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Il mio Bologna del 1980/1981

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SINE QUA NON. Siamo qua noi – Il mio Bologna del 1980/1981.

Con molto piacere devo constatare che molti lettori leggono la rubrica “SINE QUA NON. Siamo qua noi” con interesse e partecipazione. Alcune volte qualche lettore mi segnala delle imprecisioni negli articoli. La cosa non mi indispettisce, anzi mi rallegra. Vuol dire che le poche cose che scrivo sono lette con attenzione. Allora, ho pensato di alzare moderatamente il livello dei miei articoli buttandomi sul filosofico.

Il filosofo eleatico Parmenide sosteneva che “solo l’essere è in quanto essere, mentre il non essere non è in quanto non essere”. Il significato principale di questa massima è che l’Essere è sempre uguale a se stesso! Parmenide contraddiceva l’interpretazione dell’Essere del greco Eraclito, il quale sosteneva che panta rei, tutto scorre, tutto cambia.

Applichiamo allora questi spiccioli di filosofia alla storia del Bologna. Seguendo il pensiero di Parmenide dovremmo dire che il Bologna è sempre stato uguale a se stesso. Che abbia vinto Scudetti, trofei internazionali, Coppe Italia, che abbia subito retrocessioni, fallimenti, il Bologna è sempre il Bologna.

Questa interpretazione filosofica della storia del Bologna porterebbe anche a pensare che i tifosi degli anni ’20, quelli del primo scudetto, quelli che andavano a seguire i rossoblù allo Sterlino, indossando le bretelle sotto il panciotto, siano gli stessi di quelli che seguirono il Bologna dell’ultimo scudetto, affollando via Andrea Costa con abiti colorati tipici degli anni ’60. Così come quelli che negli anni ’80, vestiti con jeans e camice larghe, vissero mestamente le prime retrocessioni. E anche quelli che oggi restano fuori dallo Stadio, senza poter entrare perché le porte sono chiuse per il Covid, sono sempre gli stessi.

Che bella immagine pensare che il tifoso bolognese, che ogni domenica dal 1909 si veste di rossoblù per andare a vedere il Bologna, sia sempre lo stesso. Che giochi Schiavio, Reguzzoni, Pascutti, Bulgarelli, Pecci, Savoldi, Mancini, Baggio, Signori, Kolyvanov o Orsolini non conta molto, perché è sempre l’Essere Bolognese che gioca e guarda le partite, che abbiamo capito è sempre lo stesso.

Ma è proprio così? Siamo proprio sicuri che ogni squadra sia uguale all’altra? Sicuramente questa immagine è molto bella e romantica, ma che ognuno di noi abbia in mente un Bologna in particolare credo sia fuor di dubbio. Il mio, lo confesso, è quello del 1980/1981. Lo Stadio si chiamava ancora Stadio Comunale, il portiere era Giuseppe Zinetti, lo straniero era il brasiliano Eneas e la squadra cominciò il Campionato con 5 punti di penalizzazione. Quello è il mio Bologna! Quando penso a un capitano mi viene subito in mente Franco Colomba, quando penso a un rigorista penso ad Adelmo Paris e l’allenatore nel mio immaginario è sempre Gigi Radice. Che dire poi dello stopper Klaus Bachlechner, il cui cognome ho imparato a scrivere ma non a pronunciare?

Quello fu il mio primo Bologna. L’ho già raccontato diverse volte nella mia precedente rubrica sulla storia del Napoli [1, 2]. Come vedete anche nell’altra rubrica avevo l’abitudine di parlare di calcio parlando soprattutto di me stesso. Lo ripeto molto brevemente: fino alla mattina del 5 ottobre del 1980 ero stato un tifoso della Juventus. Avevo nove anni, a scuola avevo imparato a coniugare i verbi a memoria, a memoria avevo imparato le tabelline, e a memoria avevo imparato la formazione della Juventus (Zoff, Cuccureddu, Cabrini, Furino, Gentile, Scirea, Causio, Tardelli, Bettega, Brady, Fanna). Nel pomeriggio del 5 ottobre, però, si affrontarono, al Comunale di Torino, Juventus e Bologna e il Bologna vinse 1 – 0 con un rigore nel finale realizzato da Paris. Da quel pomeriggio fui folgorato dalle maglie del Bologna (che a dire il vero vedevo ancora in bianco e nero alla televisione). Ero certo che se la Juventus era forte e il Bologna era stato capace di vincere a Torino, voleva dire che il Bologna era più forte della Juventus… vabbè… avevo 9 anni!

Dal 1980/1981 la Juventus ha vinto 18 Scudetti, il Bologna, invece… ci ha regalato tante emozioni.

In quel Campionato comunque il Bologna ottenne 29 punti, senza i 5 punti di penalizzazione ne avrebbe fatti 34, terminando a ridosso della qualificazione della zona Uefa (allora le vittorie valevano 2 punti e si disputavano solo 30 partite perché le squadre erano solo 16).

Anche in Coppa Italia quel Bologna fece molto bene, si fermò infatti in semifinale con il Torino. All’andata a Bologna la partita fini 2 – 2. Nella gara di ritorno a due minuti dalla fine il Bologna vinceva 2 -1, grazie ai gol di Eneas e di Benedetti. Poi, il Torino trovò il pareggio con un rigore di D’Amico, portando la gara ai supplementari. Alla fine prevalse il Torino 3 – 2 con un gol di Graziani. La Coppa Italia, però, sarebbe stata vinta dalla Roma nella finale di ritorno ai calci di rigore.

Dal 1980/1981 molti grandi giocatori hanno vestito la maglia del Bologna e tanti l’avevano vestita in passato. Però, come diceva Parmenide: “solo l’essere è in quanto essere, mentre il non essere non è in quanto non essere”. Questo significa che per me la formazione ideale del Bologna resta: Zinetti, Benedetti, Vullo, Paris, Bachlechner, Fabbri, Pileggi, Dossena, Garritano, Eneas, Colomba.

Amedeo Gargiulo

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