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Il Punto sul Bologna – Effetto Warhol

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Questo Bologna assomiglia un po’ a uno dei quadri che rese famoso Andy Warhol: quello che raffigurava Marilyn Monroe. Quello che rappresenta in modo diverso la stessa identica foto per più volte. Tutti capiamo che è Marilyn perché l’immagine è unica. Eppure è ripetuta. E ogni volta, pur essendo la stessa identica immagine, non è la stessa identica Marilyn.
E in effetti, abbiamo visto lo stesso identico Bologna (quello disegnato e immaginato dal direttore sportivo Bigon) che si è espresso in modo diverso, di volta in volta. Razionalmente, queste modifiche costanti sono dovute a valori pressoché scientifici: il tempo che il nuovo allenatore Filippo Inzaghi deve avere per assemblare e organizzare; il tempo che ogni singolo giocatore deve avere per assimilare e condividere. E infine (e questo spetta alla dirigenza), il tempo necessario per alimentare l’obiettivo comune. Mettendo insieme tutto questo, quasi quasi mi ritengo soddisfatto, alla giornata di campionato alla quale siamo arrivati. Innanzitutto, per un aspetto specifico che sembra essere comune denominatore di questo nuovo (è inutile che ci giriamo intorno: il cambio di allenatore sancisce un cambio radicale) Bologna. La squadra ha una fotta (diamo il giusto nome alla “garra”) che fa paura: tanto da far pensare al povero Mazzarri che fosse vento, quello c che tagliava l’erba del Dall’Ara. Ma no! Non era così. Quello era il fiato delle belve vestite di rossoblù, magnifiche fiere che hanno appreso alla perfezione il senso che ha del calcio mister Inzaghi. Perché se Inzaghi non avesse avuto il respiro del leone, non avrebbe fatto tutti quei gol che piedi più raffinati dei suoi non hanno la forza nemmeno di immaginarsi.
Ecco. E se ci può essere un fattore benefico per questa squadra, che non ha al momento campioni dal nome risonante, questo è sicuramente l’adeguamento al Pippopensiero. E andare a vincere con la Roma (che non sarà la solita Roma ma è sicuramente più di una spanna sopra a noi), confermare in casa con l’Udinese e riagguantare la claudicante e disperata col Torino, è un chiaro elemento di crescita. Probabilmente non ci porterà laddove il nostro chairman pretendeva quest’estate, ma evita di disperarci (come invece qualcuno era già pronto nel gettarvisi). E magari,  potrebbe anche essere la stagione giusta per toglierci qualche voglino. Voglino, per carità. Ma intanto mangiamo.
Insomma, un unico Bologna e tanti ancora. Che effetto Warhol sia, dunque! Magari, come primo passo, con quel quarto d’ora di celebrità…

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