenza in serie A, ha sbancato il Dall’Ara senza neppure dover sudare troppo; è bastata organizzazione, temperamento e tanta più malizia dei padroni di casa per centrare una salvezza a cui gli stessi felsinei hanno generosamente contribuito con 6 punti tra andata e ritorno. Mica bruscolini.

 

La supremazia sterile (67% di possesso palla, 12-4 i calci d’angolo, 22-11 tiri) è il vestito di tutti i giorni a cui i rossoblu sono più affezionati, ogni qualvolta che una situazione assume i connotati di una potenziale mazzata per gli avversari tutto muta immediatamente in una stucchevole carezza da dozzinale soap opera sudamericana. E’ il manifesto della stagione: quasi sempre si incassa e poi si fatica tremendamente a capitalizzare, una condanna non ancora scontata che ha prodotto risultati poco gratificanti: salvezza matematica a sole 2 giornate dal termine (nonostante la sconfitta), 59 reti subite in 36 giornate (soltanto le ultime 5 della classifica hanno uno score peggiore) e 6 punti in meno dello scorso campionato. Peraltro chiudere il discorso con la zona retrocessione è l’ultimo obiettivo al ribasso in ordine temporale dopo che quelli precedentemente dichiarati sono stati via via demoliti per l’impossibilità di raggiungerli; dall’originaria aspirazione di lottare per l’Europa League il mirino è stato corretto prima verso “obiettivo 52 punti”, poi in direzione di “record di punti in Serie A dell’era Saputo” ed infine verso l’ulteriore downgrade “miglioramento rispetto alla stagione scorsa”. Bersagli mancati che hanno fatto ripiegare sul sempreverde “salvezza tranquilla”. Chi sia accontenta gode, ma forse Ligabue non aveva tutti i torti nel cantare “così così” considerando il senso di malcelata frustrazione che aleggia in città.

 

Si attende quindi che questa trascinata apatia finisca al più presto, in una settimana verranno affrontate Verona e Juventus e poi l’ultimo triplice fischio abbasserà la saracinesca su una stagione avara di soddisfazioni e in linea con le precedenti 5 sotto il profilo dei numeri espressi. Ma aprirà anche le danze del Calciomercato.

Walter Sabatini in settimana ha nuovamente rassicurato che la rosa non verrà mutilata in quanto “nessuno vorrebbe macchiare un quadro di Caravaggio”, affermazione al limite della blasfemia che ha turbato ulteriormente gli umori dei tifosi increduli che la truppa di Mihajlovic possa realisticamente venire percepita come un’opera di tale levatura; è vero che ogni scarrafone è bell’a mamma soja e quindi si può presumere che il Direttore Tecnico intraveda un potenziale sconfinato nella sua creatura ma, per restare con i piedi ben piantati per terra, più di un promettente schizzo del celeberrimo pittore non può valere. Almeno al momento, in futuro si vedrà.

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