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Il Punto sul Bologna – Aurea Mediocritas

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A sette partite dal termine del campionato, il Bologna si può permettere di tutto: dall’ingresso in campo di Crisetig al primo gol in carriera da professionista di Nagy. La salvezza matematica non è stata raggiunta ma, da qui alla fine, per retrocedere i rossoblù dovrebbero impegnarsi davvero molto per consegnare la stagione 2017/2018 alla catastrofe. Ma dovrebbero impegnarsi molto (e forse perfino di più) anche le squadre che sono ai margini bassi della classifica. Non sembra l’aria, dunque, per spaventarsi né per sollevare problematiche che, al momento, sembrano di lana caprina.
Abbiamo raggiunto quella che gli antichi latini chiamavano mediocritas, ovvero quella posizione distante dagli estremi che rende felice chi la consegue. Certo, l’agonismo che viene richiesto ad una squadra di calcio sembra, per natura, distante da questo concetto. Tanto che quello stesso termine, “mediocrità”, lo vediamo solo nell’accezione negativa e di stampo moderno che diventa quasi sinonimo di ignavia, un astrarsi dalla competizione.
Eppure (e qui risiede il vero contendere), non ci si rende conto che si tratta semplicemente di una tappa fondamentale dello sviluppo, un passaggio che il nostro chairman Saputo definirebbe di consolidamento.
Qualcuno solleva allora il problema delle ambizioni; ci si maschera dietro di loro e si pugna con foga affinché, almeno la squadra per cui si tifa raggiunga le vette che noi, nella nostra esistenza, vediamo troppo distanti da poter conseguire. In parole povere, riversiamo socialmente in una squadra di calcio la nostra insoddisfazione. E chi è coinvolto in quella squadra come professionista diviene bersaglio. Forse qualcuno ha rimosso dalla propria coscienza che anche lo stesso Verdi è stato messo sotto giudizio. Così come Destro. Attualmente è il turno di Donadoni a cui preferiremmo (o abbiamo preferito) allenatori del calibro di Maran o di Oddo. Ma su questo punto, non mi voglio dilungare. I dati sembrano abbastanza palesi da essere facilmente compresi.
Nel frattempo, la Vucciria si scatena: ognuno ha il pesce migliore da vendere sul proprio banco di marmo. Ognuno ha la soluzione adatta: metti questo di là, sposta questo più qui, licenzia quello, assumi quest’altro. E Saputo passa con garbo in mezzo al mercato, sorride e saluta tutti. Ma, soprattutto, fa come gli pare: rinnova Bigon, mantiene Fenucci e Di Vaio al proprio posto e, salvo disastri all’ultimo momento, avrà Donadoni sulla panchina per almeno un altro anno. Perché è troppo buono? No. Quando c’è stato bisogno ha mandato a spendere Tacopina, Corvino, Delio Rossi. Dunque, sta semplicemente mantenendo una linea coerente con se stesso e con i propositi principali.
Questa è la mediocritas! E non riguarda una classifica ma riguarda un approccio di pensiero, un modello di sviluppo: non farsi prendere dal panico in nessuna situazione bensì valutare freddamente il percorso per conseguirlo. Anche Zamparini ha avuto i suoi momenti di fortuna ma l’esuberanza dissennata, alla lunga, non paga mai. E sono convinto che un giorno (forse non troppo lontano) ringrazieremo questa mediocrità di cui oggi ci lagniamo.

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