Bologna FC
Il nostro orgoglio è rossoblu – Il bomber Mosca – 14 Mar
Largo al factotum: il Bomber Mosca
Quest’anno non può mancare un articolo per bomber Mosca. Aspettando di tornare a fare punti in campo, vediamo un po’ chi i punti li fa fuori dal campo. Davide è arrivato a Bologna nel gennaio 2013, voluto da mister Stefano Pioli, che lo conosceva da quando allenava Piacenza e Chievo. La sua carriera di attaccante ha costantemente oscillato tra alti e bassi, ma ora come ora nessuno si sognerebbe di levargli l’appellativo di “bomber”: d’accordo, non è campione di presenze in campo e nemmeno per numero di reti, ma, mediaticamente parlando, è un re, e molti non-calciofili attualmente conoscono solo lui come giocatore del Bologna, grazie alla crescente fama della sua… barba, oltre che della sua simpatia. Ormai è diventato un’icona. Se infatti i gol in maglia rossoblù per ora fra Serie A e Coppa Italia sono soltanto 3, Davide è comunque uno a cui non piace stare con le mani in mano e, se ce n’è bisogno, si mette pure i guanti da portiere: memorabile la scena della partita Atalanta-Bologna del 27 aprile scorso in cui, a cambi finiti e Curci infortunato, si cala con perfetta nonchalance nel ruolo che sarebbe quello naturalmente opposto al suo. Un ossimoro: un bomber portiere. Largo al factotum, si potrebbe commentare. Questa scena sarebbe diventata anche spunto per la campagna abbonamenti del Bologna di quest’anno, che recitava per l’appunto lo slogan: “Non importa cosa fai. Importa che ci sei.” E Davidone c’è sempre, sui giornali, online, in tv e pure sui taxi che per settimane ho visto passare per la città con sopra la sua effigie. È il nostro uomo-immagine, e dopo tanta gavetta finalmente ha trionfato: ha lanciato una linea di t-shirt, detta legge sullo stile di barba e baffi e mi sa che non lo fermeremo più… il web è impazzito per lui e non si contano più le pagine Facebook create in suo onore o i suoi followers su Twitter. Ci sono veri e propri pellegrinaggi di giovani che vanno a Casteldebole per avere una foto con lui e soprattutto con la sua famigerata barba. Di sicuro, insomma, un self-made man, consapevole del suo irresistibile successo ma che, nonostante questo, è rimasto un compagnone, sempre gioviale e alla mano. In tutto questo, la cosa più bella è che ha usato la popolarità acquisita anche per buone cause, ed è per questo che gli dedico con piacere una pagina di “orgoglio rossoblù”: mi riferisco, ad esempio, alla recente iniziativa #allacciamoli, la campagna dei lacci arcobaleno contro l’omofobia. Il simbolo costituito dai colori arcobaleno per questa causa nacque nel 1978 a San Francisco, e ancora oggi è utilizzato nella difesa dei diritti delle coppie omosessuali. “Omofobia” è un termine che, soprattutto se associato al concetto di sport, non si può sentire: per questo è indispensabile parlarne, per opporre un fermo diniego verso episodi come quelli avvenuti a Sochi durante le Olimpiadi, per dimostrare che i veri sportivi e amanti dello sport sono quelli che non si chiudono nelle mura di una vergognosa meschinità fobica e sanno liberarsi da volgari pregiudizi. Gli insulti per i giocatori che hanno indossato i lacci arcobaleno durante le partite hanno mostrato che c’è ancora una discreta folla di imbecilli in giro: onore quindi a queste iniziative con cui si cerca di far accendere a tutti il cervello, auspicando di alleggerire le tensioni e di rendere più sereno un ambiente in cui le uniche differenze dovrebbero essere costituite dai colori delle maglia, senza vigliacche discriminazioni rivolte contro l’individuo. Sport è anche, e soprattutto, questo. E rispetto per Mosca che ce lo ha ricordato e che non ha esitato a metterci la faccia… ma che dico, la barba!
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