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Bologna FC

IL GRILLO PENSANTE – Tanta spesa (ma neanche troppa), poca resa

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Ormai è certo come la morte e le tasse, a Bologna l’opinione pubblica è fratturata in 2 parti dalla visione diametralmente opposta e i cui contenuti sono ben sintetizzati negli striscioni apparsi sui cancelli di Casteldebole dopo la severa sconfitta contro la Lazio (la settima nelle ultime 9 gare).

Ora basta tutti colpevoli” e “svegliatevi tutti” gli slogan a supporto di chi vede passare gli anni ma non le magre figure, “città ingrata con la memoria corta” il motto di chi non ha esaurito la riconoscenza nei confronti dell’attuale proprietà. Non è dato sapere chi siano i ghelfi e chi i ghibellini ma con marzulliana inclinazione la domanda nasce spontanea: l’impegno economico proveniente dal Canada è stato realmente così massiccio in relazione agli obiettivi?

 

Un prezioso aiuto per rispondere ad una domanda tanto cruciale proviene da uno studio condotto recentemente dal Cies Football Observatory che, incrociando tutti i dati ufficiali e non, ha stilato le entrate/uscite delle operazioni di mercato condotte negli ultimi 10 anni nei massimi campionati europei. Dall’estate 2012 il Bologna registra un saldo negativo di 85 milioni posizionandosi al sesto posto nella classifica dei meno virtuosi alle spalle di Juventus (-561), Milan (-432), Inter (-385), Napoli (-228) e Roma (-128), ovvero subito dietro alle corazzate che si trovano abitualmente a sgomitare per le posizioni di vertice; alle spalle dei rossoblu si piazza la Lazio che sfoggia un passivo di 57 milioni ma che nell’ultimo decennio ha centrato le coppe europee in ben 7 occasioni (di cui 2 Champions League).

La prima lancia che potrebbe venire spontaneo spezzare a favore dei direttori sportivi rossoblu è puntualizzare che, a differenza degli altri club, il Bologna ha dovuto affrontare una dispendiosa risalita dalla Serie B nell’estate 2014 ma a polverizzare quest’alibi ci pensa la Sampdoria che proprio 10 anni fa è ascesa dalla cadetteria, vanta un invidiabile saldo di +71 milioni e in ben 5 occasioni ha conquistato la parte sinistra della classifica a fine campionato. Destino simile è toccato al Sassuolo che ha agguantato la Serie A l’anno successivo e da allora ha conquistato 3 piazzamenti tra le prime 10 (la prima nel 2015/16 è valsa la qualificazione in Europa League) con le casse che si sono ingrossate di 22 milioni, oppure all’Hellas Verona che ha terminato nella parte sinistra di classifica per 3 volte nel medesimo periodo ed in altrettante circostanze è stato promosso nella massima serie pregiandosi comunque di un +54 milioni di sbilancio. Altre realtà di classe medio-bassa come Udinese, Genoa, Empoli e Fiorentina hanno reso felici i tesorieri con saldi attivi rispettivamente di 172, 200, 100 ed 88 milioni, mentre l’Atalanta è la sola mosca bianca capace di eccellere sia in risultati sportivi che ricchezza (+162).

In seconda battuta, considerando tali dati, risulterebbe logico pensare che il Bologna abbia sperperato molto più denaro rispetto alle altre squadre borghesi e, di conseguenza, sarebbe implicito dedurre che dai forzieri canadesi siano stati spediti ingenti bonifici destinati al calciomercato. In realtà, sebbene in senso assoluto i 241 milioni spesi possano sembrare una cifra astronomica, si tratta di un gruzzolo che non crea alcun scalpore tra i 482 della Fiorentina, i 352 della Sampdoria, i 321 del Torino, i 316 del Sassuolo, i 265 del Genoa e i 244 dell’Udinese; escludendo compagini che rimbalzano frequentemente tra A e B (Empoli) e chi visita la massima serie di rado (Spezia, Venezia, Salernitana), soltanto il Cagliari (207) ed il Verona (121) hanno investito meno dei felsinei.

 

Joey Saputo & C. è quindi da apprezzare e sostenere per aver afferrato una società in ginocchio ed averla dotata di un prezioso parco giocatori di proprietà, un centro sportivo all’avanguardia e di una dignità che un paio di lustri fa sembrava drammaticamente smarrita; la riconoscenza non può però avere credito infinito e pertanto, con la giusta dose di obiettività e buon senso, è opportuno riconoscere che la persistenza di deludenti risultati sportivi riflettono investimenti contenuti e non sempre veicolati in modo produttivo. Gli anni passano ma la svolta tarda ad arrivare, i bilanci piangono, la squadra resta ancorata nella terra di nessuno ed ogni principio di impennata finisce in una rovinosa caduta trasformando i finali di stagione in pellicole più insulse di alcuni film coreani; proprio ciò che sta per accadere nuovamente, gli scontri con Spezia e Salernitana diranno se il finale potrà finalmente essere diverso.

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