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IL GRILLO PENSANTE – Verdi di passione

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L’indigesta grappa friulana sulla soglia di San Silvestro e una spietata Befana in maglia granata avevano guastato, a cavallo dell’avvicendamento d’anno, un favorevole clima proiettato verso un campionato più avvincente di quelli recentemente vissuti. Soprattutto l’inerme disfatta al cospetto del Toro aveva acceso un macroscopico occhio di bue su mister Donadoni, colpevole per una fetta sempre maggiore della tifoseria di non possedere le credenziali giuste per rendere realmente affamata la squadra bolognese; in conseguenza di questa mutazione umorale il nuovo periodo vacanziero concesso alla Serie A nella stagione governata dal Generale Inverno sarebbe dovuto essere una fermata prolungata ai box per ricaricare le batterie e svelenire le tensioni…in realtà, invece dell’interruzione di tutte le trasmissioni, è stata proiettata un’assillante soap opera a reti unificate sul corteggiamento del Napoli a Simone Verdi.

Le prime avvisaglie dell’interessamento partenopeo non avevano destato eccessivi allarmismi in quanto sia Fenucci che Bigon avevano prontamente reagito garantendo la permanenza della stellina rossoblu perlomeno fino a Giugno; in realtà, col passare dei giorni, le voci si sono moltiplicate trasformandosi in un vero e proprio coro inneggiante un trasferimento che solamente il veto del giocatore avrebbe potuto impedire. I tifosi bolognesi restavano sospesi tra l’incredulità di vedere sconfessate tanto tempestivamente le dichiarazioni dello stato maggiore rossoblu e lo sgomento di perdere l’astro più luminoso al cospetto di offerte che, secondo le cifre snocciolate sulla carta stampata, apparivano tutt’altro che irrinunciabili. Numeri e tempistiche stridevano come graffi sulla lavagna. Il rientro in Italia del giocatore, beatamente riscaldato dal sole di scenari esotici, sarebbe stato l’unico elemento in grado di dipanare una matassa piuttosto ingarbugliata.

E Simone è tornato. E con un colpo pirotecnico ha scelto ancora Bologna. Come un moderno Atlante ha sopportato il tonnellaggio di una pressione mediatica opprimente, rinunciando coraggiosamente alle banconote sventolategli sotto il naso da De Laurentiis e voltando le spalle alla capolista del campionato. E’ rimasto fedele alla sua convinzione di ritrovarsi, dopo una carriera singhiozzante, nell’habitat ideale dove poter sprigionare il meglio di sé, ispirato dall’affetto dei suoi tifosi desiderosi di vederlo ancora sfrecciare sul prato del Dall’Ara e dal vicino amore della fidanzata bolognese. Candidamente ha confessato che in un calcio senza più bandiere si è sentito in obbligo di continuare col Bologna; forse non sarà una bandiera, ma la pasta morale è lontana anni luce da quella di un Diawara qualsiasi.

C’è chi azzarda nel dire che non ha avuto il coraggio di mettersi in gioco ad un livello superiore, di aver ripiegato per paura di smarrirsi senza il confortevole piedistallo di un posto da titolare; in realtà ci vuole un cuor di leone gigantesco per scegliere un Bologna in costruzione anzichè un Napoli sparato ai mille all’ora verso la volata scudetto. Ha scommesso unicamente su di sé urlando compostamente, in modo anticonvenzionale, che non è una meteora bisognosa di afferrare immediatamente la prima offerta allettante caduta dal cielo, ha scritto metaforicamente a carattere cubitali “non sono un fuoco di paglia, se non prendo questo treno non è perché lo perdo ma perché sono io a decidere di non prenderlo”. Cedere adesso un ragazzo di tale spessore umano, oltre che tecnico, sarebbe stato un rimorso col quale dover fare inevitabilmente i conti in futuro.

Così, con un imprevedibile e passionale lieto fine a tinte rossoblu, il Bologna riprenderà il discorso tra le mura amiche contro il fanalino di coda Benevento, il cui encefalogramma ha restituito di recente impulsi vitali dopo che sembrava destinato a rimanere irrimediabilmente piatto sotto una saga interminabile di sconfitte. Il Bologna potrà contare sul ritorno alla base di Blerim Dzemaili, valoroso innesto passato in sordina a causa del caos degli ultimi giorni; se lo svizzero parte seconda assomiglierà a quello in prima visione già contemplato in Emilia allora Donadoni si ritroverà con un nuovo carico da undici da aggiungere al proprio mazzo. A ribaltare definitivamente (per l’ennesima volta) gli umori della piazza ha provveduto l’amministratore delegato Fenucci flirtando pubblicamente con l’ammiccante Manolo Gabbiadini nell’auspicio di potersi nuovamente riabbracciare qualche puntata più avanti.

Quindi, dopo un mese turbolento vissuto sulle montagne russe in un turbinìo di emozioni contrastanti, la coda recente ha fortunatamente regalato un sapore dolce che resta vivido in bocca soprattutto per merito della scelta passionale di Simone Verdi; il calcio, come il mondo in generale, è cinicamente dominato da interessi e profitti ma, quando si manifestano vene romantiche come questa, a tutti viene ricordato, nel modo più semplice e inequivocabile possibile, l’unico vero motivo per il quale siamo tutti così innamorati del gioco del calcio.

 

 

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