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Il Punto sul Bologna – Garbatamente

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Ciò che è becero e disgustoso, rimane becero e disgustoso. Pertanto non pubblicizzerò ulteriormente un gesto che ha nella mancanza di intelligenza sociale il chiaro limite dei suoi esecutori. Eliminando questo indegno gesto dalla prospettiva di qualunque essere senziente, colgo lo spunto che il chairman rossoblù ha lanciato rispondendo proprio ai fatti vagamente citati ma che diventano: “occasione per una riflessione approfondita da parte di tutti” affinché il calcio non “diventi il pretesto per dare sfogo agli istinti più beceri, spesso tollerati o persino fomentati – finché la situazione non degenera come in questo caso – da certi commentatori che mai come oggi hanno accesso indiscriminato a una miriade di nuovi media, sempre meno sottoposti a una reale responsabilità editoriale.” Facile essere d’accordo e condividere quanto affermato. Ma, per eliminare un effetto (l’ignobile gesto e “certi commentatori”, ad esempio) è buona norma scovarne la o le cause che a quegli effetti hanno dato innesco. Ribadiamo il concetto, freddamente e con distacco (quale il mio lavoro impone): ogni società o aggregazione umana ha al proprio interno elementi di spicco, sia in negativo che in positivo. Non valutare ciò è screditare la realtà. Spesso, gli elementi di spicco in negativo sono quelli che maggiormente risaltano alla nostra attenzione. Questo perché trovano spazio maggiore tra gli strumenti atti alla libera diffusione di informazioni. Per evitare che siano questi i protagonisti delle nostre informazioni quotidiane, sarebbe d’uopo rafforzare l’attenzione sulle cose positive. Queste ultime, al momento un po’ vacillano. Tanto che lo stesso Saputo è costretto nella sua lettera a “reprimenda” a tornare sugli stessi punti che vengono ripetuti ormai da anni: “Sono arrivato a Bologna quattro anni fa – scrive il nostro chairman – investendo immediatamente più di 50 milioni per salvare e ricostruire il Club. Un lavoro lungo e difficile che abbiamo iniziato e stiamo portando avanti con altri importanti investimenti di capitali.” E di questo, Bologna tutta non ne e Le sarà mai abbastanza grata. Ma la gratitudine non porta necessariamente soddisfazione. Si può essere grati di non retrocedere in B o di avere una società forte e sempre in regola ma, ugualmente, questo non comporta una immediata soddisfazione del pubblico pagante. E allora, si ritorna all’inizio di questa avventura: quando si diceva “sarete orgogliosi”, “torneremo dove il Bologna merita”, “cinquanta punti”, squadra “da sogno”. Questi sono slogan che diventano immediatamente appetibili perché non necessitano di alti studi per essere interpretati. E, soprattutto, perché parlano alla pancia delle persone, come si dice in questi casi. Ma questo gioco della comunicazione è pericoloso se non si è abili a maneggiarlo. Perché quando parli “alla pancia delle persone” crei solo un valore emozionale. E le emozioni provengono dal rettangolo di gioco, dai novanta minuti della partita, dai risultati che la tua squadra consegue. Il tifoso a cui si è scientemente scelto di sollecitare le emozioni, dunque “la pancia”, non è obbligato ad usare la logica dell’economia per sostenere il suo supporto. E, forse, non lo fanno nemmeno i tifosi canadesi che vedono le esuberanti peripezie del Montreal Impact. Se si sceglie un codice di comunicazione (sollecitare le emozioni) non lo si può utilizzare solamente per business, lasciando poi che quelle emozioni vengano disattese. Perché ciò crea disillusione e disincanto nella maggioranza delle persone ma, più pericolosamente, suggestiona la rabbia nell’insaziabile imbecille che vive nascostamente in noi e che non tutti riescono a reprimere. Ancor più, in tempi in cui l’odio e la rabbia sono perfino strumenti di propaganda culturale.
Per ciò, torniamo tutti a più miti consigli. E la chiosa di mister Saputo, “Mi dispiace notare che un programma come questo, che rappresenta a mio parere l’unica via percorribile per un Club come il nostro, venga accolto da un clima di perenne insoddisfazione” avrebbe bisogno di un’ulteriore appendice; perché per riconoscere di essere insoddisfatti bisognerebbe essere stati soddisfatti prima. Per qualcuno, non si tratta neanche di “insoddisfazione”, bensì di “realismo”. Nel frattempo, mentre il nostro amato Bologna crescerà economicamente e si rafforzerà nelle sapienti mani del nostro chairman, speriamo di non retrocedere. Garbatamente, dispiacerebbe.

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